Giotto
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Un artista che coniuga solennità ed espressività
Giotto dipinge le storie sacre unendo la solennità delle Scene a un linguaggio immediato e spontaneo, fatto di sguardi, di gesti, siano essi imperiosi, disperati o carichi di dolcezza. L'artista compone ambientazioni riconoscibili ma essenziali, inserendovi solo gli accorgimenti necessari per rendere la profondità dello spazio e per identificare il luogo dell'azione: bastano pochi alberi per indicare una collina, un elemento di arredo per identificare la posizione sociale dei personaggi. Giotto realizza le architetture con una prospettiva intuitiva o in assonometria, senza curarsi delle corrette proporzioni: sono "scatole spaziai", dove i protagonisti si muovono con naturalezza, inseriti in un mondo quotidiano e familiare.
La Cappella degli Scrovegni a Padova
Nel marzo del 1303, Giotto avvia a Padova i lavori per uno dei più importanti cicli pittorici del Medioevo: gli affreschi della Cappella degli Scrovegni. Questa era annessa al palazzo di Enrico degli Scrovegni ricco mercante della città. Di origini non nobili, Enrico voleva cosi acquistare prestigio agli occhi dei suoi concittadini e, al tempo stesso, riabilitare l'immagine della famiglia, oscurata dal padre, Reginaldo, che si era arricchito attraverso la pratica dell'usura. Il tema del ciclo, realizzato ad affresco, è quello della salvezza, sviluppato attraverso tre generazioni: le Storie di Gioacchino e di Anna, genitori di Maria, le Storie di Maria e le Storie di Gesù, disposte su tre registri sovrapposti lungo tre pareti. La fascia inferiore è dipinta con finti marmi, che richiamano la tecnica romana a incrostazione. Giotto vi inserisce figure allegoriche di Vizi e di Virtù, dipingendole come fossero statue. Nella controfacciata (la parete interna della facciata principale) è collocato il Giudizio Universale. Qui Enrico Scrovegni si è fatto ritrarre mentre fa dono della Cappella alla Vergine Maria, affiancata da San Giovanni Evangelista e da Santa Caterina d'Alessandria.
Nel Compianto, la forza del dolore
Nel Compianto su Cristo morto già deposte dalla croce, una delle scene affrescate della Cappella degli Scrovegni, Giotto si affida a pochi elementi: i gruppi dei dolenti, la roccia, l'albero spoglio, gli angeli. Cristo è deposto a terra, a sinistra della scena, e la composizione è organizzata in modo a dare il massimo risalto alla sua figura: tutti gli sguardi gli sono rivolti, e anche la gestualità dei personaggi concorre a questo fine, poiché sono disposti in crescendo; analogo ruolo è giocato dalle due donne collocate di spalle, che chiudono a cerchio il gruppo dei dolenti. Anche le linee del paesaggio, con la nuda roccia che ci appare come una luminosa scia di pietra, attraggono lo sguardo dell'osservatore verso l'abbraccio di Maria a Gesù. In questo affresco sguardi e gesti comunicano con una forza espressiva veramente nuova. Giotto infonde ai suoi personaggi una tale espressione di dolore da farcene pervenire quasi il lamento: osserviamo il gesto disperato di San Giovanni, al centro della composizione.