Esercitazione didattica: rielaborazione del racconto personale IN OGGETTO, pubblicato sul sito Letteratura Capracottese (Facebook) del 25 ottobre 2022, rielaborato con ChatGPT,foto di copertina di DI BUCCI Cesare.
N.B. *.*. rappresentano il nome e cognome di uno scrittore
PROMPT: Puoi riscrivere il mio testo che ti allego in copia per renderlo più simile allo stile di *.*.,correggere la grammatica e la punteggiatura?
ecco la risposta:
Per riscrivere il testo nello stile di *. *., potrei aggiungere un tono più colloquiale, ironico e leggermente buffo, mantenendo comunque il senso del racconto.
*. *. spesso usa uno stile semplice, quasi parlato, con espressioni quotidiane e umoristiche.
Ecco una possibile versione del tuo testo:
A volte, quando mi fermo a pensare ai bei tempi andati, quelli della gioventù, mi ritrovo a ricordare certe persone che hanno lasciato il segno.
Sapete, quelle persone che ti fanno sentire importante, che ti danno quella spinta di autostima che ti serve per tirare fuori il meglio di te, magari nello sport o anche nel lavoro.
Ecco, ogni volta che ci penso, la prima persona che mi salta alla mente è lui: Michelino POTENA, il mio Insegnante di Educazione Fisica alle superiori.
Un tipo avanti, eh! Non lo dico per piaggeria, ma era proprio un innovatore per i tempi.
Uno che ci ha fatto provare sport che all'epoca erano novità, cose che oggi sono pane quotidiano.
Quando arrivò all'ITIS di Agnone, nell'anno scolastico 1969/70, fu una vera rivelazione per noi ragazzi.
Prima di lui, l'ora di ginnastica era una roba da sbadigli: un po' di flessioni, qualche partita di calcio… noia mortale!
Ma poi arriva Michelino e ci fa scoprire la pallavolo.
Oh, una passione incredibile! Ci mise lì, a fare palleggi, bagher e schiacciate.
All'inizio sembravamo un branco di scoordinati, ma con la primavera iniziammo a prenderci gusto.
Grazie ai suoi consigli – "Tempismo, ragazzi, tempismo!" – cominciammo a vedere i primi risultati.
Le partite tra classi diventavano un appuntamento fisso.
Io e mio fratello Filippo eravamo una coppia affiatatissima: io alzavo e lui, mancino, schiacciava che era una bellezza.
Sembravamo nati per quel gioco! Agnone, in quegli anni, era piena di studenti di ogni tipo: ITIS, professionali, liceo… un formicaio, insomma.
E per la festa di San Cristanziano, il nostro patrono, gli insegnanti di educazione fisica organizzarono un torneo di pallavolo in piazza.
Immaginatevi la scena: la piazza principale di Agnone trasformata in un campo da pallavolo!
La gente del paese era sbalordita.
E la nostra squadra dell'ITIS? Tutti capracottesi, eh: Mario, Filippo, Sebastiano, Diodato, Pasquale,Michele… mica per campanilismo, ma alla fine, il trofeo lo abbiamo vinto noi.
Da quel momento la pallavolo era diventata una vera moda tra gli studenti.
Io e Filippo, però, eravamo proprio presi e portammo questa passione anche fuori dalla scuola, a Capracotta.
Lì organizzammo tornei estivi con le squadre dei paesi vicini.
La squadra? Una roba seria: c'erano Lucio Fiadino, Vincenzo Pettinicchio, Lucio Carnevale, Lucio Fiadino, Monaco Alfonso, e tanti altri.
Il campo lo improvvisavamo: bastava tirare una rete una rete tra le case per "attrezzare" un campo da gioco dinanzi allo Sci Club o in piazza San Giovanni di fronte alla fontana, sotto lo sguardo di gran parte della cittadinanza.
Ai balconi non c'erano spettatori, c'erano veri e propri tifosi!
Era uno spettacolo: una partita saltuariamente ogni pomeriggio e tutta Capracotta lì a fare il tifo.
Michelino era sempre lì, organizzatore ed un allenatore invisibile.
Io ero il coordinatore del gioco.
Avevamo una squadra affiatata, che conosceva i suoi punti di forza.
Non c'era spazio per l'egoismo: si giocava di squadra, ognuno sapeva cosa fare per aiutare gli altri.
E, sì, i risultati parlavano chiaro: vincevamo praticamente sempre.
Poi c'era Alfonso, lui con la sua “battuta a campanile”… Una cosa mai vista! Palla altissima, una rotazione da far paura, e gli avversari non sapevano che fare, insomma, con lui era quasi sempre mezzo punto sicuro.
L'estate successiva ci invitarono a Castel di Sangro per un torneo.
Undici squadre locali, più noi, gli "stranieri" dello Sci Club Capracotta.
All'inizio, non ci volevano vedere: le squadre locali non vedevano l'ora di buttarci fuori.
E a un certo punto, il comitato organizzatore si inventò che dovevamo rigiocare una partita vinta, per una strana storia di iscrizioni.
Noi? Ce la facemmo tutta d'un fiato, due partite di seguito, e vincemmo di nuovo!
Ma la vera chicca fu la nostra mascotte, Loreto Di Nucci, che ci accompagnava nelle trasferte.
E il nostro papà? Be', lui non era contentissimo, perché mentre noi giocavamo a pallavolo, i campi da fieno a casa rimanevano indietro…
Ma alla fine, tutto è bene quel che finisce bene.
E così finì la mia carriera di pallavolista, con l'ultima partita nell'agosto del '73.
Ma, ragazzi, che avventura!
Grazie, Michelino, per averci fatto scoprire la pallavolo e, soprattutto, per averci insegnato a fare squadra!
Infine, concludo questo mio "amarcord" personale con un grazie speciale a Michelino.
Grazie a lui, la pallavolo è diventata una parte importante della mia vita e ha lasciato un segno indelebile nei miei ricordi.
Grazie di cuore, Michelino!