A Plum Village, ogni volta che si tiene una cerimonia nuziale, l’intera comunità fa festa e dà il suo sostegno alla coppia. Dopo la cerimonia, una volta al mese – la sera del plenilunio – la coppia recita insieme le Cinque Consapevolezze, ricordando che ci sono amici vicini e lontani che sostengono la relazione.
Che la vostra relazione sia sancita o no dalla legge, sarà più solida e duratura se verrà dichiarata in presenza di un Sangha, cioè di amici che vi vogliono bene e che desiderano sostenervi in spirito di comprensione e di affetto. Prima di sposarsi, due persone dovrebbero praticare insieme la presenza mentale; una volta divenuti marito e moglie dovrebbero continuare a praticare le Cinque Consapevolezze come manifestazione della loro pratica della presenza mentale:
1°. Siamo consapevoli che in noi sono presenti tutte le generazioni dei nostri antenati e tutte le generazioni future.
2°. Siamo consapevoli delle aspettative che i nostri antenati, i nostri figli e i figli dei loro figli hanno nei nostri confronti.
3°. Siamo consapevoli che la nostra gioia, la nostra pace, la nostra libertà e la nostra armonia sono la gioia, la pace, la libertà e l’armonia dei nostri antenati, dei nostri figli e dei figli dei nostri figli.
4°. Siamo consapevoli che la comprensione è il reale fondamento dell’amore.
5°. Siamo consapevoli che i rimproveri e i litigi non servono mai a niente e non fanno che creare e aumentare il distacco tra noi; sappiamo che sola la comprensione, la fiducia e l’amore ci possono aiutare a cambiare e a crescere.
Nella prima consapevolezza vediamo noi stessi come un elemento di continuità rispetto ai nostri antenati e di collegamento con le generazioni future. Quando consideriamo le cose sotto questa luce, sappiamo che prendendoci cura del nostro corpo e della nostra coscienza nel presente ci prendiamo cura di tutte le generazioni passate e future.
La seconda consapevolezza ci ricorda che i nostri antenati si aspettano qualcosa da noi, e lo stesso i nostri figli e i figli dei nostri figli. La nostra felicità è la loro felicità; la nostra sofferenza è la loro sofferenza. L’osservazione profonda ci aiuterà a capire cosa si aspettino da noi i nostri figli e i nostri nipoti. Magari non li vediamo ancora in persona, ma essi ci stanno già parlando: desiderano che noi viviamo in modo che quando essi si manifesteranno, la loro non sia un esistenza miserabile. I buddhisti vietnamiti non si considerano individui separati dai loro antenati, ma elementi di una continuità in cui sono rappresentate tutte le generazioni precedenti. Le azioni di una coppia non hanno come unico scopo la soddisfazione dei bisogni spirituali e fisici dei due “sé” individuali, ma anche la realizzazione delle speranze e delle aspettative dei loro antenati e il compito di preparare il terreno alle generazioni future.
La terza consapevolezza ci spiega come la gioia, la pace, la libertà e l’armonia non siano questioni individuali. Dobbiamo vivere in un modo che permetta la liberazione dei nostri antenati presenti in noi, il che significa liberare noi stessi. Se non li liberiamo, noi stessi resteremo legati per tutta la vita e trasmetteremo questi vincoli ai nostri figli e nipoti. Ora è tempo di liberare i nostri genitori e i nostri avi che abbiamo dentro di noi. Possiamo offrire loro pace, gioia, libertà e armonia proprio nel momento in cui offriamo pace, gioia, libertà e armonia a noi stessi, ai nostri figli, ai nostri nipoti. Questo riflette l’insegnamento dell’interessere. Finché i nostri antenati dentro di noi soffrono, non possiamo essere davvero felici. ......................
Anche la quarta consapevolezza è un insegnamento fondamentale del Buddha. Dove c’è comprensione c’è amore. Quando capiamo la sofferenza di una persona, siamo spinti ad aiutarla e liberiamo le energie dell’amore e della compassione. Qualsiasi cosa si faccia in questo spirito sarà nella direzione della felicità e della liberazione della persona che amiamo. A volte, però, distruggiamo la persona amata. Ci comportiamo come quel generale americano che, durante la guerra nel Vietnam, mandò i cacciabombardieri a distruggere la città di Ben Tre sostenendo che “lo faceva per salvarla”. Dobbiamo praticare in modo che ciò che facciamo per gli altri li possa rendere solo felici. L’intenzione di amare non basta: quando due persone non si capiscono, è impossibile che si amino.
