Galileo Galilei e il suo tempo

Per comprendere il contributo di Galileo Galilei e il complicato rapporto con la Chiesa di Roma che accompagnerà la sua esistenza, è necessario delineare i tratti della società del Seicento, segnata dall’esperienza riformatrice di Lutero e Calvino ma soprattutto dalla reazione controriformistica della Chiesa romana.Riforma protestante è il nome dato al movimento religioso che ha interessato la Chiesa cattolica nel XVI secolo e che ha portato alla nascita del protestantesimo. L'origine del movimento è da attribuire al frate agostiniano Martin Lutero, ma altri protagonisti importanti furono Giovanni Calvino, Ulrico Zwingli, Thomas Müntzer e Filippo Melantone.

La Riforma in Italia fu altrettanto presente come negli altri stati europei, ma qui ebbe particolari caratteristiche. Innanzitutto si affermò nelle classi colte, che vedevano nella riforma un'affermazione della classe borghese rispetto al tradizionalismo della Chiesa romana. Il movimento prese piede anche tra il clero sia con posizione estremiste sia con posizioni moderate. Nel corso del XVI secolo si diffusero in Italia diversi circoli di simpatizzanti protestanti, fra i più importanti quelli di Venezia, Napoli e Ferrara.

Col procedere della reazione della Chiesa romana e con la Controriforma, il movimento uscì dalle ristrette cerchie intellettuali ed elitarie e si propose alle masse mediante la predicazione di alcuni frati, soprattutto agostiniani, che, col procedere del Concilio di Trento, si ritrovarono via via ad appartenere a posizioni "eretiche".

Con la chiusura del Concilio di Trento e con la definitiva condanna di posizioni altrimenti moderate e, quindi, con la conseguente posizione intransigente dalla Chiesa, un numero abbastanza elevato di intellettuali e di rappresentanti ecclesiastici emigrarono in altri paesi dove tentarono di professare più o meno liberamente la loro fede. Chi restava in Italia, invece, si vide costretto a professare il proprio credo religioso interiormente ma ad apparire, esternamente, come un cattolico per non essere soggetto a persecuzioni.

La Riforma protestante

Contro la crescente corruzione del clero si erano già levate voci isolate durante la lotta tra impero e Papato. Alla fine del XIV secolo e all'inizio del XV, Wycliff in Inghilterra e Hus in Boemia ripresero a ampliarono la protesta.

La Curia romana, tuttavia, non seppe comprendere la gravità della situazione e la corruzione continuò, finché agli inizi del XVI secolo una grande rivoluzione religiosa sorta in Germania e guidata da Martin Lutero non distrusse l'unita' del mondo cristiano.

L'occasione fu la raccolta di denaro, in forma di vendita di indulgenze, lanciata da Leone X per la costruzione di San Pietro, che suscitò ovunque grandi resistenze e opposizioni. Contro questa iniziativa Lutero pubblicò le celebri 95 tesi, che contengono i cardini della sua dottrina.


Le idee di Lutero si diffusero con impensata rapidità ed ebbero anche ripercussioni politiche e sociali, la più importante delle quali fu la rivolta dei contadini del 1524-1525. Il grande movimento luterano, tra l'altro, portò i principi tedeschi contro l'imperatore Carlo V, che, con la pace di Augusta, riconosceva ufficialmente la nuova religione.

Interprete originale del pensiero di Lutero fu Calvino, che da Ginevra diede vita a un movimento religioso, caratterizzato da una severa morale di vita, movimento che si diffuse specialmente in Svizzera, nei Paesi Bassi, in Scozia e in Francia. Un'altra importante rivoluzione religiosa, ispirata però dall'alto, e con caratteri quasi esclusivamente politici, avvenne in Inghilterra con Enrico VIII, che venuto in contrasto con il Papato, si nominò capo della nuova Chiesa inglese, detta Chiesa anglicana.


La Controriforma

Alla Riforma religiosa dilagante ormai in Europa la Chiesa cattolica oppose un largo movimento controriformistico, che portava in sé, oltre alla contestazione dottrinaria delle idee luterane, anche gli elementi di un profondo rinnovamento morale del clero e di una rigenerazione radicale della stessa funzione sociale della Chiesa.

Questa reazione del cattolicesimo, che ebbe come base i risultati di un grandioso Concilio iniziato a Trento nel 1545 e durato quasi vent'anni, raggiunse purtroppo, talvolta, attraverso i processi del tribunale d'Inquisizione, l'aspetto d'una vera persecuzione degli eretici o presunti tali (tra cui il filosofo Giordano Bruno e lo scienziato Galileo Galilei), così come nei paesi protestanti venivano perseguitati o esiliati cattolici e dissidenti.

