La Musica "Pop" 

Solisti anni 60-70


Giovanni Ballerini / aggiornamento 1 dicembre giugno  2023

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Biografie di alcuni dei  solisti più famosi degli anni Sessanta - Settanta, negli Stati Uniti e in Inghilterra.

Donovan, nome d’arte di Donovan Phillips Leitch, nato a Glasgow nel 1946, cantautore e musicista britannico che si afferma negli anni Sessanta. Si fa conoscere presso il grande pubblico con la canzone Catch the Wind e grazie al successo di questo brano si esibisce anche in America, al  Newport Folk Festival del 1965, dove canta la sua Colours insieme a Joan Baez. Nel suo primo periodo musicale le composizioni sono in puro stile folk, eseguite con sola voce e chitarra acustica. La stampa lo descrive come la copia inglese di Bob Dylan. Nel 1966, con l'assistenza del musicista e arrangiatore John Cameron, Donovan incide l’album Sunshine Superman, con sonorità psichedeliche che si discostano completamente dallo stile acustico che ha caratterizzato i suoi esordi. Alla registrazione partecipano musicisti come Jimmy Page e John Paul Jones (futuri Led Zeppelin) e Shawn Phillips. Sunshine Superman raggiunge la vetta della Billboard Hot 100, come miglior singolo. Consolidato il successo Donovan diventa quasi una presenza fissa in classifica. Tra il 1967 e il 1968 incide molti dei suoi classici come Mellow Yellow, Wear Your Love Like Heaven, Jennifer Juniper e Hurdy Gurdy Man. Nel 1969 registra Barabajagal con l'ausilio del Jeff  Beck Group, la band del chitarrista uscito dagli Yardbirds. È questo l’ultimo grande successo da classifica di Donovan e anche se molti eseguono cover dei suoi brani, come Season of the Witch che troviamo in Supersession di Mike Bloomfield, Al Kooper e Stephen Stills, la sua carriera inizia una parabola discendente.

Bob Dylan (1941), nome d’arte di Robert Zimmerman, cantautore e compositore statunitense impegnato culturalmente anche in altri campi dell’arte (letteratura, poesia e teatro), è una personalità di riferimento negli ultimi cinquant’anni a livello mondiale. I suoi brani più conosciuti risalgono agli inizi degli Anni Sessanta, quando l’artista si pone come figura chiave del movimento di protesta americano, al fianco della cantautrice Joan Baez (1941). Canzoni come Blowin’ in the Wind, The Times They Are A-Changin’, Mr Tambourine Man, uscite negli anni dal 1963 al 1965, divengono gli inni dei movimenti pacifisti e per i diritti civili. I testi delle sue prime canzoni affrontano temi politici, sociali e filosofici, e risentono di influenze letterarie, sfidando le convenzioni e appellandosi alla controcultura del tempo.   L’album Bringing It All Back Home, che esce nel marzo 1965, segna un profondo cambiamento stilistico: è il primo lavoro in studio, in cui Dylan è accompagnato da strumenti elettrici.  Il suo passaggio dal folk al rock viene vissuto come un tradimento da molti dei suoi sostenitori. L’album seguente, Highway 61 Revisited (al quarto posto nella classifica di «Rolling Stone»), sempre del 1965, contiene il primo singolo di successo ad avere una durata non commerciale, la celebre Like a Rolling Stone, che supera i sei minuti. Dobbiamo a Dylan anche il primo album doppio della storia del rock, Blonde on Blonde del 1966 (al nono posto nella classifica di «Rolling Stone»).  Nel corso degli anni Bob Dylan ha sviluppato il suo stile musicale arrivando a toccare generi diversi. Alla fine del 1978, dopo aver abbracciato l’Evangelicalismo[1], pubblica due album di musica gospel cristiana, Slow Train Coming (1979) e Saved (1980). 

