Galileo Galilei e Platone

Lo storico della scienza Alexandre Koyré avvicina Galileo a Platone.[1] Sottolinea Graziella Vescovini: “Si ha così un ritorno a Platone, a un’interpretazione platonica di Galileo contro l’interpretazione positivistica che faceva di Galileo un empirista, uno scopritore del metodo sperimentale che avrebbe unito l’osservazione con la spiegazione matematica: Galilei sarebbe perciò stato, secondo Koyré, un oppositore dell’apriorismo sterile dell’ontologia e della fi sica proprie della Scolastica aristotelico-medievale, e un platonico.

Nel saggio su Galilei e Platone, che è del 1943, Koyré mette in luce questa idea, per cui la rivoluzione scientifica operata da Galileo sarebbe consistita nella espressione di una diversa forma mentis, nella ripresa del primato della matematica come idea reale e costitutiva del mondo fi sico: ossia afferma la dottrina che il linguaggio della scienza è matematico, che l’esperimento è secondario rispetto alla teoria, che la formalizzazione matematica precede i fatti.

L’interpretazione del platonismo di Galileo ha dato molto a discutere. Questo platonismo sarebbe un realismo matematico sostanziale, un matematismo teorico che metterebbe da parte la rilevanza sia del metodo che dell’esperimento. Pertanto Koyré dette poca rilevanza alle scienze ‘baconiane’, cosiddette dall’opera di Bacone: ottica, medicina, chimica – quelle scienze definite come ‘operative’. Egli rimase pertanto cieco agli aspetti pratici, sperimentali, dell’impresa scientifica. Per questo gli esperimenti di Galileo agli occhi di Koyré non sarebbero stati rilevanti per le scoperte galileiane delle leggi del moto.

Molti studiosi, contemporanei o successivi, hanno guardato con un forte accento critico a quest’interpretazione, come a quella del platonismo di Galileo inteso come puro matematicismo. La dottrina delle idee di Platone è stato solo un idealismo matematico? O fu anche altro? (c’è infatti nella dottrina di Platone anche una teoria dell’idea come valore, come virtù, come bene) ossia esiste anche un’altra interpretazione (quella etica) del platonismo di Platone per non parlare della rivalutazione religiosa di Agostino e del Cristianesimo dell’idea del Bene, rispetto a quella matematica? In altri termini il Platonismo di Galileo visto da Koyré sarebbe una ripresa dell’ultimo Platone del Teeteto o del Sofista, e meno del Platone del Timeo, dove la scienza fisica si muoverebbe nell’ambito del verosimile e non del vero, e ancor meno di quello della Repubblica e delle Leggi. Un certo Platone dunque contro Aristotele, Galileo contro Tolomeo e le cosmologie medievali degli arabi aristotelico-tolemaici”.

[1] Graziella Federici Vescovini, Alexandre Koyrè e la nascita della scienza moderna, in http://www.consiglio.regione.toscana.it/news-ed-eventi/pianeta-galileo/atti/2006/20_federici.pdf