EI FU...BERTO INCONTRA NAPOLEONE

Intervista impossibile a Napoleone 2A (SSPG di Minerbe)

Qualche giorno fa mi sono recato in veste di reporter sull’Isola di Sant’Elena, per visitare i luoghi in cui ha trascorso i suoi ultimi anni il genio militare che controllò per un certo periodo una nazione, che sempre grazie a lui, dominò incontrastata su molti altri stati. Vagando per l’isola ho incontrato l’anima vagante di Napoleone, che ha accettato di rispondere alle mie domande:

Intervistatore: “Buongiorno signor Bonaparte, oggi sono qui perché vorrei chiederle il piacere di rispondere a delle domande che ho preparato per lei. Mi fa questo favore?”

Napoleone: “Bien sûr! Posso prima sapere chi sarà a intervistarmi?”

Intervistatore: “Il mio nome è Elia e sono uno studente della classe 2°A di Minerbe”

Napoleone: “Merci! Può procedere con le domande”

Intervistatore: “Innanzitutto vorrei avere un paio di informazioni sulla sua vita. Potrebbe dirmi chi erano i suoi genitori, e dove e quando è nato?”

Napoleone: “Domanda alquanto ovvia. Sono nato ad Ajaccio in Corsica, il 15 Agosto 1769, mentre i miei genitori erano Carlo Maria Bonaparte e Maria Letizia Ramolino.”

Intervistatore: “Mi racconti un po’ di loro e della sua infanzia”

*Napoleone sorride pensoso, poi si gira e comincia a parlare*

Napoleone: “Mio padre era un avvocato laureato all’Università di Pisa, e per provvedere all’istruzione mia e dei miei fratelli aveva studiato e ottenuto una patente di nobiltà presso dei nostri lontani parenti, che gli garantiva parecchi vantaggi, come ad esempio una posizione di rilievo tra i suoi compatrioti. Mia madre invece era una discendente dei nobili toscani e lombardi…”

*Sembra riflettere per un attimo, poi prosegue il racconto*

Napoleone: “… Mio padre morì molto presto, quindi la famiglia attraversò un periodo difficile, nonostante tutto però mia madre non si perse d’animo, si curava molto dei suoi figli. Solo quando feci la mia entrata nell’esercito riuscii a risollevare le sorti della nostra famiglia. Era proprio una donna tenace, pensi che quando fui esiliato all’isola d’Elba tentò di farmi uscire scrivendo una lettera a chi mi teneva prigioniero. Durante gli ultimi anni della sua vita, essendo lei una donna molto attaccata alla fede, venne presa sotto l’ala protettiva del papa e passò il tempo che le restava nel ritiro e nella preghiera.”

Intervistatore: “Avrei una domanda che mi preme molto farle. Sa, Napoleone, io sono un italiano, più precisamente un veneto, e ripensando a quando-”

*Napoleone soffoca una piccola risata, poi mi interrompe e comincia a dare spiegazioni*

Napoleone: “Arrêter. So dove vuole andare a parare, pensa che vi abbia tradito quando nel 1799 vi ho ceduti all’Austria per ottenere in cambio la Lombardia, ma non la prenda sul personale, era semplicemente perché voi avreste potuto ribellarvi più facilmente, e la Lombardia era più vicino alla Francia, quindi più facile da tenere sotto controllo. Chi mi garantisce che i suoi avi non avrebbero scatenato una rivolta per non farsi sottomettere?”

Intervistatore: “Mi costringe a darle ragione, non la posso biasimare del tutto. Comunque, visto che siamo arrivati a parlare di questo, ci racconta un po’ della sua carriera?”

