Beatles & Company

Giovanni Ballerini / 25  maggio 2020

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Biografie dei  gruppi più famosi degli anni Sessanta, in Inghilterra.

The Animals, gruppo inglese da Newcastle formato nel 1963 a opera di Eric Burdon (voce), Alan Price (tastiere), Hilton Valentine (chitarra), Chas Chandler (basso) e John Steel (batteria). Raggiunto un certo successo nelle periferie, la formazione si trasferì a Londra e fece parte della nascente British Invasion, con classici di rhytm and blues e blues e un ampio uso di tastiere.  «Con un suono rude, genuinamente originale e con la loro immagine rozza e decisa conquistarono in breve tempo anche gli Stati Uniti »[1].   Nel 1964 ottengono la fama con il brano House of The Rising Sun, arrangiamento di un pezzo folk, in cui è posto in risalto l’organo suonato da Alan Price. Seguirono altri singoli di successo, come Boom Boom, Don't Let Me Be Misunderstood e It’s My Life.  «Per tre anni sono grida di ammirazione per il blues, per i padri dell’America Nera. Lo strumento è suonato con calorosa veemenza. Su tutti c’è la voce di Burdon, sufficiente da sola a fermare i battiti cardiaci di una intera platea»[2].

The Beatles furono «la risposta della gioventù inglese alla crisi dei tempi».[3] Il gruppo, originario di Liverpool, era composto dai polistrumentisti John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr, quest’ultimo aggregatosi dopo le prime esibizioni della band ad Amburgo (Star Club e Top Ten) e a Liverpool (Cavern). Lennon e McCartney, almeno nei primi anni, erano gli autori di quasi tutti i brani. La loro musica, di enorme successo commerciale, non ripeteva mai se stessa e restava in continua evoluzione. I Beatles poterono contare su un manager e produttore di alto profilo, Brian Epstain, che si dedicò a valorizzare la loro immagine (dopo la sua morte nel 1967, il meccanismo del gruppo, da lui mantenuto perfettamente funzionante, iniziò a perdere colpi).  Le canzoni erano in gran parte costruite secondo lo schema AABABA (A = chorus, B = bridge), che rimanda ai classici degli Anni Venti e allo stile di Tin Pan Alley[4].  La loro tournée americana del 1964 fu trionfale: le due apparizioni televisive all’Ed Sullivan Show, nel mese di febbraio, diedero un totale di 143 milioni di audience (Presley nel 1956 ne aveva fatti 54, anche se in un’unica serata). In più, a riprova del loro successo, le classifiche delle vendite dell’ultima settimana di marzo del 1964 vedevano cinque loro singoli ai primi cinque posti. 

Nel 1965 incisero Yesterday, dove Paul McCartney cantava con l’accompagnamento di un violoncello. Su questa linea uscì l’album Rubber Soul (1965), alla quinta posizione nella classifica di «Rolling Stone». La canzone Michelle «si basa su un motivo morbido e sensuale, una linea declinante, memore in tal senso delle grandi melodie pucciniane (Un bel dì vedremo da Madama Butterfly, 1904)»[5]. Seguì Revolver (1966), alla terza posizione nella classifica di «Rolling Stone». È un susseguirsi di successi e di novità, come l’introduzione dell’uso del sitar indiano che George Harrison aveva studiato con Ravi Shankar.  «La lucidità compositiva è esemplare, le sequenze di accordi sono sorprendenti (scandalose, dirà Dylan), si fanno strada comportamenti melodici modali suggestivi, la vivacità delle esecuzioni è irresistibile, e il suono è particolarissimo, immediatamente riconoscibile, difficilmente imitabile»[6].  

Nell’album Sergent Pepper’s Lonely Heart Club Band del 1967 (prima posizione nella classifica di «Rolling Stone») furono introdotti scherzi, suoni particolari, rumori ed effetti di musica elettronica. I pezzi non erano intervallati da pause ed erano frequenti alcune riprese leitmotiviche. «Questo è il primo album della storia della popular music a essere creato come l’opera, come il testo primario di riferimento: non è la riproduzione di qualche esecuzione registrata, né tanto meno rimanda a uno spartito»[7]. La loro musica ebbe una continua evoluzione fino all’album bianco doppio, The Beatles, del 1968, (decima posizione nella classifica di «Rolling Stone»).  

