MARCOVALDO

Libro: Marcovaldo

Di Italo Calvino.

Casa editrice Giorgio Mondadori.


La prima edizione fu pubblicata nel novembre del 1963 in una collana di libri per ragazzi dell'editore Einaudi. Seguirono altre edizioni di questo libro

  • febbraio 1990 con 156 Pagine

  • gennaio 1993 con 140 Pagine

  • aprile 1994, con 134 Pagine

Italo Calvino è stato uno tra i maggiori scrittori del secondo Novecento ed i suoi libri conosciuti e tradotti in tutto il mondo. Calvino, pertanto, ha finito per rappresentare lo scrittore italiano per eccellenza. Le sue opere spaziano fra romanzi e racconti di guerra e Resistenza.

Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Cuba, da genitori italiani. Essi vi risiedevano e svolgevano la professione di agrotecnici, dirigendo una stazione agronomica sperimentale per la produzione di canna da zucchero. Del periodo vissuto a Cuba, però, Calvino non ha alcun ricordo. Quando ha solo due anni la famiglia decide di tornare in Italia e si trasferisce a Sanremo dove il padre diventa responsabile della Stazione sperimentale di floricoltura “Orazio Raimondo”. Durante gli anni della sua adolescenza, grazie a “Il libro della Giungla” di Rudyard Kipling, il giovane Calvino si avvicina alla lettura di opere letterarie che stimolano il suo interesse in tale ambito. Sempre in questi anni si diverte a disegnare vignette e fumetti e si appassiona al cinema. Dopo aver completato gli studi presso il ginnasio-liceo, il futuro scrittore si iscrive alla Facoltà di Agraria presso l’università di Torino. Sostiene con successo il primo anno di Università, ma senza convinzione e continua a coltivare quelli che erano i suoi veri interessi: la letteratura, il cinema ed il teatro. Nel 1943 si trasferisce alla Facoltà di Agraria e Forestale di Firenze dove sostiene pochi esami. In questi anni nel campo militare e politico si susseguono tutta una serie di avvenimenti, come ad esempio l’arresto di Mussolini e l’insorgere di vari movimenti partigiani.

Nel 1944 partecipa alla guerra partigiana, esperienza che lascerà traccia nelle sue prime opere. raccontando l’esperienza della Resistenza. Si può dunque individuare una prima fase neorealista, anche se già si notano caratteristiche originali. Ad esempio nel primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno, Calvino decide di far vedere la Resistenza attraverso gli occhi di un bambino.

Ecco alcune sue opere di questo periodo:

Il sentiero dei nidi di ragno è il romanzo di esordio di Calvino viene pubblicato nel 1946. Racconta la storia di Pin, un bambino che vive in mezzo agli adulti, che lo coinvolgono nel furto della pistola a un nazista; per questo Pin viene arrestato, salvo poi essere liberato dal partigiano Lupo Rosso. In seguito Pin entrerà in una banda di partigiani, vivendo da vicino le guerra ma anche le contraddizioni e le debolezze di quegli uomini.

Ultimo viene il corvo, del 1949, è una raccolta di racconti già pubblicati in rivista a partire dal 1946. Il tema dominante è ancora la guerra e la Resistenza.


Dopo la laurea, nel 1947, iniziò una collaborazione con Einaudi, occupandosi dell’Ufficio Stampa, in particolare elaborava recensioni e valutazioni di libri in vista di una possibile pubblicazione. Questo lavoro ha lasciato una gran mole di scritti non ancora del tutto pubblicati e che spaziano in tutto il campo della letteratura contemporanea. Questa attività fu molto importante, tanto che Italo Calvino dirà: «Il massimo della mia vita l’ho dedicato ai libri degli altri. E ne sono contento».

Inizia, nel frattempo, a scrivere tutta una serie di romanzi e di racconti che lo rende famoso a livello internazionale.

Nel dopoguerra Italo Calvino inizia a militare nel Partito Comunista Italiano scrivendo molti articoli impegnati e pubblica anche opere in cui descrive l’Italia del dopoguerra e del boom economico, ad esempio La speculazione edilizia (1957) e La nuvola di smog (1958).

Nel 1967 si trasferisce a Parigi con tutta la famiglia ed inizia a collaborare con intellettuali e letterati francesi dell’Oulipo. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta, Italo Calvino pubblica le sue opere più importanti come “Il castello dei destini incrociati”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore” e “Palomar”.

La notorietà di queste opere è dovuta alla loro carica sperimentale, ossia nella volontà di allargare i confini della letteratura verso nuove esperienze, che rompono con gli schemi del passato.