Napoleone: “La prima grande impresa che mi garantì il successo la compii a 27 anni. Tra il 1795 e il 1796 la Francia aveva preparato una campagna contro l’Austria, che aveva cercato di soffocare la rivoluzione qualche anno prima. Il piano prevedeva che due eserciti, uno ben armato e uno un po’ meno attrezzato, avrebbero dovuto stringere l’Austria in una morsa. Il più numeroso avrebbe puntato a Colonia, per poi scendere a Vienna, l’altro, guidato da me, avrebbe avuto perlopiù funzione di disturbo, scendendo nel Nord Italia per attaccare da Sud le forze austriache e quelle piemontesi, ad esse alleate. Non tutto si svolse secondo i piani. Il primo esercito, infatti, venne arrestato dagli austriaci. Fu grazie a me che risolvemmo il conflitto. Continuai la mia avanzata assieme al mio esercito, arrivando fino a Vienna e conquistando la vittoria. Modestamente, ritengo di potermi vantare di quest’impresa, che di certo non è da tutti.”

Intervistatore: “Lei pensa che il suo più grande rivale, Orazio Nelson, ci sarebbe riuscito?”

*Napoleone si incupisce sentendo il nome del suo nemico, evidentemente punto sul vivo dalla domanda. Subito però si ricompone, tornando alla calma pacata e riflessiva che sembra tipica del suo carattere*

Napoleone: “Orazio Nelson, eh? Non pensavo sarebbe arrivato a nominarlo. In ogni caso penso che anche lui avrebbe agito come me, continuando ad avanzare ininterrottamente nonostante la difficoltà. Se poi ce l’avrebbe fatta, è tutta un’altra storia, ma, a mio parere, ci avrebbe provato.”

Intervistatore: “La prossima le sembrerà una domanda leggermente impertinente, ma gliela farò comunque. Come mai ha tentato di conquistare la Russia? Non era a conoscenza di tutte le difficoltà a cui sarebbe andato incontro?”

Napoleone: “Sapevo che sarebbe stato difficile e avevo considerato molte possibilità, ma non avrei mai pensato che avrebbero agito come dei codardi, ritirandosi e facendo terra bruciata man mano che avanzavo, ma purtroppo, si sa, in amore e in guerra tutto è lecito.”

Intervistatore: “A proposito di amore… ci racconti un po’ delle sue esperienze in quest’ambito.”

Napoleone: “Non c’è che dire…”

*Napoleone sembra vergognarsi*

Napoleone: “La prima… ehm… esperienza, l’ho fatta con una ragazza, originaria di Nantes, che ho incontrato a Parigi, uscito da teatro. Mi innamorai poi della sorella di mia cognata, la moglie di mio fratello. Nonostante ciò ci lasciammo dopo poco. Il mio primo vero amore fu una donna di circa sei anni più di me, vedova e con due figli. Ci sposammo il 9 marzo 1796, ma poi divorziai, in primo luogo perché non riusciva a darmi eredi, in secondo perché dovevo diventare marito della figlia dell’imperatore d’Austria, in modo da garantirmi la pace con questa nazione. Dal matrimonio con lei nacque il figlio maschio che tanto desideravo: Napoleone Francesco Giuseppe. Oltre a queste prime esperienze, ovviamente, in quanto imperatore, avevo diritto a delle scappatelle con giovani ragazze carine, che spesso finivano tra le mie braccia per mano delle loro madri, a cui promettevo favori che non sempre rispettavo. Da alcune donne ho anche avuto dei figli illegittimi…”

*Conclude il discorso abbastanza imbarazzato e per non metterlo in ulteriore difficoltà cambio argomento*

Intervistatore: “Tornando al discorso di prima, sembra che in seguito alla disfatta in Russia lei abbia collezionato altri due disastri, me ne potrebbe parlare?”