Il recente film "Yesterday" (2019, regista Danny Boyle) ci ricorda se ce ne fosse bisogno che, a distanza di decenni dal loro scioglimento ufficiale e dopo la morte di Lennon e Harrison, i Beatles contano ancora su un enorme seguito e numerosi fan club presenti ovunque nel mondo. 

The Bee Gees sono stati un gruppo musicale britannico, formatosi in Australia nei primi anni sessanta, considerato come uno dei gruppi più noti, importanti e influenti della storia della musica pop. Il gruppo era composto da Barry, voce e chitarra, Robin, voce, Maurice, voce, basso, tastiere e chitarra. Nel 1966 decisero di tornare nel Regno Unito e al gruppo si unirono due amici australiani, Vince Melouney alla chitarra e Colin Peterson alla batteria. Già il primo singolo realizzato, New York Mining Disaster 1941, fu un successo anche negli Stati Uniti. Il singolo sarebbe stato inserito poi nel loro primo album, Bee Gees first lanciato nel giugno del 1967. Da ricordare nell’album altre due canzoni, Holiday e To Love Somebody Nello stesso anno, raggiunsero la vetta della classifica britannica con Massachusetts, successo ripetuto con la pubblicazione a fine anno di un altro singolo, World. Nel 1968, i Bee Gees pubblicano il 45 giri Words, primo singolo a spopolare anche in Italia, dove guadagnò la terza posizione nella classifica delle vendite. La successiva I've Gotta Get a Message to You entra per la prima volta anche nella top ten statunitense ed è anche il loro secondo primo posto nel Regno Unito. 

The Cream è stata una band rock britannica attiva tra il 1966 e il 1968. Rivisitando vecchi schemi del blues, riuscirono a innovare il rock in generale, influenzando molti artisti, tra cui Jimi Hendrix, Queen, Black Sabbath e Van Halen. Formati dal chitarrista Eric Clapton, dal bassista - cantante Jack Bruce e dal batterista Ginger Baker, furono il primo power trio ad aver avuto notevole successo e uno dei primi super gruppi della storia del rock.  «Gli States li scritturarono per 15 mesi di tours, sicché tutti i loro singoli entrarono nei top ten: Sunshine Of Your Love, Strange Brew, Anyone For Tennis, White Room e l'eccitante riff chitarristico di Crossroad»[8].  Nei soli tre anni di attività il gruppo pubblicò tre album e riuscì a vendere 15 milioni di dischi. Dopo lo scioglimento del gruppo, i tre componenti presero intrapresero strade musicali diverse tra loro. Il doppio Wheels of Fire, pubblicato nell’estate del 1968, li consacrerà alla leggenda, indicandoli come uno dei gruppi leader del nascente pop-rock. Una delle caratteristiche che distinse i Cream da qualsiasi altro gruppo di quel periodo fu senza dubbio il fatto che tutti e tre i componenti del gruppo suonassero liberamente, senza alcuna costrizione. Questa libertà viene esaltata nelle facciate di Wheels of Fire registrate dal vivo: la carica trascinante che il gruppo riusciva a comunicare al pubblico durante i concerti è qui documentata dalla versione live di Spoonful, che occupa quasi per intero la terza facciata.

The Hollies sono una band inglese fondata a Manchester alla metà degli anni Sessanta, con repertorio beat e pop rock. Ottennero un buon successo commerciale in Gran Bretagna «collezionando nello spazio di tre anni una serie ininterrotta di quindici “singles” ai primi posti delle classifiche»[9]. Graham Nash, che faceva parte del gruppo, lo lasciò per disaccordi e si trasferì negli Stati Uniti dove formò un trio con David Crosby e Stephen Stills.

