LA PRIMA INDAGINE DI THEODOR BOONE

Titolo: La prima indagine di Theodore Boone

Autore: John Grisham

Casa editrice: Mondadori

Anno di pubblicazione: 2011

Numero di pagine: 239


John Grisham nasce l’8 febbraio 1955 a Jonesboro in Arkansas (Stati Uniti) in una famiglia di modesta ricchezza nella quale il padre era lavoratore edile e coltivatore di cotone. La famiglia si spostò spesso e nel 1967 sì trasferì nel Mississippi dove lui successivamente si laureò in legge. Nel 1981 inizia ad esercitare la professione di avvocato in una piccola città e contemporaneamente coltiva la sua passione per la scrittura, dopo tre anni di lavoro, riesce a finire il suo primo romanzo dal nome Il momento di uccidere. Dopo questo seguirono molti altri romanzi come Il socio, Il rapporto Pelican, Il cliente sempre appartenenti al genere giallo-giudiziario che divennero anche film di successo.

Nel libro che ho letto, i luoghi ricordano le esperienze dello scrittore perché tutto il romanzo è basato su un processo giudiziario e l’autore, nella vita reale, è un avvocato quindi gli ambienti sono molto simili e a lui familiari.

È il primo libro che leggo di questo autore ed è stata un’esperienza diversa dal solito perché non ne ho mai letti di questo genere, ma lo scrittore è stato talmente bravo nel descrivere i luoghi, le sensazioni dei personaggi e a trasmettermi le loro emozioni che sono sicuro che in futuro ne leggerò ancora.

Il libro appartiene al genere giallo, è molto intricato, pieno di colpi di scena e suspense perché non sai mai che cosa succederà dopo; questa per me è una nuova esperienza ed è stata molto interessante ed appassionante, il che mi porterà a leggere altri testi come questo.

La storia racconta di un ragazzo di nome Theodore Boone che vive a Strattenburg, una cittadina americana, figlio di entrambi genitori avvocati e anche lui amante dei processi giudiziari, di leggi e diritti. Theodore conosceva quasi tutti i giudici e avvocati della zona perché frequentavano lo studio legale dei genitori chiamato Boone e Boone. Essendo loro molto occupati, Theo rimaneva spesso da solo e fortunatamente aveva un cane di nome Giudice che gli faceva compagnia.

Theo andava spesso in tribunale e ascoltava tutti i processi con entusiasmo perché un giorno voleva diventare un grande avvocato. In quei giorni successe il crimine più grande di tutta la storia della piccola cittadina. La signora Duffy era stata assassinata in casa sua, secondo i medici era stata strangolata da dietro, inoltre erano spariti molti oggetti di valore come orologi e gioielli e il sospettato principale era il marito.

Era stato un delitto perfetto perché la casa era vicina al campo da golf dove il signor Duffy si allenava da solo per stare più tranquillo e faceva così in modo abitudinario da quattro anni. Theo, a nome della classe e del suo professore, chiese al giudice Gantry, incaricato del processo, dei posti per assistere a questo e capire come funzionava.

Il professore chiese a Theo di spiegare come si svolgeva il processo, così disse che c’era un banco chiamato accusa che aveva il compito di cercare la colpevolezza del signor Duffy e di dimostrarla, poi aggiunse che c’era un altro banco chiamato difesa che aveva il compito di difendere l’innocenza dell’accusato. Disse anche che tutte e due le parti erano composte da un avvocato: Jack Hogan per l’accusa e Clifford Nance per la difesa. Ci sarebbero stati interrogatori e controinterrogatori e che sarebbero stati chiamati a testimoniare vari imputati.

Il processo cominciò e per svariati giorni l’accusa non riuscì a dimostrare la colpevolezza del signor Duffy mentre la difesa tentava di rafforzare il suo alibi.

Il giovedì come abitudine Theo si recava in una comunità di senza-tetto dove passava il tempo con alcuni amici, e proprio lì, mentre aiutava un ragazzo di nome Julio, questi gli raccontò che suo cugino lavorava al campo da golf dove giocava il signor Duffy e che durante la sua pausa pranzo, aveva visto un signore entrare in casa dei Duffy e uscire poco dopo, proprio nell’orario in cui gli esperti avevano calcolato la morte della signora.

