Riformula il seguente racconto che ti allego secondo queste indicazioni:
1. Adotta uno stile naturalistico, privilegiando un linguaggio sensoriale e realistico.
2. Arricchisci le descrizioni della flora e degli elementi naturali, rendendoli vividi e coerenti con l’ambiente del racconto.
3. Mantieni la successione cronologica originale degli eventi e del dialogo.
4. Rispetta le virgolette già presenti per introdurre i dialoghi.
5. Rivedi grammatica e punteggiatura, migliorando la fluidità e la leggibilità del testo senza alterarne il contenuto o il tono narrativo.
6. Rispetta anche l’elenco dei nominativi , nome e cognomi, degli individui dove allocati
Sogno di una notte di mezza estate:
Sono in piazza, ho appena comprato il quotidiano e mentre sbircio i titoli principali vengo affiancato da un’auto con il finestrino lato conducente abbassato.
«Buongiorno ... sto cercando Mario DI TELLA; è lei per caso?»
«Sì... sono io... cosa desidera?»
«Ho avuto modo di constatare che i ripristinatori dei sentieri capracottesi hanno svolto un ottimo lavoro e desidero che lei mi faccia una cortesia.»
«Di che tipo?»
«Dovrebbe effettuare una passeggiata con la mia Genny, lungo il sentiero delle sorgenti perenni.»
«Perché non provvede lei ad accompagnarla?»
«Desidero che questa passeggiata venga effettuata da un estraneo in quanto le considerazioni finali saranno esplicite e senza condizionamenti.»
«Mi sembra un’idea balzana... ma le posso dire che io di regola non accompagno mai gli escursionisti per evitare implicazioni penali per gli eventuali incidenti fortuiti che si possono verificare.»
«Non si preoccupi... se lei acconsente, domani mattina alla vista di Genny tutte le sue perplessità spariranno.»
«??? Facciamo così, domani mattina alle ore 9 io mi troverò all’inizio del sentiero, mi avvierò per conto mio. Se qualcuno si accoderà liberamente, non mi recherà nessun disturbo. Va bene?»
«Questa rappresenta esclusivamente una risposta diplomatica alla mia richiesta.»
«Poi non so se alla sua Genny farà piacere la mia compagnia... io sono poco loquace, anzi parlo pochissimo durante le escursioni.»
«Non si preoccupi, durante la passeggiata non è necessario che parli sempre; la passeggiata consiste nel fatto che Genny la segua a distanza di circa 3 metri.
Dalla descrizione del sentiero, Genny non le recherà nessun disturbo durante la passeggiata.»
«Allora?...»
«Va bene... a domani.»
Al mattino preparo lo zainetto con tutti gli accessori elettronici e non del caso: telefonino, occhiali, dissuasore sonoro per eventuali imprevisti, sistema GPS, e mi avvio in macchina per raggiungere la postazione d’inizio sentiero.
Dopo circa 3.5 km, in lontananza, noto sul lato opposto dell’imbocco del sentiero la presenza di un’auto con l’anteriore rivolto verso Capracotta e con il conducente seduto al posto di guida.
Faccio manovra con l’auto sull’invito del sentiero e posiziono la medesima davanti a quella presente, per prepararla per il ritorno.
Scendo e mi avvicino all’auto posteggiata dietro la mia.
«Buongiorno... non scende?»
«No... ho una certa fretta... Genny l’aspetta dietro il portabagagli.»
Mi avvicino con una certa titubanza e noto che l’autista mi osserva dallo specchietto retrovisore.
Rimango sbigottito, con un colore rosso vivo, con delle curve stupende senza grinze, è pronta con le calzature adatte con gomma scolpita, per il trekking.
Comprendo all’istante chi è Genny ed il conducente.
Mi avvicino... e sorridendo dico:
«Mi ha fatto... una bella sorpresa.»
«Non avevo dubbi che avrebbe capito subito...»
«Le lascio una “scatoletta” con ricetrasmittente GPS e riconoscitore vocale che dovrebbe indossare intorno al girovita, così Genny potrà seguirla liberamente... Le voglio dire che lei comprende solo le parole “Andiamo” e “Fermati”... anche se deve espletare qualche incombenza fisiologica.»