The Kinks sono stati un altro gruppo musicale rock degli Anni Sessanta, formatosi a Londra. Sono considerati tra i gruppi più influenti della British Invasion. La formazione originale del gruppo era composta da Ray Davies, cantante, suo fratello Dave, chitarrista, Mick Avory, batteria e percussioni e Pete Quaife, basso. La band inglese ha all'attivo brani entrati nella leggenda come You Really Got Me, uscito nel 1964, considerato il primo pezzo hard-rock della storia. È « un brano energico inventato su uno scolpito di riff chitarristico che anticipa di alcuni anni la scrittura hard rock: su questa invenzione ritmica il canto disegna un efficace arco melodico in un crescendo di intensità lirica»[10] . Seguirono altri successi come All Day And All Of The Night, Lola, Death Of A Clown e Waterloo Sunset. Da ricordare la loro “opera rock” Arthur, del 1969 contemporanea a Tommy degli Who.  

The Moody Blues nacquero a Birmingham, Inghilterra, nei primi Anni Sessanta ad opera di Ray Thomas, Justin Hayward, John Lodge, Michael Pinder. Firmato il contratto con la Decca Records nel 1964 il successo arrivò con il singolo Go Now, che raggiunse i primi posti nelle classifiche mondiali. Dopo un periodo di stasi tornarono alla ribalta con due singoli del 1967: Fly Me High di Hayward, e Love And Beauty di Pinder, ma soprattutto con il successivo album Days of Future Passed, basato sulla osservazione di un giorno nella vita dell'uomo qualunque, dall'alba alla notte. Dal disco vennero tratti due singoli di successo: Tuesday Afternoon e Nights In White Satin che diventerà il loro pezzo più famoso, ripreso in seguito anche da altri interpreti. La loro formula vincente,  unica nella musica rock fino ad allora, era che ogni membro del gruppo fu autore e interprete delle proprie canzoni. Questo fattore determinò una varietà di stili differenti all'interno di ogni album, e un genere musicale di difficile definizione.

The Move sono stati un gruppo rock inglese di Birmingham nato nel 1965. Incisero il loro primo album The Move nel 1968. Famoso il loro brano Blackberry Way composto dal leader chitarrista  Roy Wood. Dopo  il successo di diversi singoli uscirono altri tre album in studio, Shazam nel 1969, Lookin’ On nel 1970 e Message From the Country nel 1971 e uno dal vivo. Nel 1970 il gruppo si sciolse e Roy Wood e Jeff Lynn fondarono la Electric Light Orchestra con l’idea di accostare il rock alla musica classica.

The Procol Harum sono un gruppo britannico di rock progressivo, tra i primissimi esponenti di tale corrente musicale negli Anni Sessanta: considerati da alcuni come  "i profeti del suono orchestrale". Quando si parla dell'organo Hammond si pensa per forza  a A Whiter Shade of Pale  che nel 1967 fece impazzire milioni di ragazzini, vendendo 11 milioni di copie. Il brano fu composto da Gary Brooker, cantante e pianista del gruppo, e costituirà il loro maggior successo. L’anno dopo i Procol Harum incisero un altro 45 giri, Homburg, dalle caratteristiche analoghe,  che ottenne ugualmente una buon successo commerciale. Entrambi i brani ebbero le loro versioni italiane: il primo divenne Senza luce per i Dik Dik, il secondo L'ora dell'amore per i Camaleonti.

The Rolling Stones, band composta nei primi anni da Mick Jagger (voce, armonica, chitarra), Keith Richards (chitarra, voce), Brian Jones (chitarra e tastiere), Bill Wyman (basso) e Charlie Watts (batteria), benché abbia mutato formazione più volte nel corso della lunghissima carriera che ha ormai superato i cinquanta anni. In attività dal 1962, «gli Stones vengono da Chelsea, il quartiere operaio di Londra. Sono sporchi, insolenti, sempre ubriachi, come i Mods e i Rockers[11], che in quegli anni rappresentano con violenza l’inquietudine giovanile, la ribellione anarchica contro l’establishment inglese. Vengono dal blues e non lo scordano»[12]. Hanno espresso il malcontento e la protesta di intere generazioni, rifacendosi ai grandi bluesman del passato (il loro nome deriva dal titolo di una canzone di Muddy Waters). 

