Le specie di questo genere raggiungono altezze variabili fra i 2 e i 10 metri; comunemente sono a portamento cespuglioso, sono piante spinose con spine biforcate, (a volte con biforcazione multipla, cioè ogni spina della biforcazione porta a sua volta una biforcazione) con foglie di lunghezza fra i 3 e gli 8 centimetri. Le piante fioriscono durante la maggior parte dell'anno, producendo fiori con un diametro fra 1 e i 5 centimetri, con cinque petali asimmetricamente rotati (con forma "ad elica") tipici delle Apocynaceae, molto profumati in alcune specie. Il frutto è una bacca ovale o tondeggiante a forma di susina, lunga da 1,5 a 6 centimetri, di norma di colore rosso vivo o rosso brunastro, la polpa è rossa o rosata, contenente fino a 16 semi. La polpa dei frutti di Carissa macrocarpa è ricca di proprietà benefiche per il suo alto contenuto di vitamina C, antiossidanti, magnesio, potassio e ferro, è bene ricordare che, fatta eccezione del frutto, tutte le parti della pianta sono velenose (compresi i semi all’interno del frutto).
Provenendo da regioni al limite tra il tropicale ed il semi tropicale, con estate molto arida e calda, le piante non hanno un definito periodo di fioritura, la stagione di massima vegetazione è anche quella prevalente di fioritura, che è comunque sequenziale e continua. Nelle zone temperate subtropicali la fioritura interessa tutta la stagione calda nello stesso modo, in tali ambienti la maturazione dei frutti è legata alla sufficiente durata della stagione calda.
Sopravvive al freddo a -2 °C, per brevi periodi.
Date le spine, in alcune parti del mondo, (ma soprattutto in Africa, nel KwaZulu-Natal), le piante di Carissa vengono usate come barriera vegetale in siepi di delimitazione, per protezione dei villaggi, o per recintare il bestiame.
Le specie del genere Carissa sono, all'interno della famiglia delle Apocynaceae, le uniche che portano frutti perfettamente commestibili; come è di norma delle Apocynaceae, i frutti contengono nella polpa un latice bianco; nei frutti di tali Carissa anche il latice non è tossico.
Questa pianta è più comunemente conosciuta come “gelsomino africano”.