Non è la prima volta che il nostro paese si trova ad affrontare un'epidemia influenzale di queste proporzioni. Per quanto possa sembrare sorprendente, questa non è neppure la più grave, né la più diffusa o mortale. Scavando nella memoria storica delle vostre famiglie, magari chiedendo ai vostri nonni, potreste scoprire qualche episodio che ha investito anche la vostra famiglia in passato: un bisnonno ammalato delle terribile Spagnola, un prozio che aveva contratto la Asiatica o la Febbre di Hong Kong alla fine degli anni '60. Ma è proprio l'esperienza acquisita dalla storia della medicina che suggerisce adesso di agire in questo modo, con quarantene e tentativi di contenimento, rispetto ad un virus "nuovo". Tutto ciò per evitare che il contagio si diffonda senza alcun freno, portando ai risultati anche gravi che il nostro paese ha già vissuto quando non esisteva un servizio sanitario nazionale o questo non era capillare ed efficiente come oggi, e soprattutto per difendere i più deboli che sono i più esposti al male e alle sue complicanze.
L'origine stessa di questo nuovo Coronavirus (SARS-CoV-2) non è certamente una novità nella storia. È acclarato che il virus sia comparso per la prima volta in Cina, nel contesto dei tradizionali mercati di animali della regione dello Wuhan. Un virus non nasce però dal nulla, infatti era originariamente già presente negli animali. In Cina e nel sudest asiatico persiste un'antica tradizione di commercio e macellazione nei mercati di animali anche selvatici (nei cosiddetti wet markets), e da questi, in qualche modo, il virus è passato all'uomo, evolvendosi e adattandosi ad attaccare le cellule degli esseri umani. Il fatto, che a un lettore inesperto può sembrare sorprendente o inverosimile, è invece del tutto plausibile. Basti pensare al comune morbillo, causato da un virus che per l'uomo è "nato" circa 1200 fa anni a causa delle macellazioni intensive dei bovini. Il morbillo difatti era sconosciuto agli antichi Greci e ai Romani. Questa cosiddetta "peste bovina" ha compiuto un salto di specie dagli animali all'uomo, più o meno in quell'epoca che in storia viene chiamata Rinascita dell'anno mille, come diretta conseguenza di un miglioramento delle condizioni di vita, di una maggiore disponibilità di cibo e di carne animale, ma anche della completa ignoranza dell norme igieniche nella macellazione e nella lavorazione delle carni fresche, con spargimento incontrollato di liquidi biologici animali.
In questo approfondimento troverete una disamina delle varie epidemie, sopratutto influenzali, che hanno colpito il mondo e l'Italia nell'ultimo secolo. Molti dei testi citati, essendo stati scritti ben prima dell'attuale epidemia, sono privi dei toni spesso sensazionalistici o catastrofisti che pervadono buona parte degli articoli scritti in questo momento.
Capita talvolta che il passato, grazie alla sua drammatica ma placida immutabilità, possa offrire un punto di vista utile per interpretare il presente, quando questo è troppo condizionato dalle emozioni della cronaca e dai sentimenti del momento.
Torino, 14 marzo 2020
Nella storia si sono verificate numerose pandemie, molte di origine batterica , come la sempre citata peste bubbonica, altre causate da virus. Le pandemie non sono quindi una novità della storia, e negli ultimi cento anni se ne sono verificate alcune che hanno lasciato un segno profondo nella storia del mondo e del nostro Paese.
Scoppiata poco prima della fine della I Guerra Mondiale, e molto probabilmente diffusasi anche a causa di questa, è stata la più estesa e letale epidemia della storia recente. Per le sue proporzioni è paragonabile alle epidemie di peste che hanno funestato il Medioevo. A differenza delle normali influenze, e anche di quella che stiamo affrontando ora, la Spagnola colpiva indistintamente anche le persone sane, falcidiando anche giovani in piena salute. Si calcola che abbia causato un numero di morti nel mondo tra i 50 e i 100 milioni (in un'epoca in cui la popolazione mondiale era certamente inferiore ai 2 miliardi di persone) quando a causa delle Guerra Mondiale erano già morti circa 25 milioni tra civili e soldati, senza considerare mutilati e feriti. Dopo la Grande Guerra in Europa non c'è stata famiglia che ne sia uscita indenne e che non abbia perso almeno un congiunto, un parente, durante quella che è stata certamente la più letale pandemia dei tempi moderni. Solo in Italia uccise 600 mila persone, su una popolazione di 40 milioni. La morte sopraggiungeva per polmonite che causava insufficienza respiratoria e in pratica la morte per soffocamento.