Risale al 1963 il loro ingresso alla casa discografica Decca, che li affidò al giovane produttore Andrew Oldham, ideatore e promotore dell’immagine del gruppo che poi divenne famosa: i Rolling Stones come alter ego “sporco e cattivo” dei Beatles. La loro musica risulta molto più aggressiva e provocatoria rispetto a quella delle canzoni dei rivali di Liverpool, più orecchiabile e di facile comprensione. Le canzoni sono costruite secondo l’architettura del blues, con riff chitarristici in contrappunto o in antifona con la voce, e non seguono mai lo schema AABABA adottato dai Beatles. La notorietà e il successo commerciale arrivarono con (I Can’t Get No) Satisfaction e Get Off of My Cloud del 1965, contenute nell’album The Rolling Stones 2. Satisfaction era concepita «[…] come musica folk tradizionale, esprimendo una situazione di vita con più immediatezza di quanto esprimesse una versione anni ’60 della tradizione musicale del Rhythm and Blues»[13]. In questo periodo, Jones e Richards introdussero nel rock la guitar weaving (tessitura di chitarre), che è diventata uno dei segni peculiari del sound dei Rolling Stones: i due chitarristi suonano la parte di chitarra ritmica e quella solistica nello stesso momento, senza differenziare particolarmente lo stile di una o dell’altra.  Nel 1966 uscì il primo album composto solamente da canzoni originali, Aftermath (dove troviamo Lady Jane e Under My Thumb), che segna il deciso affinarsi dei loro gusti musicali. Gli album successivi, Between the Buttons e soprattutto Their Satanic Majesties Request, entrambi del 1967, rappresentano le massime vette del loro successo musicale. I brani più conosciuti di questi due album sono Ruby Tuesday e Let’s Spend the Night Together dal primo, She’s a Rainbow, 2000 Light Years From Home e 2000 Man dal secondo.  

Le continue e massacranti tournée minarono fisicamente tutti i membri del gruppo, che davanti alle prime esibizioni deludenti, si lasciarono andare a un eccessivo uso di droghe da parte di tutti, compreso il manager Oldham, che li abbandonò nel 1967.  Nel 1968 uscì uno dei singoli di maggior successo del gruppo,  Jumping Jack Flash / Child of the Moon. L’album seguente, Beggars Banquet, contiene la celebre canzone Sympathy for the Devil. Nel 1969 Brian Jones, trovato morto nella sua piscina, fu sostituito da Mick Taylor, ex Bluesbreaker di Mayall.  Nel 1969 il singolo Honky Tonk Women raggiunse la prima posizione nella Billboard Hot 100; accadde lo stesso per Brown Sugar nel 1971.  La storia del gruppo è proseguita negli anni successivi con alti e bassi. L’ultimo grosso successo è stato Miss You, dall’album Some Girls del 1978, che ha toccato la vetta delle classifiche mondiali.

The Small Faces sono stati una band inglese nata 1965 a Londra seguaci del beat e del rock psichedelico. Ottennero un buon successo in patria riuscendo nel periodo 1966-68 a piazzare nella top ten ben otto singoli. La loro All or nothing raggiunse il primo posto nel 1966. Le vendite nel mercato USA non diedero invece risultati soddisfacenti. All’inizio del 1969 si sciolsero per confluire in altri  gruppi. 

The Spencer Davis Group è stato un gruppo rock nato a Birmingham nel 1963 che ha avuto successo verso la metà degli anni Sessanta con due singoli che raggiunsero la prima posizione nella classifica delle vendite: Gimme Some Lovin’ e I’m a Man. La loro è una musica vibrante che si può facilmente ballare. «Il gruppo punta tutto sul ritmo con una base ritmica aggressiva e una chitarra elettrica, quella di Davis, altrettanto “nera”»[14].Sono ricordati anche per l’esordio del giovane Steve Winwood, astro nascente della scena musicale inglese. Quando nel