Pane e barbagia

(Tromba)

 

Lo vogliamo chiamare un pezzo di denuncia? Denunciare, denuncia.

Con la scusa del luogo comune (il sardo è rapitore, anzi è nato rapitore) evidenzia il problema sociale della disoccupazione e dell'arte di "arrangiarsi" (oggi si dice: essere manager di se stessi) con lo humour paradossale che contraddistingue gli Squallor.

Il brano sembra abbastanza ingenuo ma rivela insospettate perle: come definire altrimenti la "chiantozza" che la sorella assesta al protagonista giovane per indurlo a restituire la bambola che aveva appena rapito? Cerruti qui precorre le invenzioni della lingua di Nico (alias Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo) come "Sa fichirrigna, su patagarrosu, su sgracchiu frattau, Franco" perché, come si sa bene, il sardo è una lingua, non è un dialetto.

Sia detto che il sardo di Cerruti è assolutamente improponibile, infatti si limita al raddoppio di alcune consonanti.

Invece il testo sembra ben architettato; è basato sull'idea paradossale di rapire se stessi per dimostrare la propria "balentia", ovvero la scaltrezza e il coraggio del sardo, ma ovviamente in chiave Squallor.

Antonio Coggiu si rapisce da solo costringendosi a scendere dalla macchina blindata che aveva comprato per proteggersi: un vero sardo "balente" non si rende la vita facile; per completezza dell'informazione ci corre l'obbligo sottolineare che Coggiu rapitore punta la pistola alla tempia di Coggiu rapito, scena che abbiamo visto in "Mezzogiorno e mezzo di fuoco" di Mel Brooks in cui lo sceriffo di colore si salva dal linciaggio puntandosi la pistola alla tempia e minacciando di far fuori "questo sporco negro".

Altro riferimento sono "i prati sfarzosi e senza chiome" che riproducono la vegetazione brulla della Barbagia, e che ritroveremo in seguito in Torre Annunziata, famelica donna residente in una villa "sfarzosa e pienadidanaaaro".

Si noti che Coggiu si costringe a scappare per raggiungere velocemente il rifugio, donde comunicherà alla famiglia del rapito la richiesta del riscatto. La famiglia del rapito chiaramente "cestina" (in realtà la stracciano e la buttano "dentro a un cesso") tale richiesta "come l'hanno letta". Inutile rimarcare che questo ed altri modi di dire non hanno niente di sardo ma sono smaccatamente napoletani, e non riescono a sembrare sardi neppure con tutta la buona volontà: provate a raddoppiare le consonanti di "dentro a un cesso"…

Di contro mandate il vostro pensiero al finale di "A chi lo do stasera": "attenzione: la coppia idrofoba c'ha cantato…è juta a finì miezo 'o cesso".

Il regime alimentare a cui si sottopone Coggiu è agghiacciante: "pane e barbagia, barbagia e pane" (sempre meglio comunque del "cocco di noce per primo, cocco di noce di secondo, cocco di noce per frutta") e in più una quantità terrificante di scatolette di tonno che mai un sardo mangerebbe, ma un rapito si deve adattare; e deve adattarsi anche al fatto che le scatolette non siano proprio di giornata: l'unica consolazione è che sono delle scatolette storiche e che Garibaldi ha qualche rapporto con la Sardegna. In ogni scatoletta Coggiu trova un messaggio di serena festosità : "Viva i Mille! Vi saluto, Garibaldi".

Sottolineiamo il "Vi saluto" pronunciato in modo troppo napoletano: riecheggia uno "stateve buono " o un "di nuovo, nuovamente".

L'odioso crimine del sequestro è reso vieppiù doloroso dalle torture che Coggiu si infligge per impietosire la propria famiglia, tutt'altra cosa rispetto al dolore masochista che il protagonista di Tromba si procura con "spille, spillette e spillettoni" perché "mi devo far mal…". L'intervento del dottor "Beccalossi Antonio" sarebbe stato necessario per tamponare "l'escursione di sangue" autoprodottasi dal Coggiu, ma il rapito è ameba.

La balentia viene messa però a dura prova dal fatto che la famiglia non appoggia il progetto e straccia anche la seconda richiesta, costringendo l'intraprendente Coggiu a pagarsi il riscatto "per non fare una figura di merda".

Oddio il riscatto…un riscatto 'e merda: "centotrentaseimilalire esente IVA: perché erano in nero…"

Che già in se sarebbe ridicolo; ma sentite la trovata, impreziosita dal momento di pausa che la precede: "…andando in culo alla legge Malfatti, 450, capitolo cinque, terzo anagramma".

Il sardo ha ragione a non avere fiducia nelle istituzioni; solo "dopo tre anni con sofferenze aaatroci, da solo" gli vengono riconosciute sessantaduemilalire; quello, Malfatti, non era mica l'ultimo stronzo…

La conseguente liberazione è spassosa: assicuratosi di non essere visto da nessuno, attacca un "fuja-fuja per tutte le SSSSSSardegne, sono arrivato all'imbarcadero" e decide, dal momento che l'Italia è troppo pericolosa e dopo un'esperienza così devastante, di partire per le Antille, "un paese dove nun me rompono cchiù 'o cazzo e posso cantare finalmente" (e qui la dovete sentire !!!) "reghe reghe reghegè / bo bo bo, ba ba / cicca mumma saina mana / streine bine la la la".1

1 Non vi ricorda "Rip e Rap"?



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