"Ed il paesaggio d'oggi non è solo quello della metropoli contemporanea nelle sue mutazioni nei vari angoli del mondo, ma anche e soprattutto quello che viviamo ogni minuto negli schermi dei nostri computer e nelle nostre protesi tecnologiche. È un paesaggio fatto di salti, un paesaggio di sovrapposizioni, un paesaggio soprattutto di interconnessioni dinamiche tra le informazioni. È il paesaggio della interattività."
Questo passo tratto dall’articolo Il paesaggio mentale del professor Antonino Saggio, riflette una delle trasformazioni più profonde che la tecnologia ha portato nel modo in cui percepiamo il mondo: il passaggio da un paesaggio fisico, ancorato agli spazi materiali, a un paesaggio digitale, intangibile e continuamente in movimento. Si tratta di un paesaggio moderno come un insieme di “salti” e “sovrapposizioni” di informazioni, un luogo dove le interconnessioni dinamiche, tipiche del mondo digitale, prevalgono sulla stabilità dei paesaggi fisici tradizionali. E sono gli schermi dei nostri dispositivi (quelli di un computer, di uno smartphone ecc.) che introducono a un mondo di informazioni in continuo flusso.
"Questi tre elementi del nuovo paesaggio mentale (informazione, interattività, natura) cercano da anni una sintesi in un'opera di architettura."
Il paesaggio mentale descritto nell'articolo si sviluppa attorno all'idea che l’architettura non è solo un oggetto fisico da osservare, ma un’entità vissuta e interpretata attraverso la mente e la percezione delle persone che la attraversano, una visione che integra gli aspetti psicologici e simbolici degli spazi con la loro dimensione fisica, creando un “paesaggio” che non è solo visibile, ma che si costruisce dentro la mente di chi lo vive.
L’idea centrale di questo passaggio è l’interattività. Oggi, infatti, viviamo in un paesaggio non più statico, ma continuamente in evoluzione in risposta alle nostre azioni. Le informazioni non sono più semplicemente consultabili, ma diventano oggetti interattivi, trasformabili, a cui possiamo accedere in modo dinamico. Questo concetto riflette come l’avvento dell’informatica e delle nuove tecnologie abbia cambiato non solo la nostra relazione con lo spazio fisico, ma anche quella con il "paesaggio mentale". Il passaggio a un paesaggio “interattivo” implica una nuova modalità di esperire la realtà, dove la distinzione tra spazio fisico e virtuale si fa sempre più sottile.
Dunque, l’architettura, così come la percepiamo oggi, deve confrontarsi con questa nuova realtà dinamica, le città e gli spazi fisici devono ora integrarsi con i flussi di informazioni che attraversano quotidianamente le vite di tutti.