Ito Digitale

Ito Digitale

Nuovi media, nuovo reale. 

Patrizia Mello, "The ITRevolution in Architecture" 

Series edited by Antonino Saggio

La cosa importante non è l'esistenza di un muro ma la fondamentale percezione dello spazio

Toyo Ito

Immergersi nei media

I media elettronici scandiscono ormai il nostro tempo, mietono azioni e caratteristiche, divorano sguardi e pensieri nel mondo delle informazioni. Ma con un semplice clic, come un reset, queste ripartono. Il mondo della materia costruita invece è sempre stato associato ad effetti di stabilità e formalità. E' proprio in questo mondo che Toyo Ito capisce che, come i media elettronici trascendono la fisicità e vanno oltre i limiti di un ambiente misurabile, anche l'architettura deve rivedere le proprie finalità, affinché l'uomo possa adattarsi al mondo delle informazioni.

Toyo Ito si chiederà come adattare l'architettura alla nuova era dell'informazione, associandola a una foresta dove bisognerà imparare a muoversi.


Mediateca di Sendai, Prefettura di Miyagi, Giappone. 

Toyo Ito, 2001

Continuando a cercare una soluzione a questo problema si trova a dover costruire una mediateca, edificio che rappresenta esso stesso come risultato dell'affermarsi dei media nel quotidiano. Nella Mediateca di Sendai Ito cercherà di innescare una riflessione sull'impatto tra l'uomo e i dispositivi elettronici, sulla nuova immagine architettonica per aprire il nuovo millennio. 

Per la progettazione della Mediateca l'architetto prenderà come analisi di partenza il Padiglione di Barcellona di Mies van der Rohe a Barcellona. La parte che lo affascina del progetto è l'apparire dello spazio come una liquidità densa, una sensazione simile all'immergersi nell'acqua. Uno spazio traslucido dato dalla fusione dei tre materiali: pietra, cristallo e metallo, che si riflettono sugli specchi d'acqua.

Anche i media elettronici sono legati al flusso continuo e in questo hanno una forte relazione con la nostra stessa natura, viene paragonato al Ki, ovvero l'alone di vita che forma i corpi di cui perdiamo memoria perché concentrati sulla nostra fisicità. Questa accentua l'attenzione su se stessi piuttosto che sugli altri e il senso di comunità. Il Ki invece ci porta a estendere la concentrazione al di fuori di noi stessi attraverso un continuo flusso di scambio energetico con il mondo circostante. Tenendo al centro queste considerazioni sul divenire umano Toyo Ito cerca nuove modalità di approccio al progetto.

Da varie considerazioni emerge l'idea di riconsiderare l'architettura in funzione delle nuove sollecitazioni dei media. Ito si collega al pensiero di Marshall McLuhan, dove gli abiti o le case sono un'estensione della pelle umana, che fin dall'antichità è servito per l'adattamento dell'uomo  all'ambiente naturale. Oggi è necessario pensare a una nuova idea di "involucro", più permeabile, meno protettivo, per creare un flusso continuo tra esterno e interno dell'edificio per consentirci di proiettarci fuori dalle nostre abitazioni collegandoci con il resto del mondo. Gli ambienti diventano quindi più soft e flessibili permettendo il continuo flusso di informazioni permettendoci di immergervi. L'idea quindi diventa di creare dei corpi architettonici trasparenti e digitalizzati.

Come dovrebbe essere quindi architettonicamente una Mediateca in questa era dell'informazione?

Una Mediateca già di per sé esclude caratteri architettonici rigidi, poiché in essa è possibile ora usufruire di quadri e libri attraverso i media elettronici. Mentre in una Biblioteca, simbolo intellettuale degli stati sovrani, si basa sul linguaggio e la parola scritta, il concetto di Mediateca riguardo il concetto di città globalizzate rimpiazzata dalla rete.

3D Mediateca di Sendai, Giappone

Interno Mediateca di Sendai, Giappone.

Una caratteristica della Mediateca di Sendai sono i tredici "tubi" irregolari che attraversano i piani dell'edificio. Questi sono cavi all'interno e vengono utilizzati come sistemi di servizio (scale, ascensori, condotti...) lasciati completamente a vista.

Ci troviamo in uno spazio non più omogeneo, ma pensato per creare flussi diversificati di persone, informazioni ed elementi naturali come la luce, l'aria, i suoni, la cui azione è regolata dinamicamente proprio dagli stessi "tubi".

L'immagine che rimanda è quella di un paesaggio sottomarino con delle alghe che fluttuano col movimento delle correnti.

Non esiste uno schema per questo tipo di geometria, infatti partendo da un cilindro reticolare, realizzato con fasci tubolari in acciaio, viene sottoposto prima a torsione e poi deformato per oscillazione. Ne risulta un sistema irregolare che varia su ogni sezione dell'edificio. I piani sono intervallati da sottilissimi solai posizionati ad altezze differenti, realizzati con lastre piatte in acciaio con una struttura tipo sandwich di 40cm. 