Theo subito restò scioccato da quell’informazione, ma promise a Julio di non dirlo a nessuno, perché il suo parente era clandestino e lavorava per mandare i soldi alla sua famiglia, quindi, aveva paura di testimoniare e presentarsi in tribunale.

Per un po’ di tempo Theo riuscì a tener segreta quell’informazione, mentre il processo andava avanti, la difesa orami aveva quasi vinto. Theo, temendo il verdetto finale sbagliato, decise confidarsi con suo zio Ike, anche lui avvocato, mantenendo però fede alla promessa fatta a Julio.

I giorni passavano e il processo andava avanti. Una sera Julio andò nello studio Boone & Boone per incontrare Theo e gli consegnò un paio di guanti quasi nuovi gettati dal signor Duffy nel cestino del campo da golf e raccolti dal cugino.

Dopo numerose discussioni con Ike, questo decise che sarebbe stato meglio dirlo ai suoi genitori, così, una sera tutti i Boone si radunarono attorno a un tavolo e parlarono dell’accaduto. Marcella Boone, mamma di Theo, capì subito di chi si trattasse. Fatta la discussione e mostrati i guanti tutti si divisero pensierosi.

I genitori di Theo trovarono una possibile soluzione per aiutare Julio e il cugino testimone di nome Bobby, cioè, presentarsi in tribunale con i genitori di Theo che gli avrebbero fatto da tutori legali. In questo modo la polizia non avrebbe potuto arrestarlo e forse avrebbe avuto il diritto di cittadinanza. Bobby per paura non accettò la proposta, così i Boone informarono il giudice Gantry.

Il giorno dopo tutta la famiglia si trovò in tribunale pronta ad ascoltare il verdetto finale e a sorpresa il giudice Gantry entrò in aula e disse che il processo era nullo senza spiegare però le sue motivazioni. Theo si sentì più sollevato perché aveva impedito un verdetto sbagliato e ad un assassino di restare a piede libero senza mettere in pericolo i suoi amici.


I fatti sono narrati in ordine cronologico e non ci sono flashback o anticipazioni che rendono difficile la narrazione, grazie a questo e al mio nuovo interesse per il genere giallo, sono stato in grado di capire con facilità la vicenda.

Si tratta di una storia interessante perché piena di colpi di scena, enigmi da risolvere, persone da proteggere e criminali da smascherare. Il momento più interessante e avvincente del romanzo è stato quando Julio ha consegnato i guanti usati per il delitto perché Theo aveva trovato la prova inconfutabile della colpevolezza del signor Duffy.

Purtroppo, nessuna delle avventure raccontate dall’ autore posso averla vissuta in prima persona perché non sono un avvocato e sicuramente se avessi avuto tra le mani la soluzione di un crimine, avrei consegnato senza pensarci due volte le informazioni alla polizia o al personale competente.

Il narratore è onnisciente e narra tutto in terza persona, questo mi piace perché ti fa capire che cosa succede anche attorno al protagonista mentre, se fosse stato in prima persona avrebbe potuto raccontare solo ciò che questo vedeva.

Il narratore inserisce molte riflessioni perché Theo pensa molto al processo, ai suoi meccanismi, alle tecniche degli avvocati anche per aiutare dei suoi amici. Non ho incontrato difficoltà nel leggerle perché sono scritte in maniera semplice con il punto di vista di un ragazzo mio coetaneo e per questo mi sono piaciute molto.

Ike è lo zio di Theo e una volta era un bravo avvocato, ma poi sceglie di vivere in una roulotte. Si è sempre comportato bene con il ragazzo e la sua famiglia, nelle situazioni di tensione e preoccupazione, non si è mai tirato indietro e lo ha aiutato a risolvere il caso grazie alle sue soluzioni brillanti.

Il signor Duffy è il killer della storia, non è molto amichevole con i protagonisti, anzi è molto riservato e diffidente, mosso da una voglia insaziabile di soldi. Ha ucciso la moglie e incassato il risarcimento dell’assicurazione, ha testimoniato in tribunale solo per farsi vedere innocente agli occhi della giuria ed è un tipo losco e meschino.