«C’è qualcos’altro che io non so?»
«Sì... Genny è munita, oltre che di un sistema di controllo satellitare, anche di una cam recorder per video e suono; durante la passeggiata esprima pure liberamente le sue opinioni.»
«Adesso lei dove va? Per la passeggiata andata e ritorno occorrono circa 3 ore.»
«Vado su... mentre faccio colazione sulla “terrazza panoramica delle tre Valli” dell’Hotel Montecampo io la seguirò sul mio TAB; al ritorno quando sarà in prossimità della Fonte Sambuco mi avvierò per riportare a casa Genny.»
«Allora... fra circa tre ore ci vediamo qui allo stesso posto.»
Nella mia mente risuona il termine saronnese “sperem in ben!!”.
Il conducente mette in moto la sua macchina e va via.
Guardo con ammirazione Genny e poi girandomi con il viso verso il sentiero esclamo:
«Andiamo...» gesticolando con la mano destra a mo’ di invito.
Inizio la passeggiata lungo il confine del prato, il profumo inebriante dell’erba appena tagliata inonda le mie narici e Genny inizia a seguirmi docilmente.
Qualcuno ha detto che il profumo dell’erba appena tagliata calma l’aggressività, riduce lo stress ed è salutare per la mente.
Per Genny credo che non sia necessario.
I segnavia rossi e bianchi sono ben evidenti sui tronchi degli alberi, acquisisco sicurezza e continuo la passeggiata.
Dopo circa 300 metri sul bordo, di destra, del sentiero sono presenti degli arbusti di alberi di tasso.
Dopo circa 300 metri sul bordo, di destra, del sentiero sono presenti degli arbusti di alberi di tasso.
Accarezzo per istinto le estremità di un ramo e noto che non pungono e le dita scivolano facilmente al tatto.
Mi volto e noto che Genny mi segue distanziata di circa 3 metri.
Rivolgendomi a lei, pensando che mi ascolti, le faccio notare che le bacche rosse dell’albero del tasso sono molto velenose per gli esseri viventi.
Solo gli uccelli favoriscono la diffusione della pianta: mangiano le bacche, mentre i semi veri e propri riescono ad attraversare intatti il processo digestivo ed, espulsi, si insediano nel terreno dando origine ad una nuova pianta.
Le bacche se vengono assaporate hanno un effetto letale immediato agendo sul sistema nervoso e provocando mancanza di respiro, vertigini e rallentamento del battito cardiaco.
I tronchetti, giovani, opportunamente sagomati con una scanalatura a V vengono utilizzati come conduttura di adduzione delle acque sorgive delle fonti.
Mentre proseguo sento un siiiii.... molto prolungato.
Un viale di foglie verdi variopinte ed il cinguettio di uccelli ci invitano a proseguire lungo il sentiero naturalistico.
Giungiamo alla Fonte Sambuco, lo scrosciare dell’acqua sorgiva mi fa comprendere che pur essendo in estate avanzata la sorgente svolge sempre egregiamente il suo ruolo: quella di dissetare i viandanti.
Con una mano accarezzo, superficialmente, il flusso dell’acqua gelida, sulla parte superiore a mo’ di ringraziamento.
Svoltiamo a sinistra e proseguiamo lungo la leggera pendenza.
Genny mette in evidenza la sua capacità di rimanere sempre perfettamente in equilibrio anche in queste condizioni.
Un sentiero pianeggiante ci conduce, sempre rispettando la segnaletica dei segnavia sui tronchi degli alberi, al pianoro che funge da bivio per: la Fonte Nascosta o Vallone delle Incotte.
Decido di optare per una visita di cortesia alla Fonte Nascosta.
I miei amici ripristinatori dei sentieri hanno realizzato, con una leggera pendenza, un sentiero facilmente percorribile anche per le famigliole con al seguito bambini in tenera età in grado di camminare autonomamente.
Giunto sulla sommità della collinetta ci appare la bellissima conca che ci invita a sostare in prossimità della fonte tra i massi ricoperti di soffice muschio di verde argentato.