L'origine di questo virus rimane tutt'oggi sconosciuta. Molte ipotesi sono state avanzate dagli scienziati, ma nessuna si è mai dimostrata del tutto soddisfacente per spiegare quello che rimane ancora un mistero della medicina moderna. Sappiamo però che il virus era "nuovo", non si era sviluppato cioè come evoluzione di un ceppo preesistente, ma attaccava gli esseri umani per la prima volta, il che spiega l'alta mortalità che lo caratterizzava.
L'influenza venne chiamata "Spagnola" solo per un curioso caso della storia: la Spagna infatti, essendo rimasta neutrale durante la Grande Guerra, non imponeva la censura militare alle notizie che venivano dal fronte, motivo per cui i giornali poterono scrivere liberamente di questa nuova malattia che si stava diffondendo tra i soldati e in Europa; notizia che nei paesi in conflitto avrebbe portato solo ulteriore panico nella società e demoralizzato ancora di più le già provatissime truppe.
Questa nuova ondata influenzale fu riconosciuta inizialmente in un'epidemia che aveva colpito la popolazione di Hong Kong. Si trattava di un'evoluzione del virus della Spagnola, che aveva comunque continuato a circolare tra gli uomini ormai nella forma di normale influenza stagionale. Nella sua evoluzione però, a distanza di anni, aveva generato un nuovo sottotipo che non era mai entrato in contatto con l'uomo, che non aveva quindi difese naturali contro il contagio; la malattia si rivelò pertanto altamente contagiosa.
L'epidemia giunse anche in Italia dove infettò circa la metà della popolazione (26 milioni di persone su 50 milioni di abitanti dell'epoca). Si sviluppò comunque senza gli esiti catastrofici di quella del 1918: a differenza di quella infatti colpì soprattutto persone già debilitate da altre malattie mentre la maggior parte degli ammalati guariva comunque dopo il decorso del male. Si stima comunque che in quell'occasione siano morte per causa diretta dell'Asiatica 30.000 persone.
Il virus, ormai riconosciuto, è rimasto in circolo ancora per una decina d'anni, ma con conseguenze ormai più blande, grazie all'avvenuta immunizzazione di massa (diretta ma drammatica conseguenza però del massiccio contagio di partenza) per poi sparire del tutto.
Ancora una volta il virus influenzale riuscì a realizzare una nuova evoluzione, un nuovo sottotipo, quando quello precedente del 1957 si era ormai estinto. Questa volta però, a dispetto di un'alta contagiosità, il virus si dimostrò meno letale: 1 milione di morti nel mondo e 20.000 solo in Italia, la maggior parte per complicazioni da polmonite. Più grave invece fu la sua incidenza negli Stati Uniti, forse a causa della minore immunizzazione acquisita per lo scarso contagio del virus di dieci anni prima.
Per la prima volta, a differenza dei casi precedenti, l'epidemia fu seguita molto dai giornali dell'epoca con toni allarmanti, dovizia di particolari e indagini sui singoli casi. Questo aspetto, in sé marginale nella storia della medicina, testimonia però come si stesse ormai compiendo un passaggio fondamentale nella storia contemporanea e nel peso dato all'opinione pubblica, che stava entrando entrando ormai pienamente nella società dell'informazione e della comunicazione di massa.
Viene talvolta ricordata come Influenza spaziale perché nello stesso anno era avvenuto lo sbarco del primo uomo sulla Luna.
A differenza dei casi precedenti il colera è causato da un batterio. Si trattò di un caso isolato e circoscritto alla Campania e alla Puglia, per lo più alle città di Napoli e Bari, ma che ebbe forte risonanza sui giornali italiani dell'epoca. L'origine dell'epidemia fu dovuta ad una partita di cozze infette finite sul mercato; si credette subito che la causa fosse l'inquinamento delle acque del Golfo di Napoli, solo in seguito si scoprì che in realtà si trattava di una partita importata dalla Tunisia.