Aretha Franklin (1942- 2018), figlia di un predicatore degli States, canta pezzi gospel fin da bambina. Crescendo, diventa un’esponente di spicco della musica gospel, soul e r&b. «Siamo nel 1966 e l’artista può finalmente iniziare a essere la guida per tutti gli artisti di Soul, una vera forza della natura alla quale viene attribuito il soprannome di Signora del Soul. Basti ricordare Respect, Baby I Love You, I Say a Little Prayer per mettere tutti d’accordo: la Franklin è un vero fenomeno»[2] . La sua interpretazione di Respect (l’autore era Otis Redding) diviene l’inno dei movimenti femministi e per i diritti civili. Fra i suoi successi si ricordano Chain of Fools, (You Make Me Feel Like) A Natural Woman, Think e le cover Eleanor Rigby (The Beatles), I Say a Little Prayer (Burt Bacharach) e Bridge over Troubled Water (Simon & Garfunkel). 

Jimi Hendrix (1942-1970), pseudonimo di James Marshall Hendrix, è stato un chitarrista e cantautore statunitense, morto nemmeno trentenne per overdose. Hendrix è stato uno dei maggiori innovatori nel modo di suonare la chitarra elettrica, precursore di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock attraverso un’inedita fusione di blues, rhythm and blues, soul, hard rock, psichedelia e funky.  Iniziata la sua attività accompagnando solisti di rhythm and blues nei locali della East Coast, nel 1966 fu ascoltato da Chas Chandler, ex bassista degli Animals, divenuto produttore: questi, colpito dalla sua bravura, lo portò con sé a Londra. Sul modello del power-trio, gli affiancò il bassista Noel Redding e il batterista John Mitch Mitchell: nacque così la Jimi Hendrix Experience. Dopo l’esordio a Parigi, Hendrix conquistò l’Inghilterra con il suo rock duro, animato da una matrice blues che svelava la sua cultura nera. Il primo singolo di successo è la cover della famosa Hey Joe di Billy Roberts, datata 1966. Seguirono Purple Haze e The Wind Cries Mary.  Il suo primo album, Are You Experienced? del 1967, fu un trionfo («Rolling Stone» lo colloca nella sua classifica al quindicesimo posto). Nel 1968 seguì Axis: Bold As Love, che lo consacra anche come autore. La gestazione dell’ultimo LP in studio, il doppio Electric Ladyland, fu invece assai travagliata, poiché Hendrix dovette affrontare l’abbandono del suo storico produttore Chas Chandler, esasperato dai loro numerosi contrasti. Hendrix «è stato l’unico negro americano ad avere largo successo all’interno della P. M., ma per far questo ha dovuto basarsi principalmente su effetti plateali alternati a momenti di autentico virtuosismo chitarristico»[3]. Sicuramente due sue esibizioni rimarranno nell’immaginario collettivo: il suo esordio al festival di Monterey del 1967, dove diede fuoco alla sua chitarra davanti al pubblico allibito, e la chiusura del festival di Woodstock del 1969, durante la quale reinterpretò l’inno nazionale statunitense in modo provocatoriamente distorto e cacofonico.

Janis Joplin (1943-1970), originaria del Texas, abbandonò la famiglia per cercare fortuna in campo musicale. Si trasferì a San Francisco, dove entrò come cantante nel gruppo dei Big Brother and the Holding Company, con cui incise nel 1967 l’album d’esordio, Big Brother and the Holding Company, e nel 1968 Cheap Thrills, considerato il loro lavoro migliore. Lasciato il gruppo, pubblicò a suo nome l’album I Got Dem Ol’ Kozmic Blues Again Mama! e il successivo Pearl (centoventicinquesimo posto nella classifica di «Rolling Stone»), uscito postumo nel 1971, dopo la sua prematura morte per overdose di eroina. Le sue canzoni più conosciute sono Cry Baby, Me and Bobby Mc Gee, Piece of my Heart e Summertime (arrangiamento del brano omonimo di George Gershwin).  «Le emozioni che la sua voce e la sua presenza sono riuscite a creare rimangono scolpite nell’animo di chiunque abbia amato e “sognato” il rock, e il mito di Joplin si affianca a quello di Hendrix: un binomio di eroi “impotenti”, morti a poco tempo di distanza l’uno dall’altro»[4].