Dal tronchetto sagomato, posto al di sotto della pietra descrittiva, l’acqua sorgiva e cristallina sgorga abbondantemente.
Rivolgendomi a Genny, anche se sicuramente non mi ascolta, le faccio presente che la capacità operativa dei ripristinatori ha reso possibile questa bontà ed elenco: la composizione degli stessi, lo stato iniziale e le modalità operative per il suo ripristino ottimale.
Esattamente un anno fa hanno provveduto alla sua ottima funzionalità dimostrando competenza e capacità manuale.
La foto mette in evidenza lo stato iniziale di abbandono.
I ripristinatori (DI RIENZO Antonio, MONACO Michele, CARNEVALE Lucio e CARNEVALE Pasqualino) intenti nei lavori di carpenteria idraulica del tronchetto di albero di tasso per essere opportunamente sagomato.
CARNEVALE Lucio e DI VITO mentre collaudano la stabilità della copertura in pietra a secco.
Dopo una breve sosta, riprendiamo il nostro cammino.
Ritorniamo verso il pianoro e ci incamminiamo verso destra e dopo 5 minuti raggiungiamo il Vallone delle Incotte.
Superato senza intoppi il Vallone delle Incotte, proseguiamo lungo il sentiero.
Ci accompagna una leggera brezza che fa ondeggiare le foglie dei faggi che cambiano colore e sembra che le chiome vengano pettinate.
Seguiamo il sentiero, sempre tra due ali di faggi sempre verdi.
Lungo il percorso sono presenti le indicazioni per i rifugi DELLE DONNE e SOZIO, fino a giungere al bivio che ci conduce al Rifugio Nunnarosa.
Dal suddetto bivio è possibile seguire, in salita... sconsigliabile, il sentiero che ci porterebbe a Prato Gentile.
Proseguiamo a sinistra per un tratto quasi pianeggiante circa 300 metri e poi leggermente verso il basso per un centinaio di metri raggiungiamo il Rifugio Nunnarosa.
Genny non dimostra nessun affaticamento, mi segue sempre docilmente rispettando le dovute distanze.
Un viale di piante di felci verdeggianti ci guidano fino al rifugio.
So che parlo a me stesso, le faccio presente che il tratto di sentiero bivio/pagliaio “Nunnarosa” è stato reso facilmente percorribile con i lavori di "adeguamento" eseguiti da: MONACO, DI VITO, DE RENZIS (Dario e Paride), SANTILLI Fabio e PAGLIONE.
Eccoli in posa , tutti fanno parte del gruppo"I RIPRISTINATORI dei SENTIERI e delle SORGENTI";altri concittadini sono momentaneamente assenti.
Come si evince dalle foto sono state messe a nudo le mura perimetrali del pagliaio.
Attualmente è in uno stato di abbandono e diroccato; l'impegno è quello di ripristinarlo.
E' noto, che in tale pagliaio, nella 2^ guerra mondiale, fu dato rifugio alcuni soldati angloamericani.
L'assistenza data loro dalla famiglia FIADINO, causò il triste evento della fucilazione dei fratelli Gasperino e Rodolfo.
Quando la cupidigia del possesso e/o dello sfruttamento è affiancata da armi di distruzione sulla terra ci saranno sempre lutti e rancori che si perpetuano nel tempo da entrambe le parti in causa.
Un po' di tristezza e commozione accompagnano un "segno di croce" alla memoria dei nostri concittadini.
Dopo aver sostato e rimirato le mura ripercorriamo a ritroso il tratto di sentiero fino al bivio, la via del ritorno è allietata dalla presenza di LILIUM, oramai sono delle rarità, a sfumature variopinte.
Genny durante la salita, con la discrezionalità che la contraddistingue, mi segue e non evidenzia nessuna incertezza dovute alle diverse pendenze del percorso.
Ripercorriamo a ritroso il sentiero ma senza sostare presso la Fonte Nascosta.
Le pennellate di raggi di sole mettono in evidenza, nei coni d'ombra del sentiero,le varie sfumature di verde argentato delle foglie dei faggi; sembrano tanti coriandoloni che fluttuano nell'aria ad ogni sospiro di brezza.
