Demiculis

(Manzo)

 

Raro esempio di satira politica degli Squallor, Demiculis è chiaramente l’ex ministro socialista Gianni de Michelis, il cui nome è stato ellenizzato per ambientare questa farneticazione nell’improbabile "isola di Pacandragus", luogo natale del protagonista.

Abbiamo detto satira, ma di politico c’è solo lo spunto per ribadire il luogo comune in voga (con qualche motivo) in quegli anni del "socialista ladro" che costò a Grillo l’emarginazione per anni dalla RAI. Le poche volte che gli Squallor accennano a qualche personaggio politico il socialista non manca: "Vive Mitterrand…le socialist…Bettino Craxi, lo amooo! " ne La guerra del vino, il sindaco "Capatosta, col garofano" in Trasporto d'amore, o lo stato maggiore al completo "Bettino...Martello...io sono socialisto" di Scoraggiando.

In verità questo brano è l’apoteosi dell’improvvisazione su una base con poco prevedibili cambi di ritmo. Il meccanismo è simile a quello del Dottor Palmito, ma lì sembra meglio controllato nei tempi, mentre qui Cerruti è sempre in affanno raggiungendo dei picchi di comicità rimarchevoli.

La storiella è presto detta, basata su un canovaccio probabilmente ridotto all’osso: è il racconto dell’ascesa politica di Demiculis alternato alle parole della mamma trascurata. Il cambio di ritmo coincide col cambio del personaggio: si parte con un sirtaki lento per la voce narrante, quando arriva il "tucco trucco" è il momento della mamma. Molto probabilmente il brano cerca di sfruttare una base preesistente di chiaro sapore greco, da qui l’assonanza De Michelis – Demiculis (evidente la storpiatura greca e greve).

Sembra che Cerruti non conosca bene i tempi della base, sembra che gli abbiano semplicemente raccomandato di interpretare la mamma quando sente "’u bu bu bu" (ovvero il passaggio al sirtaki più allegro), e di riempire lo spazio tra un cambio e l’altro di ritmo: questa situazione dà adito a indecisioni esilaranti:

1) come finisce la mamma "apre mostre, mostre apre, è già un mostro lui" cambia il tempo della base, prendendo Cerruti cronista in contropiede e costringendolo ad attaccare un indescrivibile "Ma." preceduto da un’inspirazione affrettata. In questo caso, comunque, Cerruti riesce a cavarsela "tutto per la sua strada".

2) mentre racconta dell’ascella "truccata" e dei piedi che "anche quelli fetevano, mica poco" il cronista prepara la mamma, ma la base non cambia. Cerruti non si perita di nascondersi e chiede indispettito "e mo n’arriva bum bu bum? C’è ‘o ritardo…". Dopo qualche altro secondo raffazzonato da cronista, ci riprova col "fin quando non arrivò il trucco trucco" che dovrebbe introdurre la mamma, ma "n’arriva cchiù oh…". Pur di riempire questo vuoto, cita Fragolone, il "mmm" di Manzo e lo spillone indolore di Pret a porter, che punge con un TING TING che tanto ricorda lo ZING delle piattole del Circo Loffion.

3) dopo le "iniezioni di politicol", lunghe pause e pernacchiette…e "qualche volta esagerava"

4) all’ennesimo fallimento del cambio di voce, "ma lui cagava sempre qui", Cerruti alza bandiera bianca: "ormai so’sbottato…e un pezzo dura tre ore! ", ragione questa per la quale Demiculis forzosamente muore sotto una macchina, ma "siccome era del ministero, gli pagarono la macchina…a lui."

5) il nuovo cambio inaspettato (verso il sirtaki veloce) coglie del tutto di sorpresa Cerruti che biascica "e seee…e seee…;" e finisce inopinatamente per dare voce all’ormai morto Demiculis "Mammà vuotteme ‘o cantero, famme piscià…c’è un’euforia in questa base che non finisce mai"

6) per finire, la base gli gioca l’ultimo scherzo lasciandolo a metà dell’ultima pernacchietta, che dovrà commentare sul vuoto: "pulezzatele ‘o culo".

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