Primo I.C. “G.Russo”Giarre A.S. 2024/2025 Viaggio di istruzione presso Catania.
Catania rivela dai monumenti e dagli scavi archeologici tutte le dominazioni e i popoli che l’hanno attraversata e abitata, arricchendola in tradizioni e monumenti.
Tra i popoli che si innamorarono di quest’area e di questo paesaggio che spazia dal Mar Jonio all’Etna, vi furono i romani.
Dei resti monumentali di epoca romana restano tracce ben visibili, sopravvissute ai secoli e alle eruzioni, talvolta incastonati nella roccia lavica, inglobati tra gli edifici moderni o prigionieri di vicoli e cortili privati, oppure ancora inesplorati nel sottosuolo della città odierna.
Il percorso di istruzione prevede la visita al
Teatro Romano, Odeon;
Terme Achilliane
Il Castello Ursino
data: 1 aprile 2025
destinazione: Catania romana
Partenza: ore 8:00
Ritorno: ore 18:00 circa
Mezzo: Autobus
Raduno presso la Via Olimpia, (la strada adiacente allo Stadio comunale) alle ore 7:30
L’autorizzazione compilata deve essere consegnata al docente Coordinatore della propria classe entro e non oltre giovedì 20 marzo 2025. Il termine previsto per il versamento della quota sarà comunicato successivamente.
La città romana di Catania era ricca di acque, poichè al centro della città, dove oggi c'è la Via Etnea, scorreva un fiume, ora sotterraneo, detto l’Amenano. Inoltre i Romani, che avevano conquistato la città nel 263 a.c., avevano costruito un imponente acquedotto che convogliava in città le acque provenienti da una sorgente di Santa Maria di Licodia, un paesino ad una ventina di Km da Catania.
Catania romana era impostata sul cardo e il decumano, due assi ortogonali attorno ai quali si ponevano gli edifici pubblici, e si estendeva dall'anfiteatro al circo, posti l'uno a nord e l'altro a sud della città. Il Foro era situato presso il cortile di San Pantaleone, sicuramente sopra all'agorà greca.
Qui infatti si osservano i pochi resti architettonici dell'epoca romana, di carattere monumentale. Vicino al foro sorgevano i complessi termali, come quello di via della Rotonda e di piazza Dante. In via Vittorio Emanuele erano il Teatro antico e l'attiguo Odeon.
Costruite intorno al III o IV secolo, conosciamo il nome di questo luogo grazie a un’iscrizione del V secolo d.C. (conservata al Museo Civico Castello Ursino) e agli atti del vescovo San Leone dell’VIII secolo; si ipotizza che l’appellativo “Achilliane” sia dovuto al nome del costruttore, oppure a una statua dell’eroe omerico andata perduta.
Se oggi le terme sono fruibili - dopo essere state seppellite dai noti disastri naturali avvenuti nel XVII secolo - lo dobbiamo innanzitutto al Principe di Biscari, Ignazio Paternò Castello, che nel XVIII secolo lo liberò dai detriti.
Il suo aspetto attuale risale all’età romana (II sec d.C), ma il monumento era stato eretto su un preesistente teatro di epoca greca di cui oggi non restano più tracce, che sorgeva sul fianco meridionale dalla collina Montevergine, l’antica acropoli della città: fu all’interno di questo teatro greco che il condottiero ateniese Alcibiade indisse una grande assemblea cittadina per esortare gli abitanti di Catania ad allearsi con lui contro Sparta e contro Siracusa, durante la guerra del Peloponneso.
Circondato e nascosto da palazzi dell’Ottocento, Il teatro romano, di circa 80 metri di diametro e con una capienza di 7000 spettatori, oggi si può ancora ammirare la cavea, l’orchestra e alcune parti della scena. Lo spazio antistante è sommerso dal fiume Amenano, che scorre nel sotterraneo.
Dopo la fine dell’impero romano l’edificio decadde, i marmi che lo decoravano vennero utilizzati per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e poco per volta fu ricoperto da altri fabbricati. Bisognerà attendere il XVIII secolo e gli scavi archeologici voluti e diretti dal principe Ignazio Paternò di Biscari. Nel 1950 i fabbricati costruiti all’interno del teatro furono abbattuti, consentendo al monumento di riacquistare almeno parzialmente la sua forma originale.
Dal 1934 questo Castello ospita la Collezione dei Musei Civici di Catania: all’interno dell’imponente struttura potete ammirare una vasta collezione di reperti archeologici, provenienti da importanti collezioni private, costituite nel corso del XVIII secolo: le più cospicue sono quella dei Padri Benedettini - formatasi per impulso dell'abate Vito Amico e del priore Placido Scammacca - e quella di Ignazio Paternò Castello principe di Biscari.
Quasi nello stesso periodo Ignazio principe di Biscari, costituiva nel suo Palazzo alla Marina un vero e proprio museo, con materiali archeologici provenienti da una serie di importanti scavi nell'area urbana di Catania, come nel Teatro, nel presunto Foro della città, nelle Terme Achilliane sotto la Cattedrale e nelle Terme e Ninfeo nella zona di Piazza Dante.
Altri scavi egli eseguì nei fondi di famiglia, nei pressi dell'antica Camarina, ma acquistava anche materiali archeologici sul mercato antiquario di Napoli, Roma e Firenze. Tra i pezzi più pregevoli della collezione alcuni splendidi vasi attici, terrecotte arcaiche, e bronzi.
A partire dal '700 e per molto tempo ancora, la sua collezione attrasse molti scrittori e viaggiatori del Gran Tour, come Goethe e Brydone.
Costruito intorno al II secolo, l'arena misurava un diametro maggiore di 70 m ed uno minore di circa 50 m. I diametri esterni erano di 125 x 105 m, mentre la circonferenza esterna era di 309 metri e la circonferenza dell'Arena di 192 metri, e si è calcolato che poteva contenere 15.000 spettatori seduti e quasi il doppio di quella cifra con l'aggiunta di impalcature lignee per gli spettatori in piedi. Addossato alla vicina collina ne era separato da un corridoio con grandi archi e volte che facevano da sostegno per le gradinate. Era probabilmente prevista anche una copertura con grandi teli per il riparo dal forte sole o nel caso di pioggia.
La cavea presentava 14 gradoni. Venne costruito con la pietra lavica dell'Etna ricoperta da marmi ed aveva trentadue ordini di posti. Secondo una tradizione incerta e priva di riscontri si vuole vi si svolgessero anche le naumachie, vere battaglie navali con navi e combattenti dopo averlo riempito di acqua mediante l'antico acquedotto.
Singolare, nonostante la complessiva sobrietà dell'edificio, doveva apparire il contrasto cromatico tra la scurissima pietra lavica dei paramenti e il rosso dei mattoni delle ghiere degli archi. Una nota di prestigio era rappresentata dall'utilizzo del marmo, non solo per il rivestimento del podio, ma anche per alcune decorazioni.
Durante il Medioevo servì da cava per recuperare materiale utile alla costruzione degli edifici; nel 1693 venne sepolto dai disastri sismici, per poi essere riportato definitivamente alla luce nei primi del 1903.