La peste è una malattia spesso citata già nel mondo antico e protagonista di grandi eventi storici ai quali ha fatto da sfondo. Viene menzionata da Omero all'inizio dell'Iliade quando Apollo, per punire Agamennone che aveva offeso il suo sacerdote Crise, decide di diffondere il male nelle fila dell'esercito greco che assedia Troia.
Nel 430 a.C., durate l'assedio degli Spartani, un'epidemia di peste colpirà Atene; la peste ucciderà lo stesso Pericle, il governatore di fatto della città, che aveva voluto la guerra, e verrà descritta dallo storico Tucidide nelle famose pagine de La Guerra del Peloponneso. L'episodio sarà ricordato nell'epoca di Cesare dal poeta latino Lucrezio in una minuziosa descrizione che tenta un'analisi scientifica del fenomeno, nei versi del suo De Rerum Natura.
Diverse epidemie sono sono state registrate nella lunga storia di Roma, ma la peste farà la sua ricomparsa in altri momenti, quando Attila, re degli Unni, si troverà di fronte ad una città ormai indifesa nel 452 d.C.; fu forse proprio un'epidemia scoppiata in città a convincere il sovrano a tornare sui suoi passi, e non il miracolo di Papa Leone I che, secondo la leggenda, avrebbe convinto il re a ritirarsi con la sola forza della fede.
Fu ancora nel 541 d.C. che la Peste di Giustiniano decimò la popolazione di Costantinopoli quasi dimezzandola, come ci racconta lo storico Procopio di Cesarea.
In molti di questi casi non sappiamo con certezza se la malattia in questione fosse realmente peste. Più probabilmente il nome veniva utilizzato come sinonimo di epidemia, e può essere stata riferita a malattie diverse come il vaiolo, la tubercolosi o altro. La Peste di Giustiniano è invece la prima peste propriamente detta documentata storicamente con sufficiente precisione.
Nel 1346 l'esercito mongolo guidato dal Khan Ganī Bek assedia la città di Caffa, oggi Feodosia (in russo Феодосия) in Crimea, roccaforte genovese nel Mar Nero. La strategia utilizzata per costringere gli assediati alla resa fu tanto crudele quanto alla fine inefficace: poiché era già scoppiata un'epidemia tra i soldati mongoli, il Khan ordinò che i cadaveri degli appestati fossero lanciati con le catapulte dentro la città. La mossa si rivelerà inutile dato che il propagarsi del male costringerà gli stessi Mongoli alla ritirata, ma il male si era ormai diffuso e i fuoriusciti di Caffa, molti scappati già durante l'assedio, avevano portato il male in Europa, dapprima nelle città portuali nelle quali per prime approdavano; in seguito, nel giro di due soli anni, l'epidemia aveva invaso l'Europa intera, dal sud del Mediterraneo al nord della Scandinavia.
Secondo gli storici è questa quindi l'origine più probabile della grande epidemia di peste del XIV secolo, una lunga ondata che si protrarrà per almeno tre secoli e si ripresenterà più volte in Europa in cicli successivi; verrà chiamata Morte Nera (ingl. Black Death) o Peste Nera. L'origine della Peste Nera quindi è dunque da ricercarsi in Asia, e fu un preciso caso della storia che la fece propagare anche in Europa.
La peste ancora una volta sarà anche protagonista, diretta o indiretta, di importanti opere letterarie composte o ambientate nell'epoca delle grandi epidemie. Giovanni Boccaccio nel Decameron la userà come elemento per l'architettura del suo romanzo, mentre in uno dei suoi cicli successivi farà da sfondo alle pagine de I promessi Sposi di Alessandro Manzoni quando i protagonisti dovranno affrontare l'epidemia milanese del 1630. Manzoni si occuperà del fenomeno anche nel saggio storico Storia della colonna infame che ricostruisce la storia di un processo contro due presunti untori, due innocenti popolani ingiustamente accusati dalla superstizione popolare, e solo per questo condannati a morte.
Le conoscenze mediche infatti non permettevano una spiegazione dell'origine del male, e questo fu facile causa di superstizioni e di una vera e propria "caccia alle streghe" contro chi veniva ritenuto causa della malattia, i cosiddetti untori, accusati di stregoneria e spesso giustiziati sommariamente per i più ingiustificati sospetti o per semplici dicerie, probabilmente anche come pretesto per una semplice vendetta privata. Ancora una volta vittime privilegiate della storia furono le comunità ebraiche, gli "infedeli assassini del Cristo"; un'altra tappa tappa nella lunga storia dell'antisemitismo che ha attraversato l'Europa nei secoli.
Un metodo di prevenzione più razionale fu la cosiddetta "quarantena", cioè un periodo di quaranta giorni che la Repubblica di Venezia nel 1347 impose a tutte le navi in arrivo nel porto. I malati, o sospetti tali, venivano confinati poi sull'isola di Santa Maria di Nazareth, detta Nazarethum. Luoghi simili vennero costruiti in altre città e, per una storpiatura del nome e l'assonanza con lazzaro (=lebbroso, dal nome di Lazzaro nel Vangelo Lc 16,19-31) furono chiamati lazzaretti.
La morte divenne così anche un tema dell'arte del tempo; viene spesso rappresentata come un angelo sterminatore in opere intitolate Triumphus Mortis o nelle Danse Macabre, diffuse soprattutto in Francia, dove la morte è mostrata danzare coi vivi di qualunque estrazione sociale: miserabili, poveri contadini e ricchi borghesi, nobili, soldati e uomini di chiesa; tutti uniti in un'unico destino comune che la danza con la morte rappresenta.
