Marcialonga

(Palle)

 

Secondo episodio di quello che poi diventerà il marchio di fabbrica di Alfredo Cerruti, quello delle radiocronache/marce/tutti i morti minuti per minuti, Marcia Longa colpisce sin da subito per una "insolita" voce quasi imberbe, o per meglio dire "stranulata" di Cerruti quando lancia il jingle VOV. Lo stupore sopraggiunge quando ci si accorge che non è una semplice radiocronaca, ma due. Infatti: "signoresignoribuonaserasignoresignoribuongiorno" e via si parte.

Sui due canali stereo le due voci di due fantomatici radiocronisti commentano sovrapponendosi, due distinti avvenimenti: a sinistra si trasmette dalla "Clinica Sant'Eusebio" dove alcuni "malati di cancrena con bubbone supersonico sulle chiappe" hanno organizzato una festicciola per il direttore. Sull'altro canale si trasmette da un paese torrido come l'Africa e freddo come il Polo Novd. A parte il Dottor Wuolzon/Watson e il suo pantalone classificato dal cronista con puro naturalismo Zoliano "una mezza chiavica", la/le radiocronaca/che si mantiene/ntengono su un livello puro di nonsense, di giochi di parole che in bocca a qualcun altro più che probabilmente sarebbero stati solo terrificanti stronzate (e sulla destra c'è la sinistra), magnificamente supportati dalla musica, una marcetta godibilissima dal sapore di parata di forze armate USA.

In questa prima parte si assiste alla sistematica distruzione e presa per il culo di tutti i modi di dire, del modo di parlare, dell'intonazione, del sussiego, del parlarsi addosso, della dizione dei tele/radiocronisti di avvenimenti mondani (in questo momento mi viene in mente Paolo Frajese, ma forse non c'entra niente). E in questa travolgente Marcia c'è di tutto: "Sono loro: i maomettani!" e il ritmo riprende. I carciofi non sono cresciuti perché "

alcuni uccelli passando raso raso hanno incappato nelle punte dei carciofi" e la cosa non può farci che piacere. C'è persino "Gesù, noto personaggio napoletano".

Consigli per gli acquisti: alcuni comunicati commerciali a cui non renderemmo giustizia se ci limitassimo a trascriverli.

Stop, fine pubblicità, seconda parte, si continua: "Ed eccoli qui: i froci" (in tutto sono sei ma formano una specie di trio perché sono fidanzati tra di loro), e via continuando tra esponenti sacri, zitelle vecchie, la ditta PadroniGriffi che certa di fare omaggio regala anche i tappi, indecisioni su Bologna-Foggia, vacanze a Bacone, fracchioni e sputacchiere, inevitabilmente comincia a prendere forma tutto un universo, una specie di Alice nel paese delle meraviglie, finché non veniamo informati che Ciacco, un (pausa) personaggio molto noto si fece male "sciuliando sul sa-po-ne".

La marcetta termina, e al suo posto introdotto da un urletto di Cerruti, sopraggiunge un western theme perché il tono si fa epico. Le due voci si intrecciano in un botta e risposta, sembrano narrare lo stesso avvenimento perduto in un tempo remoto, magari ambientato in uno sperduto drugstore del Far West. Si configurano personaggi e situazioni misteriose: intravediamo Giosuè Carducci a bordo del suo spider, pasticche di Veramon che discutono con supposte di gliceminanina(?) per poi successivamente aggredire il professor Gardoni, il tutto mentre il chirurgo Zappallotti si produce in una trotterellata sotto canestro, fino a che il crescendo rossiniano si sublima nel terribile:

"Indossando la maglia numero 9 che era tanto cara a Valcareggi..." / "Cercherei di intervenire qui sulla tre, se tu mi lasciassi un po' di spazio Cardoni..." / "Guardandola negli occhi..." / "Cercherei di intervenire se tu mi lasci spazio..." / "Le sussurrò una sola parola..." / "Cardoni?" / "Vaffanculo!" / "Ti ringrazio ma...".

E dopo non c'è più storia.

(Claudio Simeone)



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