La tolleranza religiosa, che nel Cinquecento era l'aspirazione soltanto di piccole cerchie, sarà infatti una conquista di tempi più vicini a noi. La Controriforma esaltò i fini educativi e assistenziali degli ordini religiosi esistenti e promosse la creazione di nuovi ordini: tra questi la Compagnia di Gesù, che avrà fondamentale importanza nell'educazione e nelle missioni.

Il Concilio di Trento

Papa Paolo III aprì nel 1545 il Concilio di Trento che venne chiuso, dopo numerose interruzioni, nel 1563. Con questo concilio venne definita la riforma della Chiesa e la reazione alle dottrine del calvinismo e luteranesimo. Il concilio non riuscì nel compito di ricomporre lo scisma protestante e di ripristinare l'unità della Chiesa, ma fornì una risposta dottrinale in ambito cattolico alle questioni sollevate da Lutero e dai riformatori. Venne fornita una dottrina organica e completa sui sacramenti e si specificò l'importanza della cooperazione umana e del libero arbitrio nel disegno di salvezza.

Rimasero insolute alcune importanti questioni nel campo della fede: non si trattò ad esempio in modo esaustivo il problema del ruolo del papato e del suo rapporto con l'episcopato. Sul piano istituzionale, rimasero insolute inoltre le questioni dei privilegi e dei diritti attribuiti a sovrani e principi cattolici nell'intervenire nelle questioni interne alla Chiesa.

Dal punto di vista disciplinare, vennero affrontati problemi come la preminenza della cura pastorale (cura delle anime) nell'operato del vescovo o la riforma della vita religiosa. Fu dato grande impulso alle diocesi imponendo ai vescovi la presenza nelle loro sedi, la celebrazione dei sinodi e le visite pastorali e prevedendo in ogni diocesi l'istituzione di un seminario.

La Toscana nel Seicento

Firenze sotto Lorenzo il Magnifico (1449-92) aveva vissuto un periodo di grande splendore: la Toscana era divenuta l'ago della bilancia della politica italiana. Il prestigio dei Medici fu però compromesso nei secoli successivi: durante il governo di Piero, in occasione della discesa di Carlo VIII, la città ne approfittò per fondare una repubblica teocratica (1494-98) sotto la guida di Girolamo Savonarola. Questi impose alla città una moralizzazione che gli alienò le simpatie della borghesia la quale, dopo la scomunica da parte di papa Alessandro VI, lo arrestò e lo mise a morte. I Medici poterono rientrare a Firenze solo nel 1512 grazie alla protezione degli Spagnoli. Nel 1532 Alessandro de' Medici ottenne grazie all'aiuto dello zio papa il titolo di duca e diede formalmente inizio al principato mediceo. I Medici durante il '500 fornirono al Papato due grandi pontefici, Leone X e Clemente VII. Cosimo I (1519-74) ottenne nel 1539 il titolo di granduca di Toscana e durante il suo governo si sforzò di costruire uno Stato assolutistico modernamente accentrato, riuscendo ad annettere nel 1559 l'antica Repubblica di Siena. Al principe Cosimo II de’ Medici Galileo Galilei dedicherà il Sidereus Nuncius, nel quale lo scienziato comunicava la scoperta, nel gennaio 1609, dei quattro maggiori satelliti di Giove (Io, Europa, Ganimede e Callisto), da quel momento definiti “satelliti medicei”.

La famiglia Medici continuò a regnare sopra la Toscana ininterrottamente fino al 1737. L'ultimo granduca della famiglia fu Gian Gastone de' Medici che non ebbe eredi, mentre l'ultima della famiglia, Anna Maria Luisa, elettrice Palatina, si occupò del Granducato dalla morte del fratello e riuscì grazie alla sua lungimiranza a fare sì che l'immenso patrimonio artistico che era nei secoli divenuto patrimonio della famiglia non potesse essere portato via da Firenze.

Il Granducato di Toscana, alla morte di Gian Gastone, passerà alla famiglia dei Lorena, in particolare a Francesco Stefano di Lorena, già marito di Maria Teresa d'Asburgo, imperatrice d'Austria. Egli lasciò l'amministrazione della Toscana al figlio Pietro Leopoldo. La più importante innovazione voluta dai Lorena, proprio grazie a Pietro Leopoldo, fu l'abolizione (per 4 anni, fino al 1790 quando fu ripristinata) della pena di morte nel Granducato di Toscana, per l'epoca una innovazione di non poco rilievo.

Mavilia Rosemary