Napoleone: “Ovviamente dopo tutte le mie conquiste erano molti gli stati che mi tenevano sott’occhio, di conseguenza la notizia della mia prima sconfitta era girata molto velocemente e in breve l’Inghilterra e l’Austria, d’accordo con Prussia e Russia avevano ripreso le armi pronte ad approfittare della situazione, e ci sono riuscite. Mi hanno sconfitto a Lipsia, nell’ottobre del 1813, e hanno deciso di esiliarmi nell’Isola d’Elba, nonostante sapessero che sono un uomo testardo. Sono fuggito dall’isola, pronto a combattere e riprendere in mano il mio impero, ma ero impreparato e sono stato sconfitto definitivamente a Waterloo, il 15 giugno del 1815. Dopo avermi catturato, hanno pensato bene di esiliarmi a Sant’Elena, molto più distante dalla mia patria rispetto ad Elba…”

*Napoleone si ferma, mi guarda e mi fa un occhiolino dicendo: “Sbagliando si impara” poi riprende col racconto*

Napoleone: “… ed eccomi qui, ancora su quest’isola ad annoiarmi e a ripensare ai bei tempi andati. La cosa che più mi dà fastidio è che a salire al trono dopo di me sia stato quell’incapace di Luigi XVIII, fratello del sovrano contro cui anni prima la Francia “aveva combattuto”. Almeno io, rispetto a lui, volevo bene ai miei sudditi.”

Intervistatore: “Il tempo sta per scadere, ma vorrei porle un’ultima domanda. Sa che il grande poeta Alessandro Manzoni ha scritto una poesia in sua memoria? Cosa ne pensa?”

Napoleone: “Penso che un uomo del mio calibro vada per forza ricordato in questo modo.”

*Mi sorride, e dopo un breve silenzio scoppiamo entrambi in una risata fragorosa*

Intervistatore: “Bene, penso che per me sia l’ora di andare, grazie mille di tutto e le auguro un buon proseguimento. Arrivederci!”

*Napoleone si offre di portarmi al molo, dove trovo una barca ad aspettarmi, lui sembra illuminarsi e voler fuggire, ma consapevole di non poterlo fare, mi lascia andare, e mentre l’isola si rimpicciolisce sempre di più, alzo la mano, salutando il grande condottiero che compì le imprese straordinarie di cui oggi mi ha parlato*.

Intervista impossibile a Napoleone 2B (SSPG di Minerbe)

Buongiorno; tu sei Napoleone Bonaparte giusto? Voglio farti qualche domanda, farai impazzire il mio giornale!

Innanzitutto ragazzo poca confidenza, sono più vecchio di te e, essendo una figura così importante pretendo rispetto, chi ti ha dato il permesso di darmi del tu?

Comunque mi piace stare al centro dell’attenzione; quindi facciamola quest’intervista ma, ti ricordo, alle persone di una certa importanza, tipo me, bisogna dare del lei.


Mi scuso maestà, non volevo assolutamente mancarle di rispetto; la prego di perdonarmi; comunque le sono grato per aver accettato di essere intervistato. Partiamo con una domanda semplice: Da dove è nato il suo desiderio di conquistare l'intera Europa? E soprattutto: lei a circa venticinque anni è diventato un generale, secondo lei è una cosa normale per un ragazzo ricoprire già questa grande carica?


Tranquillo ragazzo, in fondo non sono così cattivo come sembra...forse.

Fin da quando ero piccolo, ho sempre avuto la passione per le armi, ci giocavo con gli altri bambini della mia età; e quando dovevamo attivare una tecnica d’assalto contro i ragazzi più grandi io ero sempre in prima fila per quanto riguarda l'organizzazione. Organizzavamo delle mini guerre che duravano un pomeriggio. Molte volte abbiamo vinto ma, altrettante abbiamo perso, sia perchè eravamo in netta minoranza sia perché gli altri erano più grandi e più forti a maneggiare i bastoni (i rami caduti dagli alberi erano le nostre armi predilette). Da lì è nato il mio desiderio di diventare grande; importante, era il desiderio di molti bambini come me, ma nessuno credeva in noi in quanto appartenevamo ad un ceto sociale umile. La mia istruzione ha sempre lasciato desiderare; la causa di questo sono anche le mie origini: ma è anche la chiave del perchè io sono diventato grande: ho toccato il fondo e so quello che vuol dire rialzarsi e combattere per arrivare alla realizzazione del tuo più grande sogno Trasmetto questo ai miei soldati, al mio popolo, non è una cosa normale che una persona, di origini come le mie, possa diventare grande e soprattutto a soli venticinque anni, ma io ci ho creduto, io sono l’eccezione: non penso che ci sarà mai una persona che, in quanto a conquiste ed età, riuscirà a superarmi anche perchè ho la consapevolezza di essere il migliore.