In prossimità dell'inizio del sentiero noto la presenza dell'auto ed il conducente, seduto al posto di guida con il finestrino aperto dal suo lato;sosta all'ombra di un albero di pere selvatiche .
Io e Genny ci avviciniamo alla macchina,dal lato posteriore.
Mi avvicino in prossimità del finestrino per scambiare opinioni e due chiacchiere e riconsegnare il sistema elettronico applicato al mio girovita.
Un leggero e ripetuto formicolio sul naso e sulla fronte mi fa leggermente stropicciare varie volte gli occhi che si spalancano al massimo
involontariamente.
La zampina della mia gatta Mila mi invita ad alzarmi perchè ha fame e sete.
Tutta l'atmosfera della passeggiata svanisce in un attimo e mi alzo sorridente e penso "che strano sogno!!!!".
Sono le sette del mattino e un barlume di solerzia mi invita a sbrigarmi perchè io e i miei amici ripristinatori dobbiamo verificare la funzionalità di una fonte.
Non mi ricordo di quale fonte si tratti.
P.S. Ma Genny .... chi è questa sconosciuta?
ECCO LA RIELABORAZIONE CON GEMINI
Sogno di una notte di mezza estate: Riformulazione
Sono in piazza.
L’aria del mattino è ancora fresca, portando con sé un sentore di umido e asfalto riscaldato.
Ho appena ritirato il quotidiano e, mentre gli occhi scorrono avidi sui titoli in grassetto che urlano dalle pagine, un’auto mi affianca lentamente. Il finestrino lato conducente scende con un ronzio sommesso, rivelando un volto in ombra.
«Buongiorno… sto cercando Mario DI TELLA; è lei per caso?» La voce è misurata, priva di inflessioni inutili.
«Sì… sono io… cosa desidera?» Rispondo, percependo l’odore acre dei gas di scarico appena il motore viene lasciato al minimo.
«Ho avuto modo di constatare che i ripristinatori dei sentieri capracottesi hanno svolto un ottimo lavoro e desidero che lei mi faccia una cortesia.»
«Di che tipo?»
«Dovrebbe effettuare una passeggiata con la mia Genny, lungo il sentiero delle sorgenti perenni.»
«Perché non provvede lei ad accompagnarla?»
«Desidero che questa passeggiata venga effettuata da un estraneo in quanto le considerazioni finali saranno esplicite e senza condizionamenti.»
«Mi sembra un’idea balzana… ma le posso dire che io di regola non accompagno mai gli escursionisti per evitare implicazioni penali per gli eventuali incidenti fortuiti che si possono verificare.»
«Non si preoccupi… se lei acconsente, domani mattina alla vista di Genny tutte le sue perplessità spariranno.»
«??? Facciamo così, domani mattina alle ore 9 io mi troverò all’inizio del sentiero, mi avvierò per conto mio.
Se qualcuno si accoderà liberamente, non mi recherà nessun disturbo. Va bene?»
«Questa rappresenta esclusivamente una risposta diplomatica alla mia richiesta.»
«Poi non so se alla sua Genny farà piacere la mia compagnia… io sono poco loquace, anzi parlo pochissimo durante le escursioni.»
«Non si preoccupi, durante la passeggiata non è necessario che parli sempre; la passeggiata consiste nel fatto che Genny la segua a distanza di circa 3 metri. Dalla descrizione del sentiero, Genny non le recherà nessun disturbo durante la passeggiata.»
«Allora?...»
«Va bene… a domani.»
Al mattino, l’alba è un velo rosa pallido che si squarcia lentamente sopra le vette.
Prendo lo zainetto: preparo il necessario, dagli accessori elettronici come il telefonino e il sistema GPS, a quelli più tangibili – gli occhiali da sole, il dissuasore sonoro per eventuali incontri inattesi.
Salgo in macchina e mi avvio verso la postazione d’inizio sentiero.
Dopo circa 3.5 km, il nastro d’asfalto si snoda tra i primi boschi.
In lontananza, sul lato opposto dell’imbocco del sentiero sterrato, noto l’ombra di un’auto.