Quando ci si sposa si forma un Sangha di due persone, per praticare l’amore: prendersi cura dell’altro, far sbocciare il proprio partner come un fiore, fare della felicità qualcosa di reale. La felicità non è una questione individuale. Dovresti praticare il sorriso almeno una volta al giorno, non solo per te stesso ma anche per lei. Dovresti praticare la meditazione camminata, non solo per lei ma anche per te stesso. Noi tutti siamo collegati a molte alter persone ed esseri: ogni passo, ogni sorriso che facciamo ha un effetto su tutti coloro che ci stanno vicini. La tua felicità è la felicità di tanta gente. ...............
«Attraverso il mio amore per te, desidero esprimere il mio amore per l’intero cosmo, per l’umanità intera e per tutti gli esseri. Vivendo con te, desidero imparare ad amare tutte le persone e tutte le specie. Se il mio amore per te avrà buona riuscita, sarò in grado di amare tutte le persone e tutte le specie sulla terra».
Questo è il messaggio reale dell’amore. Come possiamo fare grandi passi senza prima essere riusciti a fare piccoli passi?
Nel primo anno di matrimonio, o nei primi due o tre anni, il vostro scopo dovrebbe essere proprio questo: realizzare la pace, la felicità e la gioia in questo vostro piccolo Sangha. Nello stesso tempo consideriamo il nostro piccolo Sangha nel contesto di un Sangha allargato: noi stiamo praticando con l’aiuto dei nostri maestri, dei nostri genitori, dei nostri amici e di tutti gli essere viventi del regno animale, vegetale e minerale.
«Attraverso il mio amore per te, esprimo il mio amore per il Sangha allargato. Per questo devo essere capace di amarti, prendermi cura di te e renderti felice».
Ricordati di praticare nel contesto di una comunità: fa’ tutto quello che puoi per portare felicità all’aria, all’acqua, alle rocce, agli alberi, agli uccelli, agli esseri umani. Se pratichi in questo spirito, la tua fede matrimoniale diverrà “l’anello dell’interessere”, della solidarietà, dell’amore e della comprensione. ..............
Tutti sappiamo che i rimproveri e i litigi non servono a nulla, ma ce lo dimentichiamo. Per questo si praticano le Cinque consapevolezze. Il respiro consapevole ci aiuta a sviluppare la capacità di fermarci in quel momento decisivo, a trattenerci dal rimproverare e dal discutere.
Tutti noi abbiamo bisogno di cambiare in meglio. Quando ci sposiamo, facciamo la promessa di cambiare noi stessi e di aiutare l’altra persona a cambiare, in modo da crescere insieme, condividendo i frutti e i progressi della pratica. E’ nostra responsabilità prenderci cura l’uno dell’altro: noi siamo i giardinieri, coloro che aiutano i fiori a crescere. Se ne capiamo i bisogni, i fiori avranno una riuscita magnifica.
Ogni volta che l’altro fa bene qualcosa, agisce nella direzione del cambiamento e della crescita, dovremmo congratularci con lui o con lei per esprimere la nostra approvazione. E’ importante. Non diamo per scontate le cose: se l’altro manifesta i propri talenti e la propria capacità di amare e di creare felicità, dobbiamo esserne coscienti ed esprimere il nostro apprezzamento. Questo è il modo giusto per innaffiare i semi della felicità. Dovremmo evitare di dire cose distruttive come: «Non capisco perché tu faccia una cosa simile» o «Non credo che tu ci riesca». Diciamo invece: «Certo, è difficile, ma ho fiducia che tu ce la possa fare». Questo modo di parlare rende l’altro più forte ed è vero anche per i bambini: dobbiamo rinforzare l’autostima dei nostri bambini. Per aiutarli a crescere dobbiamo apprezzare e lodare tutto ciò che dicono e fanno di buono. ...............................
Occorre che impariamo l’arte di generare felicità. Se da piccoli abbiamo visto nostra madre o nostro padre fare cose che portavano gioia in famiglia, sappiamo già come fare. Se invece i nostri genitori non sapevano come generare felicità, potremmo non sapere come farlo, quindi cerchiamo di imparare l’arte di generare felicità nella nostra comunità di pratica. Il problema non è avere ragione o torto ma essere più o meno abili. Vivere insieme è un’arte. Anche con la migliore buona volontà si può rendere infelice l’altro. La buona volontà non basta: occorre l’arte di rendere felice l’altro. L’arte è l’essenza della vita. Cerca di essere un maestro nell’arte di parlare e di agire. La sostanza di quest’arte è la consapevolezza: si è più capaci e più abili quando si è mentalmente presenti. La pratica me l’ha insegnato.
Tratto dal libro "Insegnamenti sull'amore" di Thich Nhat Hanh