Il 24 marzo 1970 il Consiglio generale della Cgil elegge per acclamazione Luciano Lama segretario generale.

Perché fu scelto lei e come fu scelto?

Per la prima volta si fece una consultazione tra i dirigenti del sindacato. Se ne occupò Novella.

Lei per chi votò?

Io non votai perché ero candidato. L’altro candidato era Rinaldo Scheda. Ma c’erano anche Bruno Trentin, Sergio Garavini… Alla fine i comunisti designarono me. Poi sul mio nome si espressero anche socialisti e psiuppini. Dal partito non ci fu nessun intervento diretto a mio favore. Certo, sono convinto che il gruppo dirigente del Pci non mi fosse ostile, altrimenti forse sarebbe stato più difficile (intervista a Pasquale Nonno, 1979)

A sostenere Lama nel suo cammino verso la guida della Cgil ci sono Luigi Longo e una parte non trascurabile del gruppo dirigente del Pci. “Lo stesso Berlinguer, nonostante profonde diversità poli-tiche e profondissime diversità caratteriali, avalla la sua nomina. Le differenze si faranno sentire e saranno pesanti, perché le storie di quel romagnolo e di quel sardo quasi coetanei si intrecceranno per tre lustri: aperto e sorridente l’uno, chiuso e ombroso l’altro; tanto Lama è sanguigno, decisionista, talvolta irruente, tanto Berlinguer si mostra dubbioso, arrovellato, ideologico. Popolari come due rockstar, venerati dal loro popolo, quasi due icone della sinistra. Il loro rapporto si manterrà sempre sul piano squisitamente politico, mai su quello personale. Certo è che avallando l’ascesa di Lama alla segreteria della Cgil, Berlinguer accetta di avere come compagno di viaggio il più scomodo degli alleati: un moderato che guarda al ruolo del sindacato unitario come a quello di una specie di superpartito” (G. Feliziani, Razza di comunista, p. 64).

“La nomina di Lama pone fine anche a una sorta di tradizione non scritta tutta interna alla Cgil, quella del segretario generale autodidatta e venuto dalla gavetta. Da Giuseppe Di Vittorio, il geniale contadino pugliese di Cerignola che guida la Cgil dal Patto di Roma del ‘44 fino al novembre del 1957, al fabbro genovese Agostino Novella, al vertice del sindacato per tredici anni, dal ‘57 fino al marzo del 1970. Ventisei anni di sindacalismo nelle mani di due uomini venuti dal nulla, che si sono fatti da soli. E adesso tocca a lui, a Luciano Lama, una buona formazione scolastica, una laurea in scienze politiche e una «prepotente vitalità», come sottolinea qualche giornale” (G. Feliziani, Razza di comunista, p. 64).