Wiegenlied

WIEGENLIED

NINNANANNA PER L'ULTIMA NOTTE A TEREZIN

con l'Orchestra Multietnica di Arezzo e 16 strumenti originali* dal ghetto di Terezín

progetto a cura di Matteo Corradini

Vorrei andare da sola dove c’è un’altra gente migliore, in qualche posto sconosciuto dove nessuno più uccide. Ma forse ci andremo in tanti verso questo sogno, in mille forse - e perché non subito? (Alena Synková)

diretta da Enrico Fink

percussioni Massimiliano Dragoni - contrabbasso Luca “Roccia” Baldini - fisarmonica Riccardo Battisti - tambura* e bouzouki Massimo Ferri - mandolino* Massimo Greco - flicorno basso* Saverio Zacchei - tromba* Leonardo Morella - clarinetti* Gabriele Coen e Gianni Micheli - oboe* Lea Mencaroni - violino* Mariel Tahiraj - flauto traverso* Enrico Fink - ottavino* Lavinia Massai

Gli strumenti

Dalla primavera del 2009, lo scrittore ed ebraista Matteo Corradini ha recuperato sedici strumenti musicali di marca Žalud costruiti a Terezín: 1 violino, 4 clarinetti, 1 oboe, 1 flauto traverso, 2 ottavini, 1 mandolino, 1 basso tuba, una tromba una tambura. Realizzati tra la fine del XIX secolo e il 1932 a Terezín, gli strumenti hanno ac-compagnato il destino di musicisti praghesi e tedeschi ebrei e non.

La fabbrica di strumenti Zalud ha operato a Terezin dalla seconda metà del XIX secolo fino a circa il 1932. Quat-tro generazioni di produttori di strumenti si sono susseguite, e ciascuna ha contribuito alla nascita in particolare di strumenti per piccole formazioni estremamente dinamiche, e per corpi bandistici: tra i pezzi prodotti in primis vanno annoverati legni e ottoni, ma anche violini e mandolini.

Il progetto

I solisti dell’Orchestra Multientica di Arezzo suonano per la prima volta tutti insieme i 16 strumenti Pavel Žalud, riportati alla vita in un concerto-reading che ha debuttato al Teatro Comunale di Piacenza in occasione della Giornata della Memoria 2016. Lo spettacolo è incentrato sulle musiche composte negli anni del ghetto da Ilse Weber e sul racconto dell’esperienza unica di Terezín. Si alternano, concatenandosi e fondendosi, alcune lettu-re, l’intreccio tra parole lette e musica fa da filo conduttore. Attraverso il racconto ci si può interrogare sul senso della verità, e su come la si possa cercare anche quando tutto intorno crolla. Anche quando la vita è in fortissi-mo pericolo. Parole e musica creano poco per volta un dialogo in crescendo, tra commozione e sorrisi.

Ilse Weber

Fu una poetessa ebrea che in particolare scrisse libri, canzoni e poesie per bambini. Dopo l’occupazione nazista della Cecoslovacchia nel 1939, i Weber arrivarono nel campo di concentramento di Aushwitz nel Febbraio del 1942. Ilse, già affermata scrittrice di libri per l’infanzia, lavorò come infermiera per i bambini nel campo di Te-rezìn, senza la disponibilità di medicine, vietate nel campo per gli ebrei. Scrisse più di 60 poesie durante la sua prigionia, alcune con musiche composte da lei con la sua chitarra, apparentemente semplici ma accompagnate da immagini che facevano capire l’orrore che la circondava. Si fece deportare ad Aushwitz volontariamente as-sieme ai bambini di Theresienstadt e fu uccisa insieme a suo nipote Tommy nelle camere a gas.

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una produzione

Via Trasimeno, 16 - 52100 Arezzo (Italy) - Tel. +39 0575 27961

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