Ofelia e gli antenati di Grotte S.S.

Grotte Santo Stefano, patria degli antenati di Ofelia e di Alberto, è una frazione del comune di Viterbo. Si trova a circa 16 km dal capoluogo dell'alta Tuscia, percorrendo la strada Teverina, verso la valle del Tevere. È servita dalla omonima stazione della Ferrovia Viterbo-Attigliano-Orte.

Fino al 2 gennaio 1927 era un comune della provincia di Roma. Con la riforma delle province attuata da Benito Mussolini, a partire dall'anno successivo fu aggregato a Viterbo.

Quando nel 1172 Ferento venne rasa al suolo dai Viterbesi con lo "specioso pretesto" ( come dice lo storico Pinzi) che avessero ritratto Gesù in croce con gli occhi aperti, alcuni superstiti si trasferirono  nei pressi di VT (sull'attuale colle di San Faustino) mentre altri trovarono riparo nelle grotte etrusche che formarono il nucleo di Grotte S. Stefano. Questa località, dove poi abiteranno i nostri antenati, si chiama "Centarello".  Fino al '900 le case erano costituite dalla grotta (che fungeva da cantina, stalla e gabinetto) sovrastata da una stanza.

Ofelia Fiorani (RM 13.3.1905 - RM 16.1.1998), la moglie di Alberto, era la figlia naturale di Misericordia Giuseppina Speranza Fiorani e Filippo Grispigni.

Misericordia Giuseppina Speranza Fiorani (Grotte S. Stefano (VT) 15.3.1883 - VT 30.12.1957) era la sorella minore di Linda, moglie di Evaristo Minissi. Giuseppina, che vediamo con Ofelia nella foto a sinistra, era quindi la zia di Alberto, ed Ofelia era la cugina di Alberto.

Secondo il racconto di Ofelia, Giuseppina e Filippo si conobbero nei primi anni del '900 poiché questi abitava nel palazzo dei Conti Macchi di Viterbo, alle cui dipendenze lavorava una zia di Giuseppina, Domenica detta Mecuccia, ed il di lei marito Gaetano D'Anna, in qualità di portiere e calzolaio. Mecuccia e Gaetano ospitavano Linda, che aiutava Gaetano cucendo scarpe. Giuseppina, sorella di Linda, andava a far loro visita e conobbe così il giovane Filippo, di cui si innamorò perdutamente, tanto che lo seguì a Roma quando Filippo si iscrisse all'università, nel 1904, trovando lavoro come massaggiatrice ed infermiera e rimanendo incinta.    

Purtroppo la famiglia Grispigni, molto altolocata,  osteggiò la relazione tra i due giovani e costrinse Filippo a lasciare Giuseppina ed a non riconoscere la piccola Ofelia. Ofelia fu quindi registrata alla nascita come figlia di genitori ignoti e registrata con il cognome Ascati, scelto dall'ufficiale d'anagrafe.  La piccola Ofelia Ascati venne affidata ad una famiglia di contadini di Rignano Flaminio (RM), ove viveva in condizioni miserevoli.  Su pressione ed interessamento di Filippo, nel 1908 la madre Giuseppina presentò domanda di riconoscimento della bimba, ottenendo che il cognome venisse mutato in Fiorani e riprendendola con sè. Terminata l'Università, Filippo fu mandato in Germania a proseguire gli studi, ma non dimenticò mai Ofelia e la aiutò da lontano per tutta la vita. Storie di altri tempi, che al giorno d'oggi avrebbero ben altro corso, ma che allora segnavano profondamente gli affetti ed il destino delle persone coinvolte.

Ofelia, grazie all'aiuto del padre, frequentò il collegio di suore spagnole antistante il Campidoglio, ora sede dell'ambasciata siriana. Era un collegio esclusivo, frequentato ad esempio dalla figlia di Marconi. Nel 1922 ca Ofelia, trovandosi nella dépendance estiva delle suore a Civitavecchia, visitò in porto una nave militare. L'ufficialetto che l'accompagnava nella visita, Nicola Fusco, si invaghì di lei e le inviò una lettera di fuoco, che Ofelia conserverà anche da sposata. Ofelia si rammaricò per anni con i figli di non averlo sposato "...al posto di quel mascalzone di vostro padre, e non avrei avuto dei figli ingrati". 

