“Cristo si è fermato a Eboli” è un romanzo di Carlo Levi, scrittore che per la sua attività antifascista è stato confinato in Lucania negli anni 1935 e 1936. Il romanzo è autobiografico: Levi descrive infatti il suo periodo al confino in un paesino che, soprattutto a confronto con la modernità di Torino, agli occhi dell'autore è del tutto arretrato.
Con questo titolo lo scrittore Carlo Levi intende descrivere l'arretratezza e l'assenza dei valori cristiani nel paesino lucano.
Il romanzo si apre con il protagonista Levi che, per il suo antifascismo, viene cacciato da Torino e confinato ad Aliano, paesino nell’entroterra lucano che nel libro viene chiamata Gagliano.
Qui il protagonista viene a contatto con le condizioni di profonda miseria vissute dai contadini. Levi rimane folgorato dalla scoperta di una umanità remota e ciò lo spinge verso la conoscenza di se stesso.
Ad Aliano, paese devastato dalla malaria e dalla povertà, sembra che non sia arrivata né la modernità né il messaggio cristiano. Gli abitanti del piccolo comune lucano sono divisi in due classi: i contadini poveri e i proprietari terrieri, responsabili della povertà dei primi.
In questo paesino, Levi trova comunque accoglienza e conosce diversi personaggi: due medici che non sanno nulla della scienza di Levi; la domestica Giulia, accusata di stregoneria; il parroco Trajella che conduce uno stile di vita peccaminoso.
Il confino di Levi ad Aliano è interrotto dal verificarsi di un lutto familiare, a causa del quale ritorna per un breve periodo nella sua Torino. Proprio qui l’autore si rende conto di quanto il confino lo abbia cambiato nel profondo.
Quando ritorna ad Aliano, Levi scopre che la domestica è scomparsa e che il parroco Trajella è stato allontanato dopo aver celebrato una messa in stato di ubriachezza. Il libro si conclude con Levi sulla strada del ritorno a casa, grazie alla amnistia che riflette sulla sua esperienza di uomo e cittadino.
Рубриката подготви: Бианка Радовска от 11б