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Leonardo Buonsanti

In un immaginario "masterchef" ambientato nel Rinascimento sarebbero stati chiamati a svolgere il ruolo di giudici. Oggi i loro nomi sono quasi sconosciuti, eppure Bartolomeo Scappi, Martino de'Rossi e Cristoforo Messibugo furono degli acclamati "Professionisti dei fornelli".

Bartolomeo Scappi

Non solo fu il cuoco personale dei papi Pio IV e V ma nel 1475 scrisse un volume gastronomico chiamato “De honesta voluptate et valetudine” in cui trascrisse oltre 200 ricette del suo “Maestro” Martino de’Rossi definendolo il Principe dei Cuochi.

Nel 1570 dopo la sua grande carriera culinaria scrisse “L’opera”, si tratta di un ricettario con circa 1000 ricette e altrettanti consigli tra i quali la sigillatura della carne prima della sua cottura.



Martino de'Rossi

Martino de’Rossi nacque nel 1430 e iniziò la sua carriera di cuoco nelle cucine del duca Francesco Sforza. Nel 1461 si trasferi a Roma e diventò il cuoco personale del cardinale Ludovico Trevisan e grazie a lui scrisse il “Libro de arte Coquinaria” che poi lo rese famoso.

Questo era un ricettario adatto a tutto il suo pubblico in cui ritroviamo molte preparazioni, dosi e caratteristiche degli ingredienti. Nel suo ricettario erano presenti tutti i tipi di piatti, dal pesce e arrosti di selvaggina fino ai dessert. Un esempio era la torta alle ciliegie, arrosti anche di pesce fino ad arrivare all’invenzione delle polpette che, in quei tempi erano indicate come involtini di carne allo spiedo.

Cristoforo Messisbugo

Cristoforo Messisbugo fu invece un celebre Maestro di cerimonie. Nel 1549 scrisse una guida per poter preparare un pasto perfetto. Lavorò alla corte di Carlo V, e realizzò il banchetto in onore degli sposi Ercole II e Renata di Francia.

Nella preparazione del banchetto erano importanti alcune figure come: bottiglere, scalco, trinciante, coppiere, credenziere