Uscita dal collegio, Ofelia si sposò invece a soli 19 anni col cugino Alberto, osteggiato dalla madre Linda, con cui romperà i rapporti.

Ofelia era molto brava nel ricamare e cucire gli indumenti per i figli, insieme alla cognata Lidia, lungamente ospitata, ed era anche un ottima cuoca, grazie all'inseparabile libro di Artusi. Si tramanda in famiglia che i fratelli maristi le commissionassero i pasticcini ogni volta che Andreotti andava a trovarli.

Dopo la separazione dal marito, nel 1943,  si sobbarcò faticosamente ed amorevolmente la cura dei 4 figli , in particolare nel periodo bellico, per fortuna sempre aiutata economicamente dal padre naturale Filippo Grispigni. 

Quando Filippo voleva vedere Ofelia e i nipoti, le diceva che un certo giorno a una certa ora sarebbe stato davanti al bar Schenardi. Così Ofelia, con i figli faceva avanti e indietro più volte per il corso. Nel 1960 Ofelia si trasferì a Roma, dove visse a lungo prima in Via Gossi Gondi e poi in via M.Menghini 10. Quando Filippo morì, nel 1955, si vociferò che gli eredi avessero fatto sparire il testamento in cui c'era un legato per Ofelia.

Questa dovette fare una vertenza (Avv. Romanelli) per riconoscere la paternità ed ottenne un vitalizio di Lire 100.000 rivalutabile ogni 5 anni, unanimemente dichiarate inadeguate rispetto alla ricchezza di Filippo; tanto per cambiare si parlò di pastetta con l'avvocato. In età avanzata Ofelia si ritirò in una casa di riposo ai Parioli, in Via Aldrovandi, gestita dalle suore, amareggiata che nessun figlio la ospitasse.   Il 31 mag. 1990 Ofelia fece testamento olografo (Not. P. Salaris, Rep.15148, Rac. 3944) con il quale lasciò ad alcuni figli e loro eredi la sola quota legittima “in quanto nulla hanno fatto per un migliore trattamento” mentre “alla carissima nuora Gabriella Gilberti lascia tutti i mobili, arredi ed effetti personali..". Ofelia passò gli ultimi mesi di vita nella clinica Villa Giulia. La ex badante brasiliana , Isabel Marti, che aveva ricevuto cinque milioni di lire, intentò una vertenza per spillare altro denaro. Grazie al bravo avvocato Di Napoli (costo due milioni) ebbe causa persa. Ofelia riposa nel Cimitero di Grotte S.S. , accanto alla cara mamma Giuseppina.

Cliccando in fondo a questa pagina è possibile ascoltare una rara e preziosa registrazione della voce di Ofelia in un messaggio della fine degli anni '70 dedicato alla nipote Sandra, che ringraziamo per aver voluto condividerla su questo sito. Ofelia d'estate si portava spesso al mare Sandra per compagnia.

La tomba di Giuseppina e Ofelia Fiorani a Grotte S.S.

Filippo Grispigni, (VT 31.8.1884 - RM 20.8.1955), padre naturale di Ofelia, era figlio di Pietro e della Contessa Rosa Venturini. La madre contessa ha una sontuosa cappella mortuaria all'ingresso del cimitero di VT , progettato dall'arch. Virginio Vespignani, lo stesso del cimitero del Verano in Roma e del nartece della Basilica di S. Paolo in Roma.   La Famiglia Grispigni era quindi molto altolocata ed appartenente alla borghesia viterbese. Il fratello di Filippo, Luigi (1878 - 1860), avvocato, è stato sindaco di Viterbo dopo la Liberazione, dal 1944 al 1946. 

