Uno degli strumenti più importanti per una seria lotta alle mafie è costituito dalla confisca dei loro beni. Questo è stato il contenuto della legge del 1982 Pio La Torre, che fu ammazzato per questo. Anche il generale Dalla Chiesa mise in rilievo, nella sua famosa intervista a Giorgio Bocca, la dimensione economica dell’inquinamento mafioso, affermando che il terreno fondamentale per combattere il potere mafioso è aggredire le loro ricchezze.
La legge Rognoni - La Torre però non aveva previsto procedure di gestione e di riutilizzo dei beni confiscati.
A queste esigenze risponde soprattutto la legge n. 109/96, che in più vieta la vendita dei beni confiscati, eliminando così il rischio che i beni stessi vengano riacquistati dalle mafie, tramite prestanome, e con denaro frutto di traffici illeciti. La legge 109/96 inoltre prevede che i beni confiscati vengano destinati ad uso sociale in tempi brevissimi (circa un anno) ed anche questo è molto importante, per evitare che ci sia un confronto negativo fra un bene utilizzato illegalmente dalle mafie e quel bene confiscato non utilizzato per lungo tempo. Al contrario, l’uso sociale dei beni confiscati può scardinare il consenso sociale che le mafie hanno sul territorio.
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