Molto commovente la sua risposta. Aveva già un piano in mente quando ha cominciato a diventare importante?

Ovvio, sapevo di dover partire dall’Italia, era divisa in tanti piccoli staterelli e, con un esercito simile a quello della Francia, era impossibile non riuscire a batterli. Conquistai tutta la penisola, lasciando stare la stato del papa: quello era meglio tenerselo amico. Diedi la penisola ai miei parenti, in modo che potessero governarla come volevo io; così non ebbi il dubbio di possibili rivolte. Poi, arricchendomi sempre di più con i commerci che passavano dalla repubblica di Venezia (che ormai era mia) e con l’italia in generale; riuscii a conquistare l’Austria. A questo punto rimaneva solo una potenza: l’inghilterra, ma lasciamo perdere questo argomento.


Mi ha detto che preferisce non parlarne dell’Inghilterra, vorrei farle una domanda che sembrerebbe un po azzardata: sappiamo che Nelson è un suo grande nemico che le ha ostacolato tante battaglie. Cosa ne pensa di lui?

Avevo detto che preferirei non parlarne, ma credo che a questa domanda ci potrebbero essere due risposte: quella del Napoleone imparziale e la mia. Sono profondamente competitivo e tengo molto alle scelte che decido di intraprendere.

La risposta del Napoleone imparziale sarebbe: Nelson è un grande generale, sa organizzare il suo esercito e ha la stima di tutto il popolo, siamo molto simili: ci piace riflettere; lui ha vinto solo per un aspetto: il mare era dalla sua parte.

La risposta che darei ad un amico se mi ponesse questa domanda la potrete immaginare: non sono parole tanto gentili e carine ma preferisco non pronunciarmi in pubblico: devo mantenere una certa reputazione!

Com’è essere sposati con Maria Luisa D’Austria?

Anche in questo ambito, per mantenere la mia autorità dovrei dare una risposta che non è quello che penso, ma visto che sto per andare in esilio e, ormai la mia carriera si sta per concludere, preferirei essere sincero. Ho spostato quella donna solo per interesse politico: ho stretto un’alleanza con l’Austria e questo era un grande vantaggio per la Francia intera. Lei era brutta, ma era ricca e importante. Sicuramente se non fosse stato per quell’alleanza ci avrei pensato due o più volte prima di sposarla


Come ha reagito quando violarono il blocco continentale?

Me lo aspettavo: ero sicuro che la Russia prima o poi non sarebbe stata alle mie regole: era ciò che volevo, combattere contro di lei.


Come ci si sente a essere sconfitti dalla Russia senza neanche combattere?

E’ stata tutta colpa mia: prima di buttarmi a capofitto sul combattimento avrei dovuto studiare la formazione della Russia; il loro clima e i loro territori: non pensavo che fossero molto diversi da noi. Avrei potuto mandare consiglieri in segreto ad esaminare il clima, il territorio e i loro gli indumenti, invece l’ho presa sotto gamba e questa cosa è stata fatale. I Russi hanno sfruttato la mia ignoranza nei confronti del loro territorio.


Maestà come si sente ora che è stato mandato in esilio?

Mi sento tradito dal mio popolo, tradito dal popolo Francese che ha sempre stravisto per me, per la mia bravura e la mia dedizione: sicuramente non mi arrenderò, voglio conquistare nuovamente la fiducia dei Francesi, senza che nessuno me lo possa impedire.


Grazie signor Napoleone la sua intervista è conclusa. La ringraziamo per le meravigliose parole che ha deciso di donare al nostro giornale.

Grazie a te ragazzo, sono sicuro che nessuno possa perdersi quest’intervista: quando uscirà io sarò in esilio, pretendo che mi inviate una copia dell’articolo.