L'intero progetto mette quindi in discussione tutti i punti che avevano portato avanti fino ad oggi le basi dell'architettura del Moderno. Infatti questi cilindri sembrano sfuggire ogni logica id contenimento degli sforzi, che vengono distribuiti e liberati lungo il sistema tubolare degli stessi.

Al piano terra troviamo una piazza pubblica attrezzata, al primo una biblioteca per bambini, il quarto e il quinto sono espositivi e il sesto contiene la mediateca.

Particolare di uno dei "tubi", Mediateca di Sendai, Giappone.

Media e nuova realtà

Per come la vedo io, oggi esistono due tendenze generali: una ha fondamento strutturale e potremmo considerarla più obiettiva; l'altra ha una base plastica e quindi potremmo definirla emotiva. Le due tendenze non possono essere mescolate. L'architettura non è un Martini cocktail.

Mies van der Rohe, rivista "20th Century" 1964

L'epoca di oggi è segnata dai processi di meccanicizzazione che hanno permesso l'accelerazione della vita nel suo complesso e il conseguente processo di sistematizzazione per pubblicizzarne il carattere "razionale". Quello che Mies afferma riguardo il realizzarsi di una "grande forma" di un'epoca, oggi si può vedere nella forma-città contemporanea. La convinzione di Toyo Ito maturata è che l'eccesso di interazioni immateriali, unito alla mancanza di espressività della città moderna, contribuiscano nel tempo a scarnificare la forma stessa della realtà, privandola delle caratteristiche proprie della città. 

il concetto di "superficie strutturale" rimanda al tipo di esperienze che ora vede coinvolto nell'utilizzo dei nuovi media rispetto alla moltitudine nei processi di elaborazione del progetto. Per Ito l'architettura è ancora legata alla creazione di una natura artificiale con l'obiettivo di avvicinare l'uomo a ciò che potrebbe scomparire.

L'affermarsi della "analisi della forma" influisce sull'evoluzione dei metodi di progetto in contrapposizione all'approccio sequenziale dell'analisi strutturale convenzionale. Mentre il concetto di "superficie strutturante" è uno dei risultati ottenibili con questi metodi di elaborazione formale. La possibilità di distribuire gli sforzi principali sulla stessa superficie dell'edificio permette di liberare lo spazio interno con i pilastri e travi con luci molto ampie. "L'analisi della forma" può avvenire partendo da imput diversi. In alcuni progetti di Ito propone la "griglia emergente" che nasce dalla manipolazione di una griglia puntuale creando un continuum di superfici in tre dimensioni. Tutto ciò però non vuole rimandare alle forme organiche tipiche dell'Espressionismo.

Il computer "operatore di virtualizzazione dell'informazione"

Toyo Ito approfondendo l'analisi del sociale e sul rapporto tra questo e l'ambiente costruito, si rende conto che adattare l'uomo al mondo dell'informazione attraverso l'architettura, significa anche creare spazi che portano alla decompressione del sé sentendosi un tutt'uno con la materia circostante. Ed è proprio questo che l'era dell'elettronica fa: ampliare la visione del reale agendo sulla natura di concetti noti e amplificando i risvolti del reale, per vedere quello che potrebbe essere scoperto.

Il termine "virtuale" secondo Levy indica un nodo di tendenze e di forze che accompagna un evento o un'entità qualsiasi, che richiede un processo di trasformazione: Attualizzazione. Quindi il digitale diventa il luogo della metamorfosi, mentre l'attualizzazione la "via d'uscita" della trasformazione. Ito si chiede ora se lui stesso deve diventare un computer, ovvero un operatore di visualizzazione dell'informazione. diventa un processo di conversione giusta poiché il campo progettuale è uno dei più creativi. 

L'energia di una linea in relazione di un'altra linea.

Ratio o tempo congelato che racchiude i momenti nello spazio

Cecil Balmond

Superfici che diventano strutture

L'incontro di Ito con alcuni ingegneri strutturali gli permette di conoscere le nuove possibilità progettuali date dai media elettronici a partire dal calcolo strutturale degli edifici. Incontra Balmond, che definisce "un mago della tecnica". E' sempre stato affascinato dall'autonomia formale della natura, la ricerca della geometria che consiste in tracce di punti in movimento. Da questa base nasce il suo concetto di struttura architettonica collegato al senso mobile della geometria. La struttura diventa un momento specifico di un movimento bloccato nel tempo.

Dalla collaborazione di queste due menti visionarie nasce il Padiglione della Serpentine Gallery, la cui elaborazione nasce dall'algoritmo di un quadrato che ruota e si espande. La ripetizione di questa sequenza definisce una trama fitta di linee che definisce sia l'involucro che la struttura del padiglione. L'idea di Ito era di realizzare un volume costituito solo dall'involucro senza setti o colonne interne. La forma è un cubo di lato 17,5 metri che sembra nascere da linee di diversi punti di fuga senza sostegni interni. Non ha né porte e né finestre, è semplicemente un involucro con funzione di copertura e e decorazione. Dal punto di vista strutturale il sostegno è dato da lastre di acciaio di profondità di 55 centimetri che si intersecano nei punti di incontro della struttura, lo spessore invece è variabile in base al peso delle forze di scarico da sopportare.

Padiglione della Serpentine Gallery, Kensington Gardens, Londra (UK), 2002.

Toyo Ito si chiede se questo progetto sia un qualcosa che prevede il futuro dell'architettura, poiché il progetto manca dei connotati architettonici anche se viene comunque vissuto dalle persone come se lo fosse. La struttura si integra bene con il parco, permette un flusso continuo tra l'interno e l'esterno grazie alle aperture della struttura stessa. 

Padiglione di Bruges, Belgio 2002

E' il primo esempio reale di superficie strutturale, basato da una struttura a U che crea un passaggio con una luce superiore ai 12,5 metri. Un pannello alveolare di alluminio rinforzato da fogli ovali in alluminio che equilibrano le sollecitazioni strutturali della superficie. Questi pannelli condizionano l'estetica esterna in maniera accattivante, posizionati in diagonali opposte, in modo equidistante, comportano anche giochi di luce e ombre. Lo strato superiore infine è coperto da un foglio di policarbonato. Il padiglione è circondato da acqua e alberi che contribuiscono ad arricchire gli effetti ottici, facendo pensare di passare solo attraverso un insieme di giochi di luci, ombre e colori. Per Ito questo è stato un esperimento per definire dei confini all'architettura. E' un semplice rifugio, un padiglione vuoto all'interno, perché la parte fondamentale dell'architettura è l'involucro a contatto con la natura.

L'esperienza del padiglione di Londra viene sfruttata per produrre una struttura permanente dove il protagonista è la natura. Una serie di alberi che si intrecciano determinano sia l'involucro che la struttura in cemento armato. Ito immagina la struttura come una pellicola che avvolge la struttura, diramata come se fosse energia materica, per rendere percepibile la sensazione di interno ed esterno. L'ingegnere strutturale che lo accompagna in questo progetto è Araya, tutte le forme sono state digitalizzate per delle simulazioni e poi corrette in funzione dell'equilibrio statico dell'edificio.

La scelta del calcestruzzo come materiale è stata definita per differenziare il suo edificio rispetto al contesto, popolato da costruzioni vetrate destinate allo shopping. Piuttosto che creare una struttura muraria massiccia con bucature, Ito unisce insieme i concetti di opacità e trasparenza attraverso uno spessore di cemento di 30 centimetri in continuità con le parti vetrate. Si passa così dal concetto di struttura muraria a superficie muraria. La superficie strutturale ottenuta permette di avere i piani completamente liberi da qualunque sostegno. I sette piani contengono spazi dedicati alla vendita, uffici, aree multifunzionali, sala riunioni all'ultimo piano e un giardino pensile. L'edificio si impone nel contesto come un albero, che vive di energia propria, i cui rami avvolgono l'interno, quasi a proteggere qualcosa di prezioso.

Tod's Omotesando, Shibuya, Tokyo, Giappone 2004

Island City Central Park Grin Grin, Fukuoka, Giappone 2005

Nel caso del progetto del Parco "Grin Grin" a Fukuoka non si parte dall'analisi dell'elemento naturale, ma è la superficie che si piega e si conforma a un elemento naturale. Un paesaggio ondulato di lievi colline, percorribile in superficie che contiene funzioni di svago e riposo. La superficie complessiva è di 5000 metri quadri, mentre di inverno sono compresi tre giardini di 900-1000 metri quadri. E' una concezione completamente nuova di architettura, poiché la superficie si sviluppa in piena libertà sul paesaggio e ne diventa parte. Anche questa volta si sceglie il cemento armato per la sua malleabilità che sembra trasformarsi come un tessuto adagiato sul terreno. Per ottenere un simile risultato si è fatto uso della "Shape Analysis by Optimization" , un processo che permette di trovare direttamente la struttura ottimale e la forma che soddisfa i parametri progettuali. In pratica si usa la meccanica strutturale come base del design.

Il progetto si basa sulla realizzazione di tre gusci con bucature centrali con l'alternarsi dei concavi e convessi che permettono di passare da una forma all'altra passeggiandoci sopra. Toyo Ito rispetta ancora la sua idea: non vi è nessuna differenza tra le pareti e la copertura, così come i due lati della superficie. 

Spazi tridimensionalmente continui

Le nuove tecnologie di elaborazione progettuali sono state di aiuto all'abbattimento delle distanze tra l'idea iniziale e il prodotto finale, ma non solo, anche la possibilità di progettare secondo un "nuovo regionalismo", ovvero poter adattare l'edificio sul terreno presente nell'area di progetto, così da cogliere l'anima del luogo. E' il nuovo reale.

Nell'allestimento della mostra "Berlin-Tokyo/Tokyo-Berlin. The art of two cities" all'interno della Neue Nationalgalerie di Berlino nel 2006, all'interno l'edificio di Mies van der Rohe, esempio della geometria euclidea austera, irrompe la vena paesaggistica di Ito, creando una serie di avvallamenti sul pavimento rimandando al mondo naturale, offrendo un nuovo piano di calpestio e per esporre le opere. Superare la rigidità degli spazi dell'epoca del Moderno è infatti uno degli obiettivi di Toyo Ito, per questo diventa importante lavorare sulla griglia, modificarne i punti fissi per creare situazioni multisensoriali. 

Berlin-Tokyo/Tokyo-Berlin. The art of two cities, Neue Nationalgalerie, Berlino, 2006

Forum per la Musica, La Danza e La Cultura Visiva di Gent Gent, Belgio, 2003-2004

Il progetto non realizzato del Forum per la Musica, la Danza e la Cultura Visiva di Genti, in Belgio, ha come protagonista il suono. Ito crea il suo volume partendo dalla forma della propagazione del suono, passando da punti nascosti, creando spazi ricurvi e rientranze a brevi intervalli. E' uno spazio tridimensionalmente continuo dove gli ingressi e le uscite diventano obsoleti. L'impressione è quella di essere immersi nel mondo dei suoni, ne scaturisce l'atmosfera della sospensione. Ma alla base di questa casualità c'è la griglia emergente. Il progetto parte dalla distinzione tra spazi A (sonori) e B (paesaggi urbani con uffici e ristoranti). Insieme costituiscono il negativo e il positivo della medesima forma organica. La struttura nasce da una griglia regolare sulla quale vengono disegnati dei cerchi che suddividono i due tipi di aree. 

Attuando delle deformazioni alle figure circolari si ottiene il movimento dello dello spazio. Spostando i centri dei cerchi e modificando la loro misura, si perde la simmetria delle parti, in pratica emerge una nuova griglia irregolare. Prima della deformazione della griglia l'edificio è composto da sei piani di 3,80 metri d'altezza. A ogni piano il rapporto tra A e B cambia a seconda delle funzioni, gli stessi all'occorrenza agiscono come casse di risonanza.

E' proprio per questo che l'edificio è l'emblema del suono , ovunque ci si sposti è possibile scoprire segreti e ampiezza. Non vi è alcuna distinzione tra piani, pareti e copertura, poiché si sviluppano in continuità della stessa superficie, non vi è neanche alcuna distinzione materica, poiché è composta da una piastra in cemento armato di spessore di 30 centimetri. All'esterno il Form è racchiuso in un involucro di vetro che sottolinea l'andamento verticale dell'edificio e la modularità dell'edificio. 

"L'intera struttura è un insieme di condotti, come il corpo umano".

Lo spazio creato esclude il concetto di delimitazione, rimandando al concetto di apertura verso l'esterno che invita ad essere attraversato.

L'organico come metodo di lavoro

Relaxation Park a Torrevieja, Spagna, racchiude tutte le riflessioni di Toyo Ito trasferendoli in un'area dove la geometria e la "vita fertile" sono collegate. L'obiettivo resta il realizzare l'organico come metodo di lavoro. L'idea chiave di questo progetto è un paesaggio di dune mosso dal vento che modella la forma architettonica in movimento a spirale infinito, tre gusci sinuosi simili a conchiglie. La zona è famosa per due lagune dalle quali si estraggono fanghi benefici. La sensazione è di trovarsi davanti un'architettura "presente", sembra che una marea l'abbia portata ad affiorare sul terreno. Essa contiene una serie di funzioni: spogliatoi, ristoranti, servizi informativi. I tre nuclei infatti nascono come centri benessere dove godere delle acque termali.

Relaxation Park a Torrevieja, Spagna

Piuttosto che rimandare semplicemente all'idea di relax, Ito propone l'idea di fusione con la natura, portando l'architettura ad entrare in un'altra dimensione. La realizzazione è fatta da un guscio strutturale a cinque barre di acciaio a forma di spirale di 60 millimetri di diametro intrecciate a travi di legno, determinando il volume dell'edificio. Entrare a far parte di questo paesaggio sembra come sbarcare in un mondo perduto, ora riadattato e reso vivo. Per poter arrivare a questo risultato, anche questa volta è protagonista il Computer Technology, che spiana la strada al lavoro del progettista risolvendo problematiche prima irrisolvibili.