Filippo Grispigni,  insigne giurista, convinto lombrosiano,criminologo, fu docente universitario a Camerino, Cagliari, Milano e Roma. A Berlino frequentò il Kriminalstisches Seminar  e partecipò alla stesura del codice penale italiano del 1942. Gli sono state intitolate strade a Roma nel Municipio Roma XII  ed a Viterbo.

Nella foto qui sopra a sinistra vediamo Filippo a 20 anni circa, quando conobbe Giuseppina; a destra lo vediamo negli anni '50, ad un congresso di giuristi. Dopo la relazione con Giuseppina, Filippo Grispigni sposò Fulvia Calcagnini, da cui ebbe una figlia, Rosa detta Rory, che visse a Viterbo, sposata con Filippo Filippi-Balestra, detto Bubi.  Filippo Grispigni era una acceso sostenitore del Partito Liberale Italiano (PLI) di Malagodi, e chiedeva a Ofelia di votarlo.

Filippo Grispigni alla laurea di un allievo (1954)

La tomba della famiglia Grispigni e la cappella Venturini
con la tomba della Contessa Rosa nel cimitero di Viterbo

La madre di Ofelia, Giuseppina Fiorani,  il 17 luglio 1927, a 44 anni, si sposò con Attilio Ranucci, agricoltore analfabeta,  nato a Grotte S.S. il 21 dicembre 1881. Visse con lui per trent'anni, sino alla morte, in una casa in Via Sardegna 5 a Grotte S.S.. Nel capitolo "Ricordi di Guerra a Viterbo" Mario Minissi li ricorda. Si tramanda che nel 1955, quando Giuseppina seppe della morte di Filippo, si mise a piangere. Attilio Ranucci, rimasto vedovo di Giuseppina nel 1957, lasciò la casa di Giuseppina, di proprietà dotale di Ofelia, e si trasferì presso una giovane compaesana; costei, dopo avergli "mangiato" tutte le proprietà, lo convinse a trasferirsi in Sicilia, forse a Catania, ove lo mise in un ospizio in cui Attilio morì. Ofelia ogni mese gli mandava un vaglia per le piccole spese.

E veniamo ora alle notizie ad oggi note sugli antenati di Giuseppina, desunte dai registri di stato civile di Grotte S.S., iniziando dalla famiglia Fiorani.

La piazza di Grotte S. Stefano agli inizi del '900

Giuseppina e la sorella Linda erano figlie di Fiorano Fiorani, falegname e ebanista, nato a Orvieto (TR) il 19 gennaio 1842, e di Rosa Gioiosi, nata a Piansano (VT) nel 1846 ca. Si tramanda che Fiorano Fiorani collaborò tra l'altro al lavoro di restauro del coro del duomo di Orvieto.

I genitori di Fiorano Fiorani si chiamavano Fiorani Giovanni e Ferrini Margherita ed erano originari di Orvieto. Fiorano aveva sei fratelli e tre sorelle.

Il fratello maggiore di Fiorano si chiamava Belisario ed era nato anch'egli ad Orvieto. Sposato con  Carolina Capobianchi, ebbe due figli, Aurelio e Fulvio. Aurelio si sposò nel 1882 con Adele Rovella, da cui ebbe sei figli, tra cui Sesto, Brigadiere dei Carabinieri. Aurelio morì nel 1914 in Oceano Atlantico, a bordo del piroscafo Re Vittorio, mentre stava rientrando in Italia dall'Argentina. Fulvio invece si sposò due volte : dalla prima moglie, Eulalia Simonetti, ebbe tre figli, tra cui Umberto, anch'egli carabiniere; rimasto vedovo nel 1891, un mese dopo la nascita della figlia Guendalina, Fulvio si risposò nel 1892 con Eucaria Franceschini, con la quale ebbe altri sette figli.

