Carlos re d'Inghilterra
Il 20enne spagnolo piega l’eterno Djokovic e conquista il suo primo Wimbledon
Immagine di cdt.ch
Il 20enne spagnolo piega l’eterno Djokovic e conquista il suo primo Wimbledon
Immagine di cdt.ch
Avrà fatto fatica ad addormentarsi, domenica sera, Carlos Alcaraz: certamente non si aspettava di sollevare a soli 20 anni il trofeo più prestigioso del circuito, nel secondo giardino di casa Federer, o perlomeno non si aspettava di farlo in questo modo. L’intervista post partita ne è stato fulgido esempio, con le parole che mischiate all’emozioni sono uscite disordinate e confuse ma che hanno strappato le lacrime ai 15 mila del Centre Court. Avrà fatto fatica ad addormentarsi, domenica sera, anche Novak Djokovic: era da ben 3661 giorni che non usciva dal tempio di Church Road sconfitto. E sicuramente non si aspettava di farlo quest’anno, contro un ragazzino che dopo soli 34’ era sotto 6-1 nel primo set e mentre era a caccia dell’ottavo trionfo, per agguantare il record di Roger.
L’inizio di una nuova era
Era da un’eternità che non si assisteva a una finale del genere, terminata 1-6, 7-6 (8/6), 6-1, 3-6, 6-4: passanti incrociati che finiscono in tribuna, serve and volley, smorzate impossibili che una volta superata la rete si adagiano sull’erba. Vogliamo parlare del quinto game del terzo set, durato qualcosa come ventisei minuti e che ha visto Djokovic annullare sei palle break prima dell’allungo decisivo dello spagnolo? Magia pura. Eppure, la partita era iniziata differentemente e, ne siamo certi, al termine del primo set diversi appassionati di sport hanno cambiato canale per seguire l’appassionante duello fra Pogacar e Vingegaard al Tour de France. Se ne saranno pentiti, perché lo sloveno della UAE ha sì attaccato sul Monte Bianco, ma il danese in maglia gialla ha risposto presente. Nel giardino londinese, al contrario, a partire dalla seconda frazione l’allievo ha cominciato a colpire il maestro rubandogli prima le mosse e poi addirittura il tiebreak, che non perdeva da tredici appuntamenti. Eccolo, il famoso passaggio di testimone.
Il rovescio di Carlos e la racchetta di Nole...
Nel terzo set il classe 2003 di Murcia non molla un centimetro e restituisce la sberla subita in entrata di match mandando Nole negli spogliatoi con un perentorio 6-1: manca solo un set per coronare il sogno. Il serbo, visibilmente innervosito, si prende una bella pausa non concessa prima di ritornare in campo e Carlos, forse confuso dalle emozioni, sembra accusare il colpo e nonostante il livello di gioco non si sia abbassato, fatica tremendamente a portare a casa il servizio. Lo stop, al contrario, fa bene a Djokovic che gesticolando e parlando da solo riesce a sferrare i colpi necessari per spedire la pratica al quinto e decisivo set. Alcaraz oramai sembra spacciato e il Djoker, sicuro di sé stesso, va dritto per dritto. L’iberico sembra pagare a caro prezzo l’inesperienza, ma sotto gli occhi vigili del re di Spagna Filippo VI rincorre ogni pallina e riesce ad uscire da situazioni impossibili da risolvere. Nel terzo game riesce a prendersi una palla break e con un rovescio dolorosissimo mette una freccia nel fianco di Nole, che con molta frustrazione spacca la racchetta contro il paletto in legno che sorregge il net. Questa è l’immagine della partita: da quel momento il vincitore degli US Open 2022 si mette in attesa di sollevare, a soli 20 anni, il secondo slam della carriera. Sicuramente, non l’ultimo: senza Federer, con Murray e Nadal praticamente fuori dai giochi e con il quarto dei Fab Four che si è inchinato al suo cospetto, Carlitos sembra non avere più rivali. E il numero di 23 slam vinti da Novak Djokovic non è poi così irraggiungibile.
18.07.2023 - Mario Socchi