È ferma, l’anteriore rivolto verso il centro abitato di Capracotta, con il conducente seduto al posto di guida.
Faccio manovra, sfruttando l’invito d’ingresso del sentiero, e posiziono la mia auto davanti a quella già presente, orientandola per un ritorno rapido.
Scendo.
L’aria qui è intrisa di resina e terra umida.
Mi avvicino all’auto posteggiata dietro la mia.
«Buongiorno… non scende?»
«No… ho una certa fretta… Genny l’aspetta dietro il portabagagli.»
Mi muovo con una certa titubanza verso il retro, consapevole che l’autista mi sta osservando dallo specchietto retrovisore.
Apro il bagagliaio. Rimango sbigottito.
Un colore rosso vivo, smagliante, cattura la luce filtrata dagli alberi.
Le linee sono stupende, curve nette e senza grinze, salde su calzature con gomma scolpita, perfette per il trekking.
Comprendo all’istante chi è Genny e chi è realmente il conducente.
Mi avvicino al finestrino e, sorridendo, dico: «Mi ha fatto… una bella sorpresa.»
«Non avevo dubbi che avrebbe capito subito…»
«Le lascio una “scatoletta” con ricetrasmittente GPS e riconoscitore vocale che dovrebbe indossare intorno al girovita, così Genny potrà seguirla liberamente…
Le voglio dire che lei comprende solo le parole “Andiamo” e “Fermati”… anche se deve espletare qualche incombenza fisiologica.»
«C’è qualcos’altro che io non so?»
«Sì… Genny è munita, oltre che di un sistema di controllo satellitare, anche di una cam recorder per video e suono; durante la passeggiata esprima pure liberamente le sue opinioni.»
«Adesso lei dove va? Per la passeggiata andata e ritorno occorrono circa 3 ore.»
«Vado su… mentre faccio colazione sulla “terrazza panoramica delle tre Valli” dell’Hotel Montecampo io la seguirò sul mio TAB; al ritorno quando sarà in prossimità della Fonte Sambuco mi avvierò per riportare a casa Genny.»
«Allora?... fra circa tre ore ci vediamo qui allo stesso posto.»
Nella mia mente risuona il termine saronnese, un misto di speranza e rassegnazione: “sperem in ben!!”.
Il conducente mette in moto il veicolo e si allontana, il rombo si attenua rapidamente.
Guardo Genny con ammirazione – un rosso fiammante contro il verde smeraldo del bosco – e poi, girandomi con il viso verso il sentiero, esclamo: «Andiamo…» gesticolando con la mano destra a mo’ di invito.
Inizio la camminata.
Il sentiero si snoda lungo il confine di un prato dove l’erba è stata appena recisa.
Il profumo inebriante dell’erba tagliata, dolce e vegetale, inonda le mie narici. Genny comincia a seguirmi docilmente, il fruscio della sua gomma sulla terra battuta è l’unico suono dietro di me.
Qualcuno ha detto che il profumo dell’erba appena tagliata calma l’aggressività, riduce lo stress ed è salutare per la mente.
Per Genny credo che non sia necessario.
I segnavia rossi e bianchi, come ferite sulle cortecce grigie, sono ben evidenti sui tronchi degli alberi.
Acquisisco sicurezza e continuo la passeggiata, il corpo che si adatta al ritmo lento e cadenzato della marcia.
Dopo circa 300 metri, sul bordo destro del sentiero si innalzano arbusti scuri di alberi di tasso (Taxus baccata).
Accarezzo per istinto le estremità aghiformi di un ramo e noto che, diversamente da come si potrebbe pensare, non pungono; le dita scivolano facilmente sulla loro superficie cerosa.
Mi volto e noto che Genny mi segue, la distanza di circa 3 metri mantenuta con meticolosa precisione.
Rivolgendomi a lei – pur sapendo che mi ascolta solo attraverso il dispositivo che mi cinge il girovita – le faccio notare che le bacche rosse, carnose e lucide dell’albero del tasso sono estremamente velenose per quasi tutti gli esseri viventi.