Le tre sorelle di Fiorano erano  Ismene, Prassede e Zenobia Irene. Ismene, casalinga, era nata a Orvieto nel 1829 e morì a Grotte S.S. il 30 gennaio 1892, vedova di Trauzzola Stefano. Ismene (in greco antico : Ἰσμήνη) è una figura della mitologia greca, figlia di Edipo e Giocasta. Sofocle la introdusse nell'Antigone, nell'Edipo a Colono e, come personaggio muto, nell'Edipo Re. Prassede, nata a Orvieto nel 1831, di professione sarta, si sposò a 45 anni nel 1875 con Nunzio Bassi e morì a Grotte S.S. 8 anni dopo il matrimonio, il 5 marzo 1883.  Zenobia Irene, nata a Orvieto nel 1832,  casalinga, era coniugata con Simonetti Gian Maria e morì a Grotte S.S. il 7 maggio 1901. 

Il fratello minore di Fiorano si chiamava Riccardo Ambrosio ed era nato ad Orvieto nel 1845 ca. Coniugato il 26 novembre 1877 con Franceschini Sestilia, abitava a Grotte S.S. in via S. Biagio e nei registri comunali è indicato come guardia municipale e possidente.  Con la moglie ebbe due figli, Ernesto e Teresa. Rimasto vedovo, concepì con Gasparroni Barbara un terzo figlio, Ermenegildo. Riccardo morì a Grotte S.S. il 25 febbraio 1915.

Degli  altri quattro fratelli maschi, Leonido, Venanzio, Zeferino e Teopista, conosciamo solo le date di nascita, grazie a ricerche fatte presso l'Archivio di Stato di Orvieto.

Fiorano e Rosa, dopo il matrimonio, vissero a Grotte S. Stefano in via La Madonnina; successivamente si trasferirono verso il 1880 in via Belvedere. 

Fiorano Fiorani, il nonno di Ofelia e di Alberto, fu ucciso con tre coltellate la sera di domenica 2 marzo 1884 nella Piazza Comunale di Grotte S. Stefano da tale Chiovelli Bernardino, nato a Grotte S.S. il 4 novembre 1857, pecoraio. L'omicidio scaturì da una lite iniziata in una osteria. L'assassino venne arrestato e condannato a 20 anni di lavori forzati, ma non scontò interamente la pena perché morì nella Casa di Reclusione di Alghero (SS) il 13 aprile 1895.  Il fascicolo del processo è visionabile presso l'Archivio di Stato di Viterbo. Si tramanda che Fiorano Fiorani fosse un incallito donnaiolo e per questo venne anche duramente percosso. La moglie Rosa accettava con rassegnazione la vicenda e volle quindi chiamare due figlie Misericordia e Pazienza; una terza avrebbe dovuto chiamarsi Pietà, ma il marito fu ammazzato prima.

La storia del delitto e delle indagini è stata anche pubblicata nel romanzo "Attenti alla voltata" di Alberto Minissi.

La copertina del romanzo di Alberto Minissi
che racconta l'omicidio di Fiorano Fiorani

Rosa Gioiosi e Fiorano Fiorani, oltre a Giuseppina ed a Linda, ebbero altri quattro figli :

Domenico, nato a Grotte S.S. nel 1870  ca, di professione muratore, morto a Grotte S.S. il 25 agosto 1889;

Maria, nata a Grotte S. S. nel 1874, morta a Grotte S.S. a soli dieci mesi, il 7 gennaio 1875;

Maria Marsilia Leonilde, nata a Grotte S. S. il 16 marzo 1876, morta a Grotte S.S. forse di tifo a soli quattro mesi, il 6 marzo 1876;

Pazienza Umiltà Florentina, nata a Grotte S. Stefano il 3 settembre 1880, che si sposò a Grotte S.S. il 23 giugno 1902 con Domenico Anereo Persi detto Nerio, di anni 25, contadino, con cui mise al mondo ben otto figli, ad alcuni dei quali venne dato un nome curioso, che merita di essere ricordato : Brasildo, Iroldo, Ziliante, Estevan, Alberto (detto Umberto), Attilio, Nair  e Anna. Pazienza e Anereo sono sepolti nel Cimitero di Grotte s. Stefano.

Ofelia fu sempre affezionata ai cuginetti grottani, in particolare Ziliante e Umberto. A Grotte un giorno nacque un bambino con l'orecchio completamente accartocciato. Ofelia lo distese e lo fissò col cerotto, guarendolo.

