Avida

(Arrapaho)

 

La base, a meno dell'inversione di un paio di accordi, e di poche note nella melodia, è "Private Investigations" dei Dire Straits; la vicenda potrebbe essere la continuazione ideale della Scarognata.

Infatti Avida potrebbe non essere un nome, ma l'essenza stessa di Ofelia (no Loff, Ofelia), e il rancore che nella Scarognata era messo a tacere solo dai "sord'e Ofelia tutt'e juorne", qui erompe nella consapevolezza, pure timorosa, di un evento definitivo.

Il Germanista leggerebbe nel gongolare di Lui la schadefreude (non conoscete il tedesco? Ci volete fare il culo anche da morti? Il "godere della disgrazia altrui"; il Glottologo penserebbe: pensa quanto deve essere comune questo sentimento in Germania per riassumerlo in una sola parola, se la comunissima "acqua tiepida" per un alemanno diventa "Nichtsehrheisseabernichtsehrkaltaufwärmtewasser"), ma sarebbe troppo facile come interpretazione, perché il protagonista, seppure nella camera ardente, non è del tutto convinto che Avida (o l'avida) sia morta; la sua soddisfazione, già palpabile, sarebbe completa solo qualora fosse matematicamente sicuro che Lei sia "Cadavere. Gelato, preciso."

Questa sicurezza Lui non l'avrà mai; per tutta la durata del pezzo cerca conferme che comunque lo lasciano dubbioso, e lo sareste anche voi se aveste la coscienza sporca, o qualche pendenza penale, tanto da pensare, sapendo dell'arrivo di un brigadiere: "E' per me". Insomma, anche contro tutte le evidenze, forse perché quest'avvenimento era stato così tanto desiderato da non riuscire a capacitarsene, il pungolo del dubbio ("zing, zing") lo tormenterà sempre.

Il punto centrale di Avida è perciò la realtà immanente (la realtà dentro di sé; in tedesco: "Innerenurinnerstewirklichkeit") che, nell'intenzione di Lui, diventa realtà universale; ci spieghiamo: Lui è così convinto che Lei sia morta che vuole convincerla; e per questo le mostra la convenienza di essere morta: "Hai un avvenire davanti a te; puoi fare il fantasma; puoi svegliarmi di notte mentre io inciucio con sette o otto fiche"; questo proposito non è reale: Lui vuole solo farle rabbia, ora che è morta. Lo dimostra il fatto che si lascia scappare "puoi svegliarmi", segno che si tratta di un avventura onirica, e niente di più. Ma d'altronde tutto questo pezzo è dimostrazione che il reale è una convinzione, che però ha bisogno di continui riscontri e anche di testimoni.

Andiamo con ordine: viene "Palmieri, quello delle pompe funebri"; potrebbe bastare "ma non fa testo", cioè è Avida che deve dare conferma della propria dipartita.

E la sfilza dei testimoni, il coro muto, certifica la morte: 

"Babbo, mamma, iiii i Gorilli, i Frattieri, i Genovatti, i Fortazzi, i Forboni, i Bubbuini, i Zozzoni Bolotti, Bambo, Buffo, Tricco, Bummo, Lamma, Fummo, Sicco, Trocco e Trucco…che sono i tuoi cugini".

Ci resta il dubbio del perché tali cugini, che devono prendere il treno ("Ciuffociuffocciù ciuffocciù"), siano arrabbiati: questioni di eredità (vedi oltre)? Avida non è morta e hanno fatto il viaggio a vuoto? Mah…

Se servisse ancora un argomento, si noti che lui si rivolge ad Avida "da uomo a uomo"; si accorge di aver sbagliato e si corregge con, non come ci si aspetterebbe, "da uomo a donna", bensì con "da uomo a morto", significando così che l'importanza dell'interlocutore sta nel suo essere morto. Neanche mortA: morto; il morto non ha sesso1

Per quanto riguarda lui, le chiede una prova della sua morte: "Alza una mano se sei morta. Se non sei morta non ti muovere, che per me è uguale", e qui la tesi precedente trova conferma palese: o Avida è morta, e a lui va bene, o non le è, ma per lui è lo stesso perché lui ha deciso che questa storia è finita; è curioso notare che anche Avida è connivente: alla richiesta "fammi un segnale, se sei morta", Avida replica con fin troppa vivacità, tanto da fargli esclamare: "Chi t'è mmmmuorte, non così forte; ho detto: un segnalino", e un segnalino sarebbe bastato ("meglio, così").

Chiaro paradosso il volere un segnale vivo, un'affermazione di innocuità, di inanità da una che "per tutta la vita è stata una merda, e da morta: peggio".

Il continuo chiedere conferma dei fatti porta il protagonista a dubitare anche di averla chiesta ("Avida tu sei mor…già lo questo, già lo ho detto: tu sei morta? Si o no? L'ho detto o no? L'ho già detto? Ooooh? L'ho già detto o no? No, per essere sicuro, non per altro"); sembra che tale reiterazione lo confermi nella sua convinzione. Ma la necessità alla convinzione della reiterazione, porta di nuovo al dubbio. Ergo, il cerchio si chiude.

Come molte altre situazioni, vedi Trasporto d'amore, la tragedia è il pretesto per lo sberleffo: Avida, sebbene cacacazzo, sebbene rompicoglioni per tutta la vita (e anche "da morta insiste"), ha abboccato a quest'inganno sconfinato, dato che non si comprende più cos'è il vero e cosa il falso, e sul letto di morte, al contrario di Filumena Marturano ("Dummì, simme marite e mugliera"), ottiene la certezza di essere stata gabbata perché non è mai stata sposata: "Il prete era finto; era mio fratello, tale Antonio Esposito Emanuele: finto prete, finta chiesa: sconsacrata".

L'ultimo escamotage serve a salvare l'eredità: se il matrimonio era fasullo, il caffè Caracolito compie "'o miracolo" e fa sì che lui si possa continuare a mangiare "'e sorde 'e Ofelia tutte 'e juorne".

Il tarlo del dubbio ("crrrr, crrrr"; il pungolo: zing, il tarlo: crrr) spertusa ogni certezza e allo sfinimento il nostro risolve con un compromesso per il quieto "vivere" di entrambi; si badi bene che Avida non ha molte alternative: posto che non deve rompere, può pure morire: "Muori. Ma nun me rompere 'o cazzo".

"Ciao".

1Un po' come la spia: "farlate far pace" parla chiaro. Vedi Piacere Pesce

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