La scarognata

(Pompa)

 

Omaggio al luogo comune della cultura partenopea, nel senso più oleografico, riprende fin nel titolo la sceneggiata, archetipo di musical autoctono, con grande abbondanza di mandolini e colore napoletani: sembra quasi di intravedere la Montagna (il Vesuvio) sullo sfondo.

Il protagonista racconta la vicenda durante una festa da ballo, che richiama le atmosfere Meroliane di zappatori, fatte di elementi quotidiani e famigliari in cui la gioiosità di facciata nasconde " 'nu casino".

La trama è tipica della sceneggiata: l'amore infelice per una donna infedele e insensibile, che non apprezza (vedi Nottingam) gli epiteti poetici ("Ofelia", travisata nella greve "Loff") del protagonista-narratore innamorato e deluso.

Deluso dalla cacata del cavallo (non Pascalone ma un più anonimo equino) e dalla presenza ossessionante e oppressiva di una famiglia esageratamente napoletana ("aveva due mamme come genitori: manco 'nu pate…") finirà per incrudelirsi e approfittarne.

L'animo poetico del protagonista si nota nella leggerezza con la quale affronta la scarogna propria che, rispetto a quella di Ofelia, è una scarogna più felice; ne prendiamo atto da questa ispirata imprecazione: "mannaggia bubbà".

Lui è circondato da amori infelici; persino il cavallo, che li trasporta in uno dei rari momenti romantici (il giro in carrozza per la città), allorquando s'innamora di un'altra cavalla di passaggio, rompe l'incanto del momento con le sue inopportune deiezioni.

E non è che l'inizio; dopo la "Loff", dopo il cavallo: la stazione.

Nei film e nei romanzi sentimentali popolari, che sono il substrato dei racconti da sceneggiata, la partenza di Lui è sempre evento strappalacrime; è il momento del fazzoletto: Lei lo sventola per salutare, gli spettatori in sala lo usano per asciugarsi le lacrime ("Damme 'nu kleenex, va…").

Ma…

Ofelia no.

Lei lo saluta e lo bacia e, contemporaneamente (voi sentite!), CONTEMPORANEAMENTE, "arreto teneva 'nu pingone ca s'o metteva 'nguollo e sotto 'e nascosto a me".

E' un agghiacciante deja-vu.

L'innamorato disilluso ed esasperato medita la vendetta: "M'hai strappato 'o core…bocchinara! Ma io t'o mettesse 'ngulo".

L'accorto lettore potrà notare che questo è uno dei brani a più alto contenuto coprolalico (per i più addetti che non conoscono l'italiano, tasso di volgarità) dopo Berta, brano greve che compare nello stesso album e che peraltro non è sorretto da una struttura così solida ed esteticamente valida.

Il poeta ferito reagisce con sarcasmo: "E voi rideto…e voi rideto! Ma io song'io o curnuto! Song'io ca m'adporto 'sti 'ccorne tutt'o juorno…n'gapa. Trase int'o barbiere…curnuto! Trase int'o tramme…curnuto!".

Questo cornuto non sarà pure mazziato; lui decide di accettare il ruolo di cornuto traendone però il suo bravo tornaconto: tutto il giorno si porta le corna "n'gapa" ? Tutti i giorni si "magna 'e sorde 'e Ofelia: 10000 lire, 20000 lire, 30000 lire, 40000 lire, 50000 lire, 60000 lire…"; ma lei reagisce: "Basta! Nun me l'ha volute dà cchiù…cessa!" (non vuole più: cessa).

La sua delusione è vieppiù accresciuta dal fatto che proviene dal suo primo amore, tardivo quanto si vuole (un po' come quello di Trasporto d'amore), ma primo, e anche scartellato. Interviene infatti un altro tipico ingrediente della sceneggiata nell'insania di Ofelia (per i meno addetti che non conoscono Shakespeare: malattia): "un inizio di scogliosi cronica che per curarla s'erano dovuti vendere la Raffaello…e manco ce 'a facevano".

Dove si capisce che Ofelia e le sue mamme erano sì scarognate, ma facoltose.

Ah beh.

D'altra parte l'etica della sceneggiata vuole che il ricco debba piegarsi al destino (piegarsi non è detto a caso). Lo sapeva pure Veronica Castro (cfr. Anche i ricchi piangono).

"Il dottore tale prof. Cagliostri Ernesto" (si confronti la metrica del nome del dottore con gli altrove nominati Budroski Balmiro, Sandomenico Antonio, o Antonio Esposito Emanuele, che però sfora) per curarla pretende onorari sempre più esosi che si sottraggono alle tasche del narratore, tanto che questi lo paragona a un agente delle tasse: "s'acchiappava dieci, trenta, quaranta, cinquanta, sessantamilalire…"; il taglio delle banconote è identico a meno delle ventimila lire che, chissà perché, il dottore schifa.

La tragedia si compie subitanea e inarrestabile: è morta Ofelia, il dottore (siccome è dottore) è deceduto, la mamma e la mamma sono morte...

 

MA IO STO' SEMPE 'CCA'! 



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