Nel 1986 Lama lascia il sindacato e l’anno successivo viene eletto al Senato nelle fila comuniste (alle elezioni del 14 giugno 1987 è candidato per il Pci sia alla Camera dei deputati sia al Senato, risultando eletto in entrambi i rami del Parlamento).

Torna così in un’assemblea legislativa dopo 17 anni (si era dimesso nel 1969 in nome dell’incompatibilità tra carica parlamentare ed azione sindacale).

Iscritto al gruppo comunista e poi, dal 1991, a quello del neonato Partito democratico della sinistra, della cui nascita fu sostenitore e fautore, ricopre l’importante incarico di vicepresidente del Senato.

Rieletto alle elezioni del 1992, dal 17 luglio 1989 al 1° aprile 1996 è sindaco della cittadina umbra di Amelia.


Che cosa ti ha spinto a lasciare la direzione della Cgil?

L’età: solo questo. L’ho deciso, in pratica, quando ho ricevuto la pensione. È qualcosa che spinge naturalmente a pensare al rinnovamento, ai giovani che si debbono fare strada. Avendo preso questa decisione, tre anni fa, ho voluto subito renderla pubblica, perché il passaggio non fosse traumatico: non per me, perché lo è comunque, ma per l’organizzazione.

Per questo hai voluto che il ricambio, per la prima volta nella storia della Cgil, avvenisse al Congresso?

Sì, per sottolineare una svolta che coinvolgesse l’intera organizzazione: i1 ricambio dei gruppi dirigenti, in democrazia, deve essere considerato normale e non una sorta di salto nel buio. Come deve essere normale che vada in pensione il dirigente che raggiunge una certa età, alla stregua di un operaio o di un impiegato. Il carattere fisiologico del rinnovamento che così si esalta.

Luciano Lama pensionato?

Rispetto alla Cgil, sì: quando ci sarà il Congresso avrò lavorato nel sindacato per quarantadue anni. È giusto che sia così. Poi, se ci sarà un’altra possibilità, la utilizzerò: per un militante comunista c’è sempre qualcosa da fare. Ma sarà, però, un’altra cosa. Ho sessantacinque anni ormai. E c’è Fabrizio, il nipotino. I figli si hanno quando si è giovani, con tutta una vita davanti; i nipoti arrivano al tramonto e lo rendono palese. Si continua a vivere anche attraverso loro.

(L. Lama, Cari compagni)