I "layer" (= strati) oltre a essere una suddivisione di elementi su uno schermo, diventano uno strumento concettuale che permette di scomporre, rappresentare e generare nuove forme del mondo costruito:
1. Interpretativo e critico
Il layer agisce come una lente di analisi del mondo costruito. Per esempio, una chiesa medievale, la cui complessità può essere letta attraverso diversi strati: materiali (pietre, affreschi, mosaici), temporali (epoche, restauri, trasformazioni) e funzionali (diversi usi nel tempo). Attraverso i layer, possiamo "vedere" questi elementi distinti e comprenderne le interazioni. Ogni layer diventa quindi un filtro che ci consente di separare e analizzare aspetti specifici (nel caso della chiesa, si può comprendere sia la sua storia architettonica sia la sua evoluzione culturale e simbolica).
2. Rappresentativo
Il layer non è solo uno strumento di analisi, ma un metodo per organizzare e visualizzare il progetto in modo strutturato. Nell’architettura, ogni layer corrisponde a un elemento specifico, come la struttura portante, gli impianti o i dettagli decorativi.
3. Generativo
Il layer diventa uno strumento per costruire un nuovo mondo architettonico, modellato dalla stessa logica del layer. Un esempio celebre è il progetto del Parco de La Villette a Parigi di Bernard Tschumi. In questo progetto, Tschumi suddivide l'area in tre sistemi principali: le "folies" (padiglioni disposti lungo i punti di una griglia), gli spazi aperti, e i percorsi. Ciascuno di questi elementi opera come un layer indipendente, dotato di regole proprie, che insieme danno vita a un paesaggio architettonico unico e stratificato.
L'approccio multilayer all'architettura rappresenta un modo rivoluzionario di concepire il mondo costruito. Attraverso i layer, possiamo non solo rappresentare e interpretare, ma anche creare nuovi spazi che riflettono una visione stratificata e complessa della realtà.