Alcune notizie sui fratelli Persi : Iroldo, sposato con Angelina, che è morta a Tuscania nel 2016 alla veneranda età di 104 anni , ebbe un figlio, Ermanno, funzionario dei grandi magazzini Standa; Nair, in arabo Luce, era detta Rosa. Anna viveva a San Gemini col marito Pierino, calzolaio, e la figlia.  Ziliante, sposato con Marcella, abitava a Roma in via Luciano Manara e lavorava alla Purfina. Ideò un congegno che suonava quando l'autobotte era piena per evitare la fuoriuscita di benzina. Ziliante da giovane soffriva di reumatismo e per curarlo veniva infilato nel forno una volta tolto il pane. Diventato adulto, andava in moto da Roma a Grotte ed un giorno cadde fratturandosi una clavicola. Dopo l'ingessatura chiese di essere portato a casa della nipote Ofelia. Dopo alcuni giorni si presentò la moglie Marcella (da Roma) infuriata perché, in assenza di telefoni, non aveva più avuto notizie del marito. Attilio faceva il benzinaio alle porte di Grotte S.S. Poco prima di morire di tisi sposò una giovane compaesana per farle avere la pensione di reversibilità. Esteban (Stefano) era detto Estevande.

Umberto, in realtà Alberto, è stato il più longevo, essendo vissuto 92 anni. Lavorava presso la cava di farina fossile in località Montanciano, di proprietà della società Monte Amiata,  dove fu trovato lo scheletro di elefante che si trova oggi al Museo di Storia Naturale di Genova, privo di una zampa posteriore. Era bravo a costruire le tagliole col filo di ferro con le quali prendeva i "cilletti" (Uccellini). Quando era giovane con gli amici andava a VT a piedi passando per la scorciatoia di Ferento (circa km.  12 !) per recarsi al postribolo di via Cacciamele, ove negli anni '50 la "semplice" costava lit. 140  (cent. 7). Partecipò alla guerra di Spagna a Lit. 1.050 al mese col fratello Ziliante. E' morto nell'ospizio Giovanni XXIII di Viterbo. Riposa nel cimitero di Grotte S.S. con la moglie Maria Piciollo.

In fondo a questa pagina è possibile scaricare un albero genealogico dei Fiorani.

E veniamo ora a Rosa Gioiosi, la nonna di Ofelia e Alberto, ed alla sua famiglia d'origine.

I genitori di Rosa erano Nazzareno Gioiosi, commerciante, nato a Piansano (VT) nel 1820 ca da Domenico e Anna Cappelloni e morto a Grotte S. Stefano il 25.11.1887,  e Maria Sensi.

Rosa aveva una sorella, Domenica, e due fratelli, Pietro e Filippo.

Domenica era nata a Piansano (VT) nel 1838 ca e viveva con il marito D'Anna Gaetano a Viterbo, ove lavoravano presso i conti Macchi. Anziana, tornò a Grotte S.S. nella casa di via Belvedere, ove il 20 marzo del 1924, all'età di 86 anni, morì.

Pietro era nato a Piansano (VT) nel 1844 ca. Il 4 giugno 1885 a Grotte S.S. si sposò con Bernardina Santacroce, di anni 53.

Filippo era nato a Valentano (VT) nel 1849 ca. Esercitava la professione di macellaio e si sposò con Rosa Imperi, con la quale ebbe cinque figli : Luigi, nato nel 1871 ca e morto a Grotte S.S. il 25 gennaio 1878; Nazzareno, nato nel 1874 ca, che nel 1901 sposò a Grotte S.S. la diciottenne contadina Lucchini Brigida, che morì a soli 24 anni nel 1907 e con la quale ebbe una figlia, Rosa, nata il 21 settembre 1902; Francesco Temistocle Elpidio, nato a Grotte S.S. il 4 febbraio 1876, che morì a Grotte S.S. il 4 febbraio 1878; Maria Genoveffa Dirce, nata a Grotte S.S. il 14 novembre 1878 e morta a Grotte S.S. il 6 marzo 1879; Maria Dircea Emilia, nata il 22 gennaio 1880, che il 3 febbraio 1912 si sposò con Macagni Antonio, riconoscendo all'atto del matrimonio tre figli, nati negli anni precedenti. Nell'atto di nascita di quest'ultima figlia Filippo viene indicato come "detenuto".

