In memoria di Gino Mäder
Il ciclista elvetico si è spento all’età di 26 anni dopo una terribile caduta durante la quinta tappa del TdS
Immagine di bttlobo.com
Il ciclista elvetico si è spento all’età di 26 anni dopo una terribile caduta durante la quinta tappa del TdS
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Increduli e ammutoliti. Questa volta, nessun trionfo e nessun miracolo. Le lacrime e il cordoglio che accompagnano l’ottantaseiesima edizione del Tour de Suisse resteranno impresse: Gino Mäder, che era amato da tutti i tifosi e che diversi giornalisti avevano messo nella lista tra i favoriti per la vittoria finale, proprio adesso che aveva raggiunto la maturità ciclistica ed era pronto a fare il salto tra gli eletti dello sport sulle due ruote, se n’è andato prestissimo a soli 26 anni a causa delle gravissime ferite riportate dopo una caduta nel corso della quinta tappa mentre era intento ad ascendere il passo dell’Albula.
La tragedia ha subito riportato alla mente il 2021, quando a perdere la vita era stato il 19enne Jason Dupasquier durante le qualifiche di moto 3. Anche in quel caso il pronto soccorso da parte dei medici e il rapido trasporto in ospedale non era bastato. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: fino a dove lo sport deve spingersi vicino al rischio? A sollevare subito il polverone ci ha pensato Remco Evenepoel, campione del mondo in carica, che ha subito affermato il fatto che il tratto dove è avvenuta la disavventura era troppo pericoloso. Il ciclismo sfiora sempre i limiti fisici e sportivi e questa volta si è andati oltre.
Dove è accaduta precisamente la tragedia? In una curva a sinistra nella discesa che portava dal passo dell’Albula alla cittadina di La Punt, a circa 5 chilometri dall’arrivo. La velocità, ovviamente era già alta grazie alla discesa, ma a spingere i ciclisti ben oltre i 100 km/h ci ha pensato anche il vento a favore. Le cause dell’incidente sono ancora tutte da chiarire e a sfavore delle autorità locali c’è anche l’assenza di immagini televisive, con le telecamere concentrate a filmare il trionfo di Ayuso e la riconquista della maglia gialla di Skjelmose.
Purtroppo però, Gino Mäder non è stato l’unico a cadere in quel punto: anche il corridore della Ineos Magnus Sheffield è precipitato rovinosamente, ma per sua fortuna - a differenza dello svizzero che si è schiantato nel ruscello sottostante- si è fermato sull’erba e se l’è cavata con “solo” una commozione celebrale e qualche livido qua e là. Dopo l’annuncio della morte dell’argoviese, avvenuto venerdì attorno alle 11.30, organizzatori e ciclisti si sono riuniti per decidere come comportarsi; risultato neutralizzazione della sesta tappa (già condizionata a causa della frana a Brienz) e un tratto di 30 chilometri di percorso per onorare lo sportivo scomparso. Un breve tratto colmo di emozioni e lacrime percorso in un silenzio assordante e che ha visto sfilare sul traguardo dapprima la Bahrain-Victorious e via via tutti gli altri.
La squadra dell’elvetico, sotto shock, che tra l’altro è stata la prima a dare l’annuncio della morte, ha deciso di ritirarsi dalla corsa a due tappe dal termine e a seguire il team capitanato da Bilbao sono state anche la Tudor di Cancellara e la Intermarché di Girmay, vincitore della seconda tappa, oltre ai tre rossocrociati Küng, Schär e Hirschi.
Anche il Ticino è stato scosso dall’annuncio: Gino aveva corso per breve tempo anche per il Velo Club Mendrisio e sempre nel distretto momò aveva l’unico fans club, nato nel 2018 durante i mondiali a Innsbruck e che lo scorso anno, quando la carovana aveva calcato le strade della Torraccia, si era fatto conoscere in tutto il mondo. Per onorarlo, la trentina di tifosi speciali che lo seguivano in quasi ogni sua gara hanno deciso di dedicare una curva a lui proprio sulla strada che porta a Novazzano. Gino, quella salita non era riuscito a farla a causa di problemi fisici ma siamo sicuri che un giorno o l’altro la avrebbe percorsa con sostegno dei suoi fans. Ora toccherà agli altri ciclisti onorarlo come lui giustamente merita e a portarlo in cima ad altre vette già a partire dalla prossima Grande Boucle come ha fatto il campione del mondo in carica Evenepoel, che ha tagliato per primo il traguardo della settima tappa con gli occhi e il cuore rivolti verso il cielo.
Per la cronaca, a vincere questa edizione del Giro della Svizzera è stato il danese Skjelmose, che aveva preso la maglia di leader proprio il quinto giorno. La crono finale, orfana di Küng ma con Bissegger, è stata vinta da Ayuso mentre Evenepoel, con il ritardo che sfiorava il minuto, non è riuscito a completare la rimonta. Il tutto, su consiglio della tua famiglia, dedicato a te, caro Gino. Ora veglia dall’alto sullo sport che più amavi e perché no, qualche volta dai la tua grinta e forza ai tuoi colleghi, per permettere loro di festeggiare come hai fatto tu e per farti onorare come tu, giustamente, meriti.
30.06.2023 - Mario Socchi