Per bloccare l'infezione la città dovette comunque organizzare il più grande intervento di salute pubblica della storia Italiana facendo vaccinare in una sola settimana un milione di persone; per velocizzare le operazioni di vaccinazione di massa dovettero intervenire anche i militari americani di stanza nella base militare. In questo modo l'emergenza si risolse entro l'Ottobre dello stesso anno, con un bilancio finale di 277 infettati e meno di 30 morti (il numero esatto non è mai stato realmente accertato).
Venne tuttavia imposto il divieto di coltura dei molluschi (cozze, vongole...), cosa che scatenò una forte protesta di commercianti e allevatori. L'episodio diede inoltre origine a miti e leggende metropolitane; uno su tutti il "caso" dei limoni, il cui prezzo schizzò alle stelle data la convinzione, del tutto infondata, che avessero una qualche efficacia contro il male. Non mancarono poi scene di isterismo popolare e panico generale, come la rivolta contro l'assessore comunale ai cimiteri (il futuro ministro Paolo Cirino Pomicino), molta gente pensava infatti che il morbo fosse come la peste e i corpi dei cadaveri fossero tenuti nascosti dalle autorità. Si verificarono inoltre vari disordini nella città: rivolte di strada e assalti ai mezzi del comune. Non mancò neppure chi si vantava di sfidare il male, come i ragazzi che si tuffavano volutamente nelle acque del Golfo, acque inquinate da un sistema fognario vecchio e inadeguato allo sviluppo rapidissimo e disordinato (spesso illegale) della città.
In anni più recenti si sono verificate altre epidemie che non hanno però toccato sensibilmente l'Italia.
Nel 2003 un forte allarme è stato creato dall'epidemia di SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome, SARS-CoV). Fu identificato ancora una volta in Asia (Vietnam) dal medico italiano Carlo Urbani (che morirà poi per l'infezione). Questo virus, per quanto abbastanza letale, fortunatamente non si è dimostrato particolarmente contagioso; la grande paura iniziale in tutto il mondo si esaurì presto, relegando l'episodio nelle cronache dai paesi esteri. Da un sottotipo di questo virus deriva l'attuale Coronavirus SARS-CoV-2.
Nel 2009 la "influenza suina" si manifestò in Messico con sintomi di infezione acuta delle vie respiratorie. Il virus era già conosciuto nei maiali, ma non era mai stato riscontrato nell'uomo prima di allora. Anche in questo caso, nonostante l'allarme pandemico scattato in tutto il mondo, il virus si è dimostrato letale soprattutto per le persone con patologie pregresse e l'allarme pandemico è rientrato dopo un anno. Dal punto di vista scientifico il virus è stato riconosciuto come un sottotipo del vecchio virus della Spagnola del 1918, sopravvissuto nei maiali e che aveva compiuto nuovamente il salto di specie dagli animali all'uomo.
Nel 2013 un nuovo virus ha minacciato e spaventato il mondo intero. I primi casi di Ebola furono registrati in Africa sub-sahariana e vari casi sono stati registrati in seguito un po' in tutto il mondo. A differenza dei virus influenzali Ebola si trasmette tramite scambio diretto di liquidi biologici e secrezioni corporee, similmente all'AIDS. A dispetto di una probabilità di morte molto alta, la sua trasmissibilità non è poi così semplice, pertanto l'allarme nel mondo è rimasto abbastanza contenuto, anche se il virus non è stato debellato ed è ancora persistente, soprattutto nelle zone dell'Africa in cui sì è generato.
Per chi volesse saperne di più
Coronavirus: quando e come l’infezione «tracima» dagli animali all’uomo - articolo del virologo Roberto Burioni sul Corriere.it
Le Pandemie Influenzali del Ventesimo Secolo - su Epicentro. Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica (a cura dell'Istituto Superiore di Sanità)
La lezione dell'epidemia di Spagnola del 1918 - dalla rivista Le Scienze
Le altre pandemie italiane, viste dai giornali - articolo del giornale on line ilPost.it
Napoli, 40 anni fa l'incubo del colera - articolo del giornale on line Ansa.it
Agosto 1973: Panico per l’Epidemia di Colera a Napoli - articolo del giornale Vanilla Magazine
Influenza pandemica A(H1N1)pdm09 (influenza suina) - su Epicentro. Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica (a cura dell'Istituto Superiore di Sanità)
Epidemia da virus Ebola 2014-2016 - Informazioni generali - su Epicentro. Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica (a cura dell'Istituto Superiore di Sanità)