Solo gli uccelli favoriscono la diffusione della pianta: ne mangiano i frutti, ma i semi veri e propri riescono ad attraversare intatti il processo digestivo ed, espulsi, si insediano nel terreno dando origine a una nuova vita.
Le bacche, se assaporate, hanno un effetto letale immediato, agendo sul sistema nervoso e provocando mancanza di respiro, vertigini e rallentamento del battito cardiaco.
I tronchetti, giovani, opportunamente sagomati con una scanalatura a V, vengono talvolta utilizzati come conduttura per l’adduzione delle acque sorgive delle fonti.
Mentre proseguo sento un siiiii… molto prolungato, lo scorrere dell’aria compressa sul terreno. Un viale di foglie verdi variopinte, dai toni del verde bottiglia al verde argenteo, e il cinguettio metallico degli uccelli – merli e cinciallegre – ci invitano a proseguire lungo il sentiero naturalistico.
Giungiamo alla Fonte Sambuco.
Lo scrosciare dell’acqua sorgiva mi fa comprendere che, pur essendo in estate avanzata, la vena sotterranea svolge sempre egregiamente il suo ruolo, quello di dissetare i viandanti.
Con una mano accarezzo, superficialmente, il flusso dell’acqua gelida che sgorga dal tronco incavato, un gesto quasi di ringraziamento.
Svoltiamo a sinistra e proseguiamo lungo una leggera pendenza.
Genny mette in evidenza la sua capacità di rimanere sempre perfettamente in equilibrio, anche in queste condizioni di terreno non uniforme.
Un tratto pianeggiante, sempre rispettando la segnaletica chiara sui tronchi, ci conduce al pianoro che funge da bivio, un crocevia per la Fonte Nascosta o il Vallone delle Incotte.
Decido di optare per una visita di cortesia alla Fonte Nascosta.
I miei amici ripristinatori dei sentieri hanno realizzato un sentiero con una pendenza lieve, facilmente percorribile anche per le famigliole con bambini in tenera età in grado di camminare autonomamente.
Il sottobosco è un tappeto di muschi e felci.
Giunto sulla sommità della collinetta, ci appare la bellissima conca, un anfiteatro naturale che invita a sostare in prossimità della fonte, tra i massi ricoperti di soffice muschio di un verde argentato e vellutato.
Dal tronchetto sagomato, posto al di sotto della pietra descrittiva, l’acqua sorgiva e cristallina sgorga abbondantemente, il suono è quello di una perla che cade su vetro.
Rivolgendomi a Genny – anche se sicuramente non mi ascolta con l’orecchio umano – le faccio presente che la capacità operativa dei ripristinatori ha reso possibile questa abbondanza e ne elenco la composizione, lo stato iniziale e le modalità operative per il suo ripristino ottimale.
Esattamente un anno fa, il gruppo ha provveduto alla sua ottima funzionalità, dimostrando competenza e capacità manuale.
La foto, che idealmente ricordo, mette in evidenza lo stato iniziale di abbandono, sepolto dalla vegetazione.
I ripristinatori (DI RIENZO Antonio, MONACO Michele, CARNEVALE Lucio e CARNEVALE Pasqualino) sono qui raffigurati, intenti nei lavori di carpenteria idraulica del tronchetto di albero di tasso per essere opportunamente sagomato.
CARNEVALE Lucio e DI VITO Pasqualino sono immortalati mentre collaudano la stabilità della copertura in pietra a secco, ciascun masso incastrato con sapienza.
Dopo una breve sosta, riprendiamo il nostro cammino.
Ritorniamo verso il pianoro e ci incamminiamo verso destra.
Dopo 5 minuti raggiungiamo il Vallone delle Incotte.
Il sentiero è ora bordato da una vegetazione più fitta, l’ombra dei faggi ci avvolge.
Superato senza intoppi il Vallone delle Incotte, proseguiamo lungo il sentiero.
Ci accompagna una leggera brezza che accarezza e fa ondeggiare le foglie dei faggi, le cui chiome sembrano venire pettinate, e le cui diverse sfumature di verde cambiano tono a ogni soffio di vento.
Seguiamo il sentiero, sempre tra due ali di faggi maestosi, sempre verdi in questa stagione.
