Raffreddore nero

(Scoraggiando)

 

E' forse uno dei capolavori degli Squallor e in quanto tale totalmente misconosciuto.

Pieno di umorismo puro, svincolato da ogni riferimento all'attualità, sottolineato da una base fantastica di stile New Orleans, dove i funerali sono accompagnate da band che suonano Dixieland, il brano si rifà ad un pezzo di Screamin' Jay Hawkins, "Constipation Blues", in cui gli starnuti vanno dietro alla musica: non può essere un caso.

Come pure non può essere un caso il fatto che il brano che lo precede nell'album, "Scoraggiando", termina con Lalla che si sente male ("no: mi sento; sto male.") e che viene soccorsa dall'ambulanza di "Kojak" (?) che accorre a sirene spiegate.

La grancassa che suona a morto è interrotta da uno spiazzante campanello; non sappiamo se è un richiamo a qualche tradizione napoletana che possiamo solo immaginare, ricordando alcune gag di Totò, quali ad esempio l'improvvisato corteo funebre sulle note di Cab Calloway stiracchiate da Galeazzo Benti in "Totò a colori", quando Totò piange "Babbo!" scuotendo una campanella.

Qui invece è solo il telefono.

"Brondo?": è più raffreddore o è più il negro delle barzellette (quello, per intenderci, che vuole il disco di Loredana: Bertè? Ber te, ber me, ber duddi !) ? Il titolo del brano lascia nel dubbio, e noi siamo contenti così: gioiamo della sofferenza esilarante di questo individuo che non ottiene ascolto, né risposta, né quantomeno "n'antìdono pe 'stu raffreddore".

L'anamnesi è un capolavoro: "ciò un raffreddore che mi prende qua…qua, qua…qua, sopa 'a capocchia", chiaro riferimento al luogo comune che vuole le persone di colore esageratamente dotate.

Vi suggeriamo caldamente di assaporare la frase di Cerruti, e di centellinarla come un vino buono

"...qua qua...qua...sssciù...sccc...qua, sopa 'a capocchia".

Che bellezza!

 

Lo starnuto non è mai solo: così come viene detto "Salute!" quando si sente un vicino starnutire, dopo aver sentito questo capolavoro non potrete esimervi dal prolungare uno dei vostri:

"Etcii.."

con l'inevitabile "…temmuorto, dottore!".

 

Io lo faccio.

Noi lo facciamo.

Voi non so.

Il quadro clinico è completo: il raffreddore non è gratuito, tanto per starnutire; è stata "una refola di vento…qui vicino 'a recchia…sto murenno!". E per di più questo raffreddore è una profonda ingiustizia: "i bianchi non lo prendono mai"; lui prende un raffreddore nero, e lo prende per il più banale dei motivi. Se avesse ascoltato una qualsiasi mamma napoletana si sarebbe coperto e non avrebbe passato un guaio nero.

L'introduzione del racconto coincide mirabilmente con l'introduzione musicale della band; il blues entra nel vivo insieme al lamento del raffreddato, che prende vigoria man mano che questa meravigliosa (non ci stancheremo mai di dirlo) base acquista corpo.

Qual è il dramma di quest'uomo? Non si spiega che lui debba soffrire (e soffre, eh…) per una banalità come questa, quando "qua scoprono, vanno sopra la luna, vann'affanculo (perché non concludono: dovrebbero piuttosto pensare ad una cura per il raffreddore)"; è pur vero che ha pure "una faringite", la febbre a " trentanoveqquattro…a parte il quattro che non mi interessa, ma il trentanove io so' grave!": che almeno abbia "una pillola per il raffreddore", ma purtroppo "n'cià rann".

Conati.

"E' sciuto."

Quest'uomo è disposto a tutto, pur di non starnutire piùuuutestramuorto; prenderebbe "i suffamidici, gli antipastidici, gli aristrocratici": domani deve andare "a Bolzano: devo fare una tratta delle bianche".

Perché a Bolzano? A Bolzano fa freddo.

Perché la tratta delle bianche? E' un negro o un negriero? E' una rivalsa razziale? E dove vengono tradotte le bianche? E perché il raffreddore impedisce la tratta della bianca? Mah...a Bolzano fa freddo.

Bisogna ammettere che un raffreddore del genere riduce la qualità della vita; se infatti "s'è appilato tutto 'o naso, respiro c'o culo" l'unica consolazione che rimane è la musica (strepitosa, l'avevamo già detto?) che lo sollazza. Al lettore viene lasciato per esercizio il dimostrare cosa accadrebbe se non ci fosse la musica (splendida!), e l'associato sollazzo.

"Mamma r'o Carmine…"

Segnaliamo, dopo il "polmone in ebollizione" uno dei migliori starnuti; è ineffabile, ascoltate e godetevelo. Sembra compiaciuto, quasi dicesse: "mamm, di che cosa sono capace".

Alfonso è il suo nome, ma non riesce neanche a dirlo per intero tanto è il raffreddore: si ferma ad "Alfff" e costringe sua moglie a fare "avanti e dietro co 'sti kleenex" per assorbire tutto il suo umore. E siccome il kleenex non basta Alfonso dichiara: "m'aggia vuttà nd'a segatura".

Sofferenza sulla sofferenza: il dottore è filobianco e non lo ascolta, i carri da morto già si litigano la sua futura salma, adesso pure l'asma. E l'indifferenza del dottore.

In realtà il pezzo è talmente ben congegnato che non avrebbe bisogno di guide; i riferimenti culturali ci sono, e sono evidenti: blues = disagio, il raffreddore è una piccola sofferenza agli occhi del mondo, ma per lui assume connotati di tragedia. Questa considerazione porterebbe alla lettura di questo brano come ad una smitizzazione da parte degli Squallor delle tematiche del blues ("my mama died, my daddy got drunk: he left me here to die or grow, in the middle of Tobacco Road").

Una seconda lettura meno dotta porta a considerare la telefonata al dottore come citazione di brani allora in voga simboleggiati magnificamente dal duetto Claudia Mori - XXX "Buonasera dottore", confermata dallo stesso Cerruti in coda al brano.

Resta da spiegare ancora come mai, a distanza di trent'anni dallo sbarco dell'uomo sulla luna, la pillola per il raffreddore è ancora di là da venire.

"Stuta 'a radio"



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