Italo Calvino muore improvvisamente nel 1985, mentre stava lavorando alle Lezioni Americane, un ciclo di conferenze che avrebbe dovuto tenere quell’anno ad Harvard, ma che usciranno solo postume.

È il primo libro che leggo di questo autore, ne conosco altri come: Le città invisibili e Il castello dei destini incrociati. Mi piacerebbe sicuramente leggerne altri perché sono molto interessanti, divertenti e, con la loro semplicità, riescono a coinvolgere direttamente il lettore.

Il libro Marcovaldo appartiene al genere letterario raccolta di novelle ed è un genere che mi appassiona in quanto di facile lettura e comprensione.

Il libro si articola in 20 novelle suddivise in quattro sezioni, una per ogni stagione. Il protagonista delle varie storie è un personaggio di nome Marcovaldo, al centro di varie disavventure che lo vedono perdente nei confronti dei suoi avversari. Nelle novelle si parla della vita del protagonista, una vita banale e fatta di stenti. Il protagonista che si ostina nella ricerca della Natura in una grande città di asfalto e cemento, è un operaio addetto al carico e scarico delle merci in una ditta che si chiama Sbav, il prototipo dell’Azienda che sfrutta i suoi lavoratori. Ha sei figli pestiferi da mantenere e una moglie, Domitilla, che mette a freno tutte le idee del marito. Il protagonista è un personaggio buffo e malinconico, molto ingenuo, smemorato, di animo semplice, grande amante della natura. È però un uomo forte, che affronta mille disavventure senza disperarsi, con coraggio, si sa adattare e sa apprezzare anche piccole cose, come fanno i bambini. È un personaggio che rappresenta l’uomo medio dell’epoca che era appena uscito dal dramma della seconda guerra mondiale. Dopo essersi trasferito in città, Marcovaldo va alla ricerca della natura, ma può solo sognarla, immerso com’è nelle problematiche legate all’inquinamento urbano, la vita caotica e l’industrializzazione.

Egli cerca di mantenere dignitosamente la sua famiglia, ma tutti i suoi tentativi di trovare un po’ di fortuna e di stare un po’ meglio, finiscono sempre per prendere una piega ironica. Come ad esempio nell’episodio intitolato Funghi in città. In questo racconto Marcovaldo scopre che su una piccola aiuola cittadina, alla fermata del tram, stanno crescendo dei funghi e progetta di raccoglierli per farli assaggiare alla sua famiglia. Pensa, pertanto, di aver trovato un piccolo angolo di natura incontaminata, nota solo a lui. Quando arriva il fatidico momento della raccolta, si accorge che molti come lui hanno avuto la stessa idea. La raccolta collettiva si conclude con il ricovero in ospedale per una lavanda gastrica dal momento che i funghi erano velenosi.

In un altro racconto dal titolo “Il coniglio velenoso”, Marcovaldo durante un ricovero in ospedale ruba un coniglio che vorrebbe ingrassare e mangiare a Natale. Solo dopo scopre che il coniglio è contaminato da un virus, in quanto oggetto di una sperimentazione scientifica e non abituato alla vita domestica. Pertanto l’animale essendo abituato a vivere solamente in gabbia, una volta a casa scappa aggirandosi sui tetti. L’episodio si conclude con il ricovero in ospedale di Marcovaldo e di tutta la sua famiglia, per effettuare i vaccini necessari a scongiurare la diffusione del virus.

In un altro episodio intitolato “La cura delle vespe”, Marcovaldo scopre che è possibile curare i reumatismi con il veleno delle api. Manda così i suoi figli a catturare tante vespe, credendo che l’effetto sia lo stesso. Trasforma, pertanto, la sua casa in un ambulatorio medico, al fine di curare anche molte altre persone. A causa dell’imprudenza del figlio Michelino, che viene seguito fino a casa da uno sciame inferocito di vespe, tutti finiranno in ospedale.