Lungo il percorso sono presenti le indicazioni per i rifugi DELLE DONNE e SOZIO, fino a giungere al bivio che ci conduce al Rifugio Nunnarosa.
Dal suddetto bivio è possibile seguire, in salita – sconsigliabile – il sentiero che ci porterebbe a Prato Gentile.
Proseguiamo a sinistra per un tratto quasi pianeggiante, circa 300 metri, e poi, scendendo leggermente per un centinaio di metri, raggiungiamo il Rifugio Nunnarosa.
Genny non dimostra nessun affaticamento, mi segue sempre docilmente rispettando le dovute distanze.
Un viale di piante di felci verdeggianti, alte e lussureggianti, ci guida fino al rifugio.
So che parlo a me stesso, ma le faccio presente che il tratto di sentiero bivio/pagliaio “Nunnarosa” è stato reso facilmente percorribile con i lavori di "adeguamento" eseguiti da: MONACO Michele, DI VITO (nome non specificato), DE RENZIS Dario e Paride, SANTILLI Fabio e PAGLIONE (nome non specificato).
Eccoli in posa: tutti fanno parte del gruppo "I RIPRISTINATORI dei SENTIERI e delle SORGENTI"; altri concittadini sono momentaneamente assenti.
Come si evince dalle foto che ho in mente, sono state messe a nudo le mura perimetrali del pagliaio, pietra su pietra, restituite alla vista.
Attualmente è in uno stato di abbandono e diroccato; l'impegno è quello di ripristinarlo, ridandogli la dignità perduta.
È noto che in tale pagliaio, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu dato rifugio ad alcuni soldati angloamericani.
L'assistenza data loro dalla famiglia FIADINO causò il triste evento della fucilazione dei fratelli Gasperino e Rodolfo.
Quando la cupidigia del possesso e/o dello sfruttamento è affiancata da armi di distruzione sulla terra ci saranno sempre lutti e rancori che si perpetuano nel tempo da entrambe le parti in causa.
Un po' di tristezza e commozione accompagnano un "segno di croce" silenzioso alla memoria dei nostri concittadini.
Dopo aver sostato e rimirato le mura che raccontano storie mute, ripercorriamo a ritroso il tratto di sentiero fino al bivio.
La via del ritorno è allietata dalla presenza di LILIUM, ormai rarità, dalle sfumature variopinte che macchiano il sottobosco di rosso e giallo.
Genny, durante la salita, mi segue con la discrezionalità che la contraddistingue, e non evidenzia nessuna incertezza dovuta alle diverse pendenze del percorso.
Ripercorriamo a ritroso il sentiero, ma senza sostare presso la Fonte Nascosta.
Le pennellate di raggi di sole, che filtrano attraverso la folta chioma, mettono in evidenza, nei coni d'ombra del sentiero, le varie sfumature di verde argentato delle foglie dei faggi.
Sembrano tanti coriandoli argentei che fluttuano nell'aria ad ogni sospiro di brezza.
In prossimità dell'inizio del sentiero noto nuovamente la presenza dell'auto.
Il conducente è seduto al posto di guida, con il finestrino aperto dal suo lato, in sosta all'ombra rinfrescante di un albero di pere selvatiche.
Io e Genny ci avviciniamo alla macchina, dal lato posteriore.
Mi accosto in prossimità del finestrino per scambiare opinioni e due chiacchiere, e per riconsegnare il sistema elettronico applicato al mio girovita.
Un leggero e ripetuto formicolio sul naso e sulla fronte mi fa stropicciare involontariamente gli occhi, che si spalancano al massimo.
La zampina della mia gatta, Mila, mi invita ad alzarmi perché ha fame e sete.
Tutta l'atmosfera della passeggiata svanisce in un attimo, come nebbia al sole.
Mi alzo sorridente e penso: "che strano sogno!!!!".
Sono le sette del mattino.
Un barlume di solerzia mi invita a sbrigarmi perché io e i miei amici ripristinatori dobbiamo verificare la funzionalità di una fonte.
Non mi ricordo di quale fonte si tratti.
P.S. Ma Genny… chi è questa sconosciuta?