Il quarto stasimo costituisce un'invenzione di Euripide: i personaggi sulla scena si riferiscono a eventi che stanno accadendo in contemporanea fuori dalla scena. Ma, mentre in altre tragedie questo spazio è l'interno di una casa o uno spazio restroscenico, invece nelle Baccanti è una sorta di doppione 'dionisiaco' dell'Orchestra. Un luogo che ha legami molto stretti con l'Orchestra e con lo spazio del Coro: il Citerone.
Il Coro prega Lyssa, la rabbia, di far scagliare le baccanti sul Citerone contro Penteo. Poi prevedono la scena: la madre che vede il figlio spiare le baccanti, il grido di Agave che chiama le compagne. Contro Penteo, colpevole di essersi travestito e di voler scacciare le baccanti dal monte (ma ciò non era più vero), il Coro invoca la giustizia e la morte come pena per Penteo.
Ma comincia un processo di marginalizzazione del coro: le sue parole sembrano in ritardo rispetto all'azione (dal momento che Penteo aveva messo da parte il progetto di scacciare con la violenza le donne dal monte e vi si era recato con scopi più voyeuristici che altro), e infatti dopo questo stasimo il suo ruolo si riduce a poche battute.
In questa pixis a figure rosse del 410 a.C. conservata ad Heidelberg, Antikenmuseum è rappresentato Penteo mentre osserva di nascosto le Baccanti (I fascia); nella III fascia Penteo è smembrato dalle Baccanti.