La moderna scienza medica ha già da tempo descritto compiutamente il morbo. La peste è causata da un batterio, la Yersinia pestis, che si trova principalmente nelle pulci dei ratti, ma anche della lepre selvatica, scoiattoli, marmotte e conigli. In una società con scarsa cura dell'igiene e una diffusa promiscuità con gli animali, il passaggio di un'infezione dagli animali all'uomo non è troppo difficile; allo stesso tempo il peggioramento delle condizioni climatiche e la generale crisi del XIV secolo hanno creato condizioni ancora più favorevoli alla propagazione dell'infezione.
La peste si presenta in varie forme: come peste polmonare, l'unica che si trasmette da persona a persona e anche la più pericolosa con una mortalità, se non affrontata, di quasi il 100%; la peste setticemica che infetta il sangue; ma la più famosa in letteratura è certamente la peste bubbonica, che causa l'ingrossamento delle ghiandole linfatiche con l'insorgere sul corpo dei caratteristici bubboni descritti nelle pagine di Manzoni.
L'ultima grande epidemia di peste è scoppiata in Cina alla fine dell'800 e si è propagata in tutto il mondo con un contagio stimato di 30 milioni di persone e di 12 milioni di morti. Il batterio della peste dunque non è stato debellato ed è ancora presente e capace di infettare gli esseri umani, soprattutto nelle zone rurali dei paesi meno sviluppati, ma sporadicamente e in casi isolati anche nei paesi più progrediti. Nei paesi più avanzati il livello igienico generale garantisce una prevenzione quasi assoluta rispetto al batterio, che oggi può comunque essere affrontato con comuni antibiotici (come la streptomicina, la tetraciclina o la più recente moxifloxacina). Sarebbe dunque bastata già nei tempi antichi anche solo una migliore cultura dell'igiene per evitare l'evoluzione catastrofica dell'epidemia.
La studio della peste ci pone di fronte ad uno degli argomenti base della medicina e della farmacologia moderne, e cioè la fondamentale differenza tra virus e batteri. I batteri sono dei veri e propri organismi viventi: sono unicellulari e sono capaci di riprodursi autonomamente. I virus non sono neppure considerati come organismi viventi veri e propri: non sono cellule complete e hanno dimensioni sub-microscopiche, sono formati infatti solo da un nucleo e da un rivestimento proteico; sono parassiti, incapaci di riprodursi autonomamente, per questo motivo hanno bisogno di una cellula ospite viva da infettare nella quale "iniettare" il proprio patrimonio genetico (DNA o RNA) sfruttando gli organi della cellula in modo tale che sia questa a generare i nuovi virus "figli".
Contro i virus, per i motivi della loro stessa costituzione, gli antibiotici dunque non hanno alcun effetto. Un antibiotico infatti è una sostanza prodotta da microrganismi che è capace d’agire su altri microrganismi o cellule viventi, batteri in questo caso, impedendone la crescita o distruggendoli (la parola stessa, dal greco ἀντί+βιωτικός, significa propriamente "che impedisce la vita"). Gli antibiotici possono avere avere natura molto diversa ed essere ricavati in molti modi differenti. Il primo antibiotico scoperto da Alexander Fleming nel 1928 per esempio, la penicillina, altro non è che un metabolita sintetizzato da una muffa (=fungo); per un casuale errore di contaminazione in laboratorio, Fleming notò che questo era capace di uccidere i batteri stafilococchi (che sono causa di comuni infezioni della pelle, della polmonite o di intossicazioni alimentari).
Uno degli errori più comuni ancora oggi è quello di curare l'influenza, causata dai virus, con l'antibiotico, che non ha nessuna azione contro i virus; al contrario, indebolendo ulteriormente il malato (gli antibiotici uccidono i batteri cattivi così come quelli buoni all'interno del corpo umano) aggravano solo la sofferenza per la malattia o addirittura lo espongono complicazioni. L'antibiotico viene prescritto solo quando un malato già particolarmente debole a causa dell'infezione virale è per questo più esposto ad ulteriori infezioni batteriche (bronchite, polmonite etc.) oppure se queste si presentino contemporaneamente, o come complicanza, dell'influenza stessa.
Un nuovo problema è oggi inoltre la cosiddetta antibiotico-resistenza. Negli anni l'eccessivo o scorretto utilizzo degli antibiotici ha accelerato la naturale evoluzione per selezione naturale dei batteri; alcuni farmaci sono divenuti progressivamente meno efficaci o addirittura non funzionano più contro batteri che sono diventati ormai resistenti alle cure. Ogni batterio che sopravvive alle cure antibiotiche porterà alla moltiplicazione e diffusione di nuovi ceppi resistenti contro i quali bisognerà trovare nuovi antibiotici. Lo sviluppo di nuovi batteri antibiotico-resistenti purtroppo prosegue ad una velocità maggiore rispetto alla creazione di nuovi antibiotici, e questo rappresenta un grave minaccia per il futuro.
Per chi volesse saperne di più:
La peste è ancora tra noi. Ma niente panico - articolo della rivista on line Wired
Peste - su Epicentro. Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica (a cura dell'Istituto Superiore di Sanità)
La peste - Ufficio federale della sanità pubblica (Svizzera)
I veri responsabili della Peste Nera - Le Scienze (edizione italiana di Scientific American)
peste - dizionario della salute del Corriere della Sera
Gli antibiotici: cosa sono e a che servono - pagina informativa dell'Istituto Superiore di Sanità
FAQ - Antibiotico-resistenza - pagina del Ministero della Salute
Resistenza agli antibiotici - su Epicentro. Il portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica (a cura dell'Istituto Superiore di Sanità)