Poiché Rosa Imperi morì precocemente l'8 settembre 1881, Filippo, rimasto vedovo, si risposò l'8 giugno 1882 a Guardea (TR) con Santoni Sestilia, dalla quale ebbe altri quattro figli : Luigi, nato a Grotte S.S. il 12 gennaio 1983, meccanico, che nel1919 si sposò a Magugnano con Pizzotti Maria; Augusto, nato il 14 novembre 1884, di professione stagnaio, che nel 1912 si sposò con Franceschini Cristina; Francesco, nato a Grotte S.S. il  12 giugno 1886, mugnaio, nel 1914 sposò Marta Leoni; Giuseppe, nato il 28 febbraio 1888. Filippo morì improvvisamente a Grotte S.S.  il 22 settembre 1888, a soli 39 anni. Poche settimane dopo, il 9 novembre 1888, morì anche il suo ottavo figlio Giuseppe, a soli 8 mesi.

Rosa Gioiosi, che vediamo ritratta nella foto qui sopra, dopo l'uccisione del marito Fiorano rimase a vivere con i figli nella casa di via Belvedere e avviò una relazione con Giuseppe Pizzi, nato nel 1850 ca a Grotte S. S., contadino e commerciante di granaglie, olio e vino. Rosa e Giuseppe non si sposarono, ma il 3 ottobre 1887 ebbero un figlio, che fu chiamato Fiorano, in memoria del marito di Rosa tragicamente scomparso 3 anni prima. Fiorano Pizzi, carabiniere, di robusta costituzione e con gli occhi azzurri, si sposò con Corinna Guerrieri ed ebbe tre figli : il primo era Adolfo Luigi Pizzi, nato a Bracciano (RM) il 25 gennaio 1915, il cugino e fidanzato di Lidia Minissi (vedi capitolo precedente), sergente cannoniere della Marina Militare durante la seconda guerra mondiale, imbarcato sul cacciatorpediniere Pessagno.  Egli  morì il 29 maggio 1942, allorché il Pessagno fu silurato dal sommergibile inglese Turbulent al largo delle coste tunisine. Il 23 aprile 1916 nacque a Bracciano Rosa Edvige, così chiamata in onore di Rosa, madre di Fiorano. Di lei sappiamo che il 9 settembre 1939 sposò a Roma tale Proietti Gino. Del terzo e ultimo figlio di Fiorano, di cui non sappiamo il nome, si tramanda che morì suicida, essendo stato cacciato di casa poiché sorpreso in intimità con una ospite. Fiorano si trasferì poi da Bracciano a Roma, ove viveva in Via dell' Acqua Bullicante. Il 16 gennaio 1891 Giuseppe Pizzi e Rosa Gioiosi ebbero anche una figlia, che fu chiamata Domenica Isabella, così chiamata in memoria del fratellastro Domenico morto diciannovenne due anni prima.

In entrambi i casi (Fiorano e Domenica) il nome di Rosa Gioiosi non figura sugli atti di nascita del Comune di Grotte S. Stefano; la nascita è indicata come frutto dell'unione di Giuseppe Pizzi "... con donna non maritata, non parente né affine con lui nei gradi che ostano al riconoscimento".

La piccola Domenica aveva appena compiuto un anno quando il 27 gennaio 1892 Giuseppe Pizzi improvvisamente morì, a soli 41 anni. Rosa Gioiosi, rimasta nuovamente sola a 46 anni con due bimbi piccoli, pare si unì ad un terzo compagno, ma non abbiamo altri dettagli. Rosa Gioiosi morì a Grotte S.S. il 21 febbraio 1922, all'età di 75 anni.

Qui sotto è possibile scaricare anche l'albero genealogico dei Gioiosi, oltre a quello dei Fiorani.