Galileo e il pendolo

Galileo e la lampada del Duomo di Pisa

Vincenzo Viviani,[1] fedele discepolo di Galilei, ha raccontato in più occasioni ufficiali, anche se con parole diverse, come Galileo ebbe l’idea dell’isocronismo del pendolo, osservando oscillare una lampada nel Duomo di Pisa.

“La maggior parte degli uomini considera il pendolo nient’altro che una specie di accessorio dell’orologio, mentre in realtà il pendolo è il vero orologio, e tutte le rotelle, catene, leve e lancette servono solo a contare le oscillazioni e a indicare quello che il pendolo fa in intervalli temporali esatti.

Sì, questo semplice oggetto, costitutivo da una sbarretta o da un filo sospeso ad una estremità, alla cui estremità inferiore è attaccato un peso, appartiene agli strumenti più meravigliosi e più utili, e ci ha reso possibili per la prima volta gli sguardi più profondi nei misteri della natura che ci circonda, le osservazioni astronomiche più precise, prove del movimento della terra attorno a sé stessa, conclusioni sulla sua forma, sulla sua massa, sull’azione della sua forza attrattiva, perfino sulla sua natura interna. Ora, è vero che da sempre sono esistiti pendoli delle forme più diverse, ma non se ne conoscevano le sue potenzialità prima che Galileo Galilei, questo geniale fisico del sedicesimo secolo, scoprisse le leggi del pendolo. Questo gli riuscì già durante il periodo dei suoi studi a Pisa, e con questo aprì la sequenza delle sue grandi scoperte scientifiche che gli hanno assicurato un posto d’onore tra i più grandi spiriti dell’umanità. Galilei era entrato giovane diciassettenne all’Università di Pisa nel 1581, per studiarvi filosofia e medicina. Presto però si dedicò alle scienze naturali che, notoriamente, erano ancora in condizioni molto arretrate. Un giorno il giovane studente assistette alla messa nel duomo di Pisa. Dal soffitto dell’edificio pendeva una lampada che, appesa alla sua catena, al momento dell’accensione, aveva ricevuto un forte colpo ed ora dondolava lentamente avanti e indietro, un fenomeno che attrasse l’attenzione dello studente molto di più della cerimonia in corso. Mentre la folla pregava e l’organo suonava, Galileo non staccava gli occhi dalla lampada che dondolava. Notò che le oscillazioni diventavano sempre più brevi, la lampada descriveva archi sempre più piccoli ma, ciò nonostante, il periodo delle oscillazioni restava sempre lo stesso. Questo gli sembrò molto singolare. Si recò subito a casa per investigare a fondo il fenomeno, e le sue prove gli mostrarono subito la verità: il tempo che il pendolo impiega per compiere un’oscillazione rimane sempre lo stesso, e dipende solo dalla lunghezza del pendolo (stesso), ma non dall’ampiezza dell’arco che il pendolo descrive. La scoperta di questa “legge del pendolo” ha avuto un’enorme importanza per il progresso delle scienze naturali. La nostra illustrazione a pagina 329 ci mostra quei minuti memorabili in cui Galileo ebbe l’intuizione. Se oggi noi abbiamo conoscenze precise sulla rotazione della Terra, sulla sua velocità, la sua massa, differente densità e forma, lo dobbiamo solo alla scoperta della legge del pendolo da parte di Galileo Galilei.”

Vincenzo Viviani (trad. di Giovanni Moruzzi )

Riflessioni

L'ossessione dell'uomo è stata sin dall'alba dei tempi quella di dominare il tempo, ma noi uomini non saremo mai in grado di dominarlo in quanto forza superiore a qualsiasi volontà umana; possiamo quindi limitarci solo alla sua misurazione, cosa ben riuscita tramite i calendari, i cicli solari e lunari, ma sarà Galileo Galilei per la prima volta a misurare in modo abbastanza esaustivo il tempo, scoprendo il “preciso ritmo interiore della natura”, un battito naturale regolatore delle nostre vite. A soli diciassette anni l'ingegnoso Galileo assistette ad una celebrazione nel duomo di Pisa; annoiato, il giovane non mostrava il minimo interesse alla messa, mentre rimase rapito dal movimento di una lampada appesa al soffitto che dondolava avanti e indietro. Il moto della lampada attraeva l’attenzione dello studente molto di più della cerimonia in corso. Ciò testimonia ancora una volta il distacco dello scienziato dalla teologia o da speculazioni astratte e un'innata attrazione verso i fenomeni naturali, cioè verso la scienza. Galilei era una mente destinata al calcolo. Il disaccordo con l'autorità ecclesiastica, in seguito alla sua adesione alle tesi copernicane, l'obbligo di abiurare e la condanna che ne seguì segnarono una tappa fondamentale nella storia del pensiero scientifico. Galilei, anche se costretto ad abiurare, non ha subito una sconfitta in quanto continuerà ad arricchire il mondo con i propri studi e le proprie scoperte fino alla fine; la sua scienza è dunque salva, e con essa il progresso scientifico; la Chiesa invece no, perché per secoli si porterà dietro l'errore di quella condanna assurda. Un'indagine sulla condanna dell'astronomo, con la richiesta di cancellarla, fu ordinata nel 1979 da papa Giovanni Paolo II e si concluse solo nell'ottobre del 1992 con il riconoscimento dell'errore del Vaticano.

Vecchio Rossella

Fonte:

http://www.illaboratoriodigalileogalilei.it/galileo/iconografia/ico_ver/riv_lib/riv021_b.html

[1] http://portalegalileo.museogalileo.it/igjr.asp?c=300591)