Vi è infine un ultimo ma non meno importante capitolo intitolato “I figli di Babbo Natale”. In questo episodio Marcovaldo per conto della Sbav, ditta per cui lui lavora, gira porta a porta vestito da Babbo Natale a portare regali, accompagnato dal figlio Michelino che è deciso a fare un regalo ad un bambino povero. Dopo aver fatto visita al figlio di un noto industriale, viziato e tanto ricco quanto solo e triste, Michelino, non avendo ben chiaro il concetto di bambino povero, ne riconosce uno in lui. Gli regala, pertanto un martello, un tirasassi e dei fiammiferi con cui inizia a distruggere con gioia tutta la casa. Il giorno dopo Marcovaldo si presenta al lavoro temendo di essere licenziato in tronco per l'accaduto, invece viene a sapere che l'industriale padre del bambino viziato è rimasto fortemente colpito da quei regali in quanto sono stati gli unici in grado di far divertire suo figlio. La Sbav decide pertanto di cambiare il tipo di produzione il giorno stesso, lanciando il «regalo distruttivo», che tra l'altro ha anche il pregio di distruggere altri oggetti «accelerando il ritmo dei consumi e vivacizzando il mercato».

Questi sono gli episodi che mi sono rimasti maggiormente impressi, in quanto li ho trovati divertenti, ironici e al tempo stesso mi sono immedesimato nel protagonista e negli aspetti della vita quotidiana. Tutti gli episodi si concludono in modo simile ovvero Marcovaldo si illude di aver trovato qualcosa di nuovo che gli possa far riscattare la sua povertà, ma poi si accorge che non è cambiato nulla.

Marcovaldo è un personaggio singolare; vive in un ambiente a lui ostile al quale non è riuscito ad adattarsi, poiché egli ama la natura, la compagnia e la libertà, mentre si vede costretto a vivere in sottoscala dal quale non si vede neanche il cielo ed a svolgere un lavoro che non gli piace. Preferirebbe invece tornare alla vita di campagna ed allontanarsi da quella sporca città.

I fatti non sono narrati in ordine cronologico, ma, da una stagione all’altra, c’è un salto di tempo. Non sono presenti, inoltre, flashback o anticipazioni.

Ho capito con facilità la vicenda; si tratta di una storia interessante perché mi sono immedesimato nelle vicende che accadono al protagonista, un personaggio comune, come tutti noi. Il libro mi è sembrato molto avvincente e di facile comprensione perché la avventure narrate sono divertenti e possono succedere a chiunque, in quanto trattasi di fatti di vita quotidiana L’episodio che più mi ha colpito è stato quando, in un capitolo, il manovale Marcovaldo e la sua famiglia, insieme ad altre famiglie e allo spazzino Amadigi (che a Marcovaldo stava antipatico da tempo, forse per via degli occhiali che scrutavano l’asfalto delle strade in cerca di ogni traccia naturale da cancellare a colpi di scopa), erano andati a raccogliere i funghi su un’aiuola vicina alla strada. A cena li hanno mangiati ma, dopo qualche ora, hanno dovuto recarsi in ospedale, dal momento che erano velenosi. L’illusione di trovare un “paradiso terrestre” ha portato a conseguenze tragiche ed al tempo stesso comiche!

Non si raccontano fatti che ricordano mie esperienze personali. Il narratore è onnisciente e narra i fatti in terza persona. Questa scelta mi piace molto in quanto mi fa comprendere meglio i fatti narrati, grazie alle particolareggiate descrizioni delle varie situazioni che vengono a crearsi. Nel racconto non sono state inserite descrizioni o riflessioni personali dell’autore.

Il protagonista è Marcovaldo, un operaio con problemi economici e che cerca di risparmiare come può, anche approfittando delle varie situazioni che gli si propongono, ma che spesso si concludono in modo avverso e fallimentare. Non viene indicata l’età del protagonista.

Il sentimento che mi suscita il personaggio protagonista è soprattutto quello della tenerezza perché Marcovaldo è un personaggio povero, con una vita fatta di difficoltà e privazioni e spesso il mondo attorno a lui va in senso opposto. In un’avventura viene sanzionato perché aveva pescato in un fiume dove vi erano i divieti di pesca dal momento che nei pressi del torrente, che sfociava nel lago, vi era un’industria di vernici che vi versava i residui delle varie lavorazioni. Pertanto l’acqua era inquinata e la flora e la fauna del lago erano compromesse. Io non penso di avere qualcosa in comune con questi personaggi perché si tratta di personaggi un po’ creduloni e bizzarri che si imbattono nella realtà della città; non conosco qualcuno che possa assomigliarli.

Il libro è ambientato negli anni ’60 e lo si capisce, ad esempio, dal modo di vivere, dalle condizioni di povertà e dal boom economico simbolo di quegli anni. Il libro aiuta a capire meglio lo stile di vita di quest’epoca ed il modo in cui dovevano comportarsi e adattarsi per arrivare a fine mese. Un ambiente fisico come la città in fase di sviluppo economico mette a dura prova il protagonista e la sua famiglia abituati alla vita di campagna con altri ritmi e meno frenesia. Adattarsi ad una metropoli grigia, in cui le sole luci sono quelle artificiali, per loro non è semplice. Per questo motivo il protagonista è sempre alla ricerca degli spazi che la natura può offrire.

