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Antonio Polignano

Polignano Antonio - Peperoncino

In Europa il peperoncino è arrivato con Cristoforo Colombo e la scoperta dell’America. Il navigatore genovese lo conosce durante il suo primo viaggio e ne parla, per la prima volta, in una relazione di viaggio datata 15 gennaio 1493.

Testimonianze della sua esistenza ci sono nel Messico e nel Perù.

Nel secondo viaggio nel 1494 i collaboratori di Colombo, con alla testa il medico di bordo Diego Alvarez Chanca, avviano la coltivazione e portano il peperoncino ai Reali di Spagna. Sessanta anni dopo è diffuso in tutta la Spagna come testimoniano gli scritti di Bartolomè de Las Casas nel 1552.


Axi era il nome con cui veniva chiamato il peperoncino dagli indigeni conosciuti da Colombo. In Europa poi fu chiamato pepe d’India, pepe cornuto, siliquastro.

Oggi il peperoncino è diffuso in tutto il mondo e dopo il sale marino è l’alimento più utilizzato. In Europa. La nazione che ne consuma di più è l’Ungheria dove prevale una polvere fatta con una varietà dolce chiamata Paprika. Seguono la Francia e la Spagna dove ci sono gli unici peperoncini con marchio europeo di qualità: Peperoncino di Espelette in Francia e Pimiento del piquillo in Spagna. In Italia il peperoncino è molto utilizzato nelle regioni meridionali e soprattutto in Calabria.

La più semplice e immediata associazione alle credenze superstiziose, nel nostro paese, è la cultura napoletana. Proprio da questa tradizione folkloristica nata e cresciuta all’ombra del Vesuvio si sviluppa, infatti, una diffusa credenza che nasconde nelle borse piuttosto che nelle case, simboli e amuleti “portafortuna” o, per dirla in gergo dialettale, anti “iella”.

Alcuni più noti, altri meno diffusi, ma tutti a efficacia garantita, a detta degli esperti.

Il simbolo re della tradizione è, però, il peperoncino che, solo o in abbinamento, racchiude nel suo corno un messaggio speranzoso di buon auspicio.