Theo suscita in me un sentimento di coraggio e ammirazione per aver fatto le scelte giuste su come usare le informazioni in suo possesso e per la maestria con cui ha usato la sua intelligenza per risolvere il problema di Julio. Provo disgusto, rabbia e pena per il signor Duffy perché bisogna essere proprio disperati per uccidere la propria moglie, quando questa si è fidata di lui, solo per ottenere dei soldi.

Penso di non avere niente in comune con i personaggi del libro perché non sarei riuscito a mantenere segrete le informazioni se la situazione si fosse complicata, inoltre non potrei mai uccidere una persona a me cara e che mi vuole bene. Nella realtà mio padre assomiglia molto a Theo perché fa sempre le scelte giuste anche in situazioni tese, aiuta sempre tutti come ha fatto il protagonista senza esitare.

Le vicende narrate si svolgono in un tempo contemporaneo e lo deduco soprattutto dal libro, quando cita delle leggi molto simili a quelle che ci sono oggi, quando viene spiegato come si svolge il processo e quando nomina le varie caratteristiche del golf di oggi.

Sono importanti per la storia soprattutto la casa dei Duffy perché è dove avviene il delitto, il tribunale perché lì si svolge tutto il processo che potrebbe determinare il carcere o la libertà per il killer e un ultimo luogo che merita un certo rilievo è il ritrovo dei senza tetto perché è lì che il protagonista riceve le informazioni essenziali per incolpare il signor Duffy. Sono riuscito ad immaginarmi alla perfezione i luoghi grazie alla mia fervida immaginazione e alle descrizioni dettagliate del libro.

Il livello di cultura e civiltà nel libro è molto importante perché senza di esso Theo non avrebbe potuto risolvere i problemi altrui e molto probabilmente non sarebbe riuscito a far rinviare il processo.

Le parole che usa l’autore appartengono al linguaggio quotidiano quando parla della vita di Theo, mentre quando parla del processo il linguaggio è molto colto e tecnico, i periodi sono brevi e ci sono parecchi dialoghi che non intralciano la narrazione, infatti, gli avvenimenti sono narrati con un ritmo veloce e incalzante.

Lo stile dell’autore è semplice, brillante e abbastanza moderno, questo a me piace molto perché mi fa capire, con semplicità e molto bene, tutto quello che accade durante la narrazione.

I temi che hanno ispirato l’autore sono: la voglia di fare giustizia, perché è questo il principale obbiettivo del protagonista, di impedire che la giuria emetta un verdetto sbagliato e di lasciare in libertà un assassino pericoloso per tutti; la voglia di raccontare al mondo la propria vita ed essere di inspirazione a qualcuno, perché prima di fare lo scrittore l’autore era un avvocato, secondo me, voleva condividere, con questo libro la propria esperienza.

Nel libro non sono espresse le idee dell’autore, ma da questo ho imparato che bisogna per quanto possibile far sì che ci sia sempre giustizia e onestà tra la gente e che non si deve mai nascondere niente ai genitori perché, per quanto possono, ci aiutano sempre, così io penso che chi legge questo libro diventi una persona migliore.

Il libro mi è piaciuto soprattutto per la dettagliata spiegazione di come funzionano i processi e di come si è svolto il tutto, inoltre per l’onestà e la solidarietà del protagonista che è sempre rimasto fedele alle promesse fatte e non si è mai tirato indietro neanche quando la situazione è divenuta molto tesa.

Ho impiegato un mese per leggerlo dall’inizio alla fine, mentre lo leggevo, immaginavo di essere uno spettatore in tribunale e assistere a tutto lo svolgimento del processo con il colpo di scena finale.

Inizialmente ero scettico, riguardo al fatto che mi sarebbe piaciuto questo libro, ma, ora che l’ho letto e l’ho recensito, ho cambiato totalmente idea sul genere giallo: mi è piaciuto moltissimo e sono certo che ne leggerò tanti altri come questo.

Vorrei consigliare la lettura a mia nonna perché a lei piacciono un sacco i programmi del crimine e sono certo che non le dispiacerebbe leggerlo.