John Mayall (1933), cantante, armonicista, chitarrista e tastierista inglese di fama internazionale, per lungo tempo punto di riferimento per la scena blues. La sua band, i Blues Breakers, ha rappresentato la formazione di transizione e di connessione tra il blues revival degli Anni Cinquanta e il blues rock degli Anni Sessanta. «Più di ogni altra musica, il suono dei  Blues Breakers, influenzerà il dopo Beatles in Inghilterra: aprendo le cancellate stilistiche, dando una scacchiera nuova e lucente agli strumenti riscoperti dopo la triste fiera del beat»[5]. Particolarmente capace nella scoperta di talenti, dal gruppo di Mayall sono usciti musicisti come Jack Bruce ed Eric Clapton (futuri Cream), Mick Taylor (Rolling Stones), John McVie e Peter Green (Fleetwood Mac).  Tra i suoi album sono da menzionare The Blues Breakers with Eric Clapton del 1966, Crusade del 1967, Bare Wires del 1968 e The Turning Point del 1969. 

Otis Redding (Dawson, 9 settembre 1941 – Madison, 10 dicembre 1967) è stato un cantante statunitense di musica soul, la cui fama è legata soprattutto ai singoli I've Been Loving You Too Long del 1965 e (Sittin' on) the Dock of the Bay uscito postumo. Redding fu autore di molte delle sue canzoni, cosa inusuale per quel tempo, e compose insieme a Jerry Butler  I've Been Loving You Too Long. Una delle sue poche canzoni ad ottenere un significativo successo commerciale fu Tramp (1967) con Carla Thomas. Redding morì in un incidente aereo il 10 dicembre 1967, durante lo spostamento per un concerto. Il suo brano più famoso, (Sittin' on) the Dock of the Bay, fu registrata pochi giorni prima della sua morte e nel 1968 divenne il suo primo singolo a raggiungere il numero 1 della Billboard Hot 100 per quattro settimane ed vendette un milione di copie. Nonostante il modesto successo conseguito in vita, Redding è tuttora considerato uno dei massimi miti della black music e tra i più grandi cantanti di tutti i tempi: la rivista Rolling Stone lo inserisce al 21° posto nella sua lista dei 100 migliori artisti e all’ottavo in quella dei migliori 100 cantanti.

Frank Zappa (1940-1993), nato a Baltimora (negli Stati Uniti) appassionato di musica e autodidatta della chitarra, dopo le prime esperienze musicali, fondò nel 1965 il gruppo The Mothers of Invention; l’album d’esordio del 1966 è il doppio Freak Out! La produzione di Zappa è caratterizzata dal collage e dalla contaminazione musicale, presentando un’estrema varietà di proposte e di situazioni e avvicinando con disinvoltura e audacia il rock and roll alle canzonette. «Frank Zappa regala al pop in fasce qualcosa che va oltre la furia iconoclasta, la tempesta dei sentimenti in cenere, la bocca di Satana, regala una dimensione intera, l’apertura mentale, il far musica come filo diretto dalle proprie illuminazioni bizzarre al consumatore».[6] In apertura dell’album Hot Rats del 1969, «il compositore pone il coinciso, sontuoso e sinfonico Peaches en Regalia ricco di fluenti temi melodici di derivazione colta, arrangiati in differenti contesti timbrici, così da proporre una serie di varianti coloristiche sopra l’accattivante tema principale (una specie di gioiosa marcetta), varianti che rapidamente trascolorano dal jazz orchestrale al folk-rock, al nascente progressive»[7]. Certamente la sua musica non può essere considerata un semplice rock, ma va ricollegata casomai a un originale jazz - rock.

 Note:

 [1] Movimento cristiano protestante, nato alla metà del Settecento nel Regno Unito e negli USA.

[2] R. Bertoncelli, Pop Story, Roma, Arcana Editrice, 1973, p.140.

[3] A. Pasquali, Pop Music, in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti, cit., p. 693. 

[4] E. Gentile, A. Tonti, Dizionario del pop-rock 2006, cit., p. 469.

[5] R. Bertoncelli, Pop Story, Roma, Arcana Editrice, 1973., p. 86. 

[6] R. Bertoncelli, Pop Story, Roma, Arcana Editrice, 1973, p.140. 

[7] G. Rausa, Dizionario della musica rock – Volume secondo: Canada, Usa e Australia,  p. 505.