Una caduta vertiginosa e una nave che fa acqua da tutte le parti
La nazionale Svizzera di calcio stacca il biglietto per Euro 2024 per il rotto della cuffia
Immagine di watson.ch
La nazionale Svizzera di calcio stacca il biglietto per Euro 2024 per il rotto della cuffia
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L’urna di Francoforte, il 9 ottobre 2022, era stata clemente con la Svizzera. Romania, Israele, Bielorussia, Kosovo e Andorra sul cammino verso i campionati europei in Germania. Un gioco da ragazzi, quasi. E considerata la netta differenza di qualità tra la formazione di Murat Yakin e le altre del gruppo I, Granit Xhaka non aveva nascosto l’ambizione di arrivare il 21 novembre con il numero 30 sulla casella “punti fatti”, sinonimo di 10 vittorie su 10. Eppure i sogni si sono infranti. La Svizzera non è mai arrivata a scrivere il numero trenta, anzi, nemmeno il venti. I risultati, alla fine della campagna di qualificazione recitano quattro vittorie, cinque pareggi e una sconfitta, nell’ultima giornata contro la Romania che le ha anche soffiato la prima posizione in classifica e il posto in seconda fascia nell’urna del sorteggio che verrà effettuato il sabato prossimo 2 dicembre ad Amburgo.
Alla base di questa clamorosa débâcle non c’è un individuo, bensì un intero sistema, che ha scricchiolato per diverso tempo fino a crollare definitivamente martedì sera a Bucarest. Bisogna essere onesti: per quanto mostrato sul campo, la Nati non ha mai meritato di più in questo girone. A partire da alcune scelte tecniche di Murat Yakin, che già avevano fatto rabbrividire i tifosi in Qatar, come ad esempio quella di portare con sé un numero insufficiente di terzini e quella di escludere dal roster diversi giovani per dare precedenza all’esperienza dei veterani che però non si è mai fatta sentire. E a non raggiungere il voto 4 in questa particolare pagella, oltre al mister, sono proprio loro, i senatori Shaqiri, Xhaka, Akanji del caso che anziché prendere sulle spalle la squadra hanno alimentato la bufera tra litigi in spogliatoio, frecciatine davanti alle telecamere e nessun segno di sostegno all’interno del sistema in crisi. Infine, come dimenticare la dirigenza, composta da Tami e compagnia, che anziché reagire drasticamente ha preferito la terapia conservativa nella speranza utopica che tutto convergesse al bene e che si potesse scrivere alla fine del romanzo “qualificazione” il celeberrimo e vissero per sempre felici e contenti.
Certo, l’obiettivo primario, il biglietto per la vicina Germania, è stato raggiunto senza troppe difficoltà, ma i problemi all’orizzonte non sembrano certamente mancare: le ultime partite hanno mostrato sedici giocatori in campo spaesati e svogliati e, per alcuni tratti, perfino arresi. Il 28 novembre è stata fatta chiarezza sulla posizione di Murat Yakin - che con la conquista del pass europeo ha visto il suo contratto allungarsi automaticamente fino a giugno 2024 -: almeno fino alla fine della competizione continentale sarà lui a guidare la Nati. La scelta di Tami e dirigenza ha fatto storcere il naso a molti, ma un semplice esonero dell’allenatore, ne siamo certi, non si sarebbe dimostrato l’antidoto efficace per guarire una squadra che non sente il gusto della vittoria dal lontano, lontanissimo – Andorra esclusa – 13 marzo. Forse, quello che serve è una vera e propria rivoluzione e dopo l'Europeo iniziare un nuovo ciclo. In panchina scalpitano Aebischer, Ndoye, Okafor, Vargas e Amdouni, solo per citarne alcuni. Anche perché, risultati alla mano, perdere per perdere sarebbe meglio farlo con le future leve: perlomeno loro ne trarrebbero beneficio…
Mario Socchi - 28.11.2023