C’è un luogo fisico molto importante nelle varie novelle che è la casa poiché è il posto in cui si svolgono parecchie vicende, peripezie e dove spesso si conclude il racconto. Sono riuscito a immaginare la loro casa con la mia fantasia, come una piccola e vecchia dimora fatiscente. Vengono, inoltre, descritti tutti gli ambienti naturali circostanti come fiumi, laghi e colline.

I personaggi come Marcovaldo e la sua famiglia appartengono agli ambienti sociali della povertà, al ceto medio come quasi tutti gli abitanti della città oppure al ceto della nobiltà come il presidente dell’Unione Incremento Vendite Natalizie. La povertà, il livello di cultura, il progresso e la civiltà sono elementi importanti nel libro perché ci aiutano a capire le condizioni di vita che c’erano in quegli anni, il netto divario fra persone ricche e povere all’interno della stessa città ed i modi che venivano escogitati dalle persone con difficoltà economiche per arrivare a fine mese.

Le parole che utilizza l’autore sono per me di facile comprensione ed appartengono ad un linguaggio colto, nonostante l’ingenuità dei personaggi. Ad esempio, in un racconto, lo scrittore scrive quanto segue: “Il vento, venendo in città da lontano, le porta doni inconsueti, di cui s’accorgono solo poche anime sensibili, come i raffreddati del fieno, che starnutano per pollini di fiori d’altre terre”.

I periodi sono lunghi ma molto avvincenti nel leggerli e divertenti. Ci sono molti dialoghi tra Marcovaldo e gli altri personaggi, soprattutto perché il protagonista cerca di interagire con gli altri personaggi anche se non li conosce, al fine di fare nuove amicizie in una città sconosciuta. I fatti vengono narrati con un ritmo veloce ed incalzante ed è in special modo per questo motivo che le novelle risultano avvincenti e divertenti.

Lo stile dell’autore è semplice, elegante, brillante, spiritoso, un po’poetico. Mi piace questo stile ma non saprei utilizzarlo in racconti di mia invenzione. L’autore è stato ispirato dal tema della bellezza della natura e dalla difficoltà di poterla trovare in un ambiente pieno di grattacieli come la città. In una novella, ad esempio, Marcovaldo va via di casa per una notte per potersi svegliare con il cinguettio degli uccelli e non con la solita sveglia. Nel libro sono espresse, anche in modo indiretto, le idee dell’autore attorno alla natura poiché piace molto parlare di essa e a volte Calvino, in questo libro, narra della città di Marcovaldo in alcune stagioni, indicandone i bei prati verdi oppure dei boschi molto “folti” e le descrizioni sono molto dettagliate. Da questo libro ho imparato alcuni valori fondamentali per poter avere una vita serena. In particolare il fatto che devo apprezzare molto di più l’ambiente naturale che mi circonda e che devo cercare di comportarmi come Marcovaldo che, nonostante la sua ingenuità e povertà, era disposto ad aiutare sempre il prossimo per potersi sentire soddisfatto delle sue buone azioni. A mio parere, chi legge questo libro, potrebbe diventare una persona migliore perché Marcovaldo era volenteroso e disposto a fare del bene nonostante le sue condizioni economiche.

Il libro mi è piaciuto soprattutto perché c’erano descrizioni molto dettagliate e mi ha fatto riflettere molto su tutto ciò che possiedo e di cui devo ritenermi fiero e soddisfatto.

Per leggerlo ho impiegato due settimane e, mentre lo leggevo, immaginavo la città di Marcovaldo e le avventure che stava vivendo. Pensavo, inoltre, che non doveva essere semplice per un operaio vivere in una grande e caotica città, lontano dalla natura provando un’enorme nostalgia. Questo libro ha suscitato in me nuovi interessi e curiosità soprattutto sugli altri libri di Italo Calvino, perché di facile lettura e coinvolgenti. Io consiglierei questo libro a tutta la classe perché è un primo passo per conoscere questo autore che forse affronteremo in classe terza, ma soprattutto perché ci fa capire la povertà in cui vivevano le persone comuni, negli anni ’60 ovvero gli anni del progresso economico.

Recensione di D.G. 2°D SSPG DI MINERBE