ANDREA CHAVES

Agata M., Stella M.


Abbiamo visto i genitori di Andrea per la prima volta nel mese di Marzo quando sono venuti a parlarci del libro che era stato scritto per ricordare loro figlio. Ma chi è Andrea? Scopriamolo insieme: Andrea Chaves-Lopez aveva solo 21 anni quando morì in montagna mentre, in solitaria, provava a percorrere la via Major in Val d’Aosta. Nel suo caso, i posti del suo cuore erano le montagne e da come ci è stato raccontato, lui non poteva vivere senza quelle cime: era come se fossero una parte del suo corpo.

L’altra sua passione era il poeta Dante Alighieri, Andrea vedeva la Divina Commedia come una guida spirituale, un libro che gli permetteva di fare un fantastico viaggio tra arte e cultura. Infatti, il suo sogno più profondo, oltre a passare più tempo possibile in montagna, era proprio quello di diventare professore per poter trasmettere le sue passioni ai giovani come noi e, da ciò che hanno raccontato i genitori, insegnare un nuovo modo di leggere la Divina Commedia per poter raggiungere tutti coloro che non l’avessero ancora letta. Avendo voglia di scoprire qualcosa di più abbiamo deciso di porre alcune domande ai suoi genitori e questo è ciò che ci hanno risposto.


Com'era Andrea da piccolo?

Andrea da bambino è sempre stato un vulcano: bicicletta, pesca, amava lavorare il legno, registrava documentari sulla natura e poi crescendo, a 16 anni, ha conseguito il brevetto di pilota di aliante e a 17 anni ha conseguito la cintura nera 1° dan di Karate.


Un pregio e un difetto del suo carattere?

Il pregio era l'umiltà e la semplicità di approcciarsi alle persone, il difetto la sua testardaggine.


Era uno studente modello o aveva qualche "lacuna", o comunque era meno bravo, in qualche materia?

Andrea eccelleva in tutte le materie, era molto incisivo in tutto quello che diceva e faceva e aveva un grandissimo rigore personale che gli attirava stima e rispetto. Andrea diceva sempre "ci metto tutta la passione e quello che mi propongo, mi impongo di ottenerlo".


Ci sono stati particolari eventi che gli hanno fatto scattare la scintilla per le sue due grandi passioni, la montagna e Dante?

Fin da bambino, ha sempre amato la natura e in estate era sempre in Val Borbera nella casa del nonno che era circondata dalle arcigne montagne che con il loro mistero e la loro forza attirarono Andrea nella passione ad esse (specialmente un monte lì vicino dove era apposta la croce degli alpini).

Andrea a scuola amava molto leggere di poeti e scrittori italiani e stranieri, ma un giorno al liceo, fu incaricato dalla sua insegnante di fotocopiare il V canto dell'Inferno, quello di Paolo e Francesca e lui, tra una pagina e l'altra, lesse quei versi come acqua viva e ne rimase completamente rapito. Qualcosa lo attirava verso quella straordinaria poesia, verso il mistico viaggio del più grande dei poeti.


Ha fatto svariate esibizioni a teatro o comunque davanti a un pubblico; come si è sentito la prima volta? E voi che cosa avete provato quando lo avete visto "recitare"?

Andrea era molto tranquillo quando si trovava davanti alle persone, riusciva ad estraniarsi dalla situazione, aveva un autocontrollo e una memoria formidabili.

Noi eravamo felicissimi di vedere il suo sogno realizzarsi cioè portare Dante a tutti. Naturalmente eravamo emozionati e preoccupati che tutto andasse bene.


Infine, da che cosa è nato il desiderio di scrivere i due libri?

Dopo la sua morte abbiamo trovato il suo diario, dove c'erano tutti i suoi pensieri, le sue emozioni. Abbiamo così capito che Andrea ci aveva lasciato un messaggio: scrivere un libro che parlasse di lui per gli altri. Il secondo libro è stata una conseguenza del primo che ritenevamo incompleto perché era nostro dovere far conoscere Andrea nel suo essere.


Ci sarebbero ancora molte cose da scrivere ma crediamo che queste poche parole possano descriverlo…Un ragazzo coraggioso che amava il mondo e la letteratura.