Morire dal ridere

TEATRO POPOLARE D'ARTE - OFFICINE DELLA CULTURA

MORIRE DAL RIDERE

o sui fantasmi del palcoscenico

Spettacolo omaggio a Ettore Petrolini

Con canzoni e testi di Ettore Petrolini, Carmelo Bene/Tristan Corbiére, Giorgio Gaber, Antonio Albanese, Michele Serra, Stormy Six, Piero Guerrera, Nicola Rignanese e Gianfranco Pedullà

regia Gianfranco Pedullà e Nicola Rignanese

musiche originali Massimo Ferri

scene Filippo Marranci

con Nicola Rignanese e l'orchestra "ridotta" Statale Settantuno: Luca Baldini (basso, percussioni, tastiera) - Massimo Ferri (chitarra classica) - Gianni Micheli (clarinetto)

e con Daniele Bastianelli

Affascina, ancora oggi, il grande rigore e la consapevolezza artistica di Petrolini, figura inquieta e radicale del teatro italiano, un eretico della scena. Un esempio di attore moderno capace di sbeffeggiare - con ironia e leggera amarezza - gli atteggiamenti dominanti la sua epoca (dal pietismo melodrammatico alla retorica del grande attore ottocentesco).In questo clima di comicità leggera ma graffiante emerge il talento di Nicola Rignanese che - partendo dallo sguardo deformante di Petrolini - misura le proprie suggestioni e la propria visione del teatro attraverso citazioni e slittamenti petroliniani accostati ai suoi personaggi/emblema del nostro tempo.

Lo spettacolo vuole far ridere ma anche richiamare ad una maggiore consapevolezza del nostro essere attori e spettatori della scena di oggi. I monologhi, le canzoni, le improvvisazioni, le musiche evocano un mondo, o più mondi, per rendere omaggio al grande Ettore ma anche per offrire una carrellata impietosa sui personaggi che popolano la nostra attualità.

Attraverso i testi e musiche si ripropone la straordinaria esperienza artistica di uno dei più grandi attori italiani del Novecento. Non un'imitazione di Petrolini ma un ripercorrere una comicità corrosiva dello spirito e del senso comune dominante che rievocano sul palcoscenico i “fantasmi” dei grandi della scena italiana, quali Ettore Petrolini, Carmelo Bene, Edoardo De Filippo, Giorgio Gaber.

SI RINGRAZIA LA FONDAZIONE L’IMMEMORIALE DI CARMELO BENE

«Petrolini ritrovato»

[…] Non era facile calarsi nei panni dell’idiota sublime, icastico, marionettista futurista del verbo e della nomenclatura, di questo radicale estremista, di questo eretico della scena come giustamente ci ricorda Pedullà. Che l’ha trovato in Nicola Rignanese, che è attore strano e dolente, dolce e traumatico perché spiazzante, maschera duttile e distratta, sgomitante guitto “meccanico e motorico” per dirla in futuribile. Insieme hanno fatto questo “Morire dal ridere” (che chiosa nel sottotitolo sottotesto “O sui fantasmi del palcoscenico”) che crea un corto circuito dirompente di indefinibile perversione, una spirale eclettica dello scemenzario contemporaneo di altissima probità e dirittura intellettuale. L’impaginazione dello spettacolo, scoppiettante e asmatica, frenetica e fumogena, fra Teatro nero praghese e Soirèe Satie parigina, Méliès e Oudini, Thomas Bernhard e Alexander Kluge, il cafè chantant e il circo Gratta, il salottino freudiano e il tendone circo, morde il freno di una cerimonia non identificata, con Rignanese che riprende i “suoi” caratteri (anti)televisivi con Albanese e li butta oltre, molto più in là fin quasi farli incrociare coi lémuri petroliniani, e non sai se piangere o ridere […]. Musiche e testi, monologhi e canzoni, citazioni e ricognizioni, originali e non, affrontano il corpo petroliniani come esemplare magnifico di sconcertante modernità, il suo esercizio di stile minato e minatorio contro la rutilante omologazione dell’oggi.

Gabriele Rizza – Teatro da Quattro Soldi

«Morire dal ridere!»

Omaggio a Petrolini al teatro dell’Acquario

… Mattatore sul palcoscenico Nicola Rignanese, accompagnato musicalmente e nelle gag da Statale Settantuno, ovvero Luca Baldini al basso, Massimo Ferri alla chitarra e Gianni Micheli al clarinetto. Non ha semplicemente riproposto alcune fra le sue celebri macchiette: ha fatto propria la sua vèrve e la sua comicità corrosiva, con un’aggiunta di humour simpaticamente macabro. I testi e le musiche d’epoca e originali hanno fatto da filo conduttore fra le scenette dove dominano i personaggi/emblema creati da Rignanese: il volto è una maschera buffa, le parole, con la complicità delle lingue dialettali, diventano suoni bizzarri, i movimenti gesti farseschi, in un senso del comico che si nutre del contatto diretto con il pubblico, chiamato a partecipare attivamente allo spettacolo.

Franca Ferrami – La provincia cosentina

«Tutte le maschere di Rignanese»

La poetica di Bene e Petrolini nello spettacolo di scena all’Acquario

Diciamo subito che è uno spettacolo divertente, a tratti irriverente ma comunque piacevole e rilassante. Carmelo Bene suggerisce le prime battute e poi si parte con una specie di circo da obitorio (e non è un caso che la scenografia richiami una camera mortuaria).

[…] Questa commedia è un caleidoscopio di gag da avanspettacolo, motti e freddure da cabaret da quattro soldi, macchiette surreali e beffarde da caffè-chantant che ironizza sulla morte per rendere illusori i discorsi della vita. Durante lo spettacolo infatti prende piede una attenta disanima delle paranoie esistenziali (le pene d’amore e quelle di salute, il lavoro che non c’è e quello che non ci sarà) mettendo sempre in primo piano il detto di certosina memoria “ricordati che devi morire” (perciò goditela e prenditi gioco della vita e dei suoi guai).

Dal primo all’ultimo personaggio, che si susseguono incessantemente nel corso di due ore piene, il luogo deputato per l’estremo saluto terreno (la camera mortuaria, appunto) diventa al contrario il palcoscenico chiassoso e preferenziale in cui ritornano in vita le anime trapassate dello show televisivo e della più sincera commedia dell’arte […]. Senza capo né coda gli eventi succedono immediatamente a ritmo della ripetizione, del loop, dell’eterno ritorno.

[…] Tanti applausi alla fine per i simpatici becchini della Statale Settantuno e in particolar modo per Nicola Rignanese, la vera anima dannata della commedia dell’arte contemporanea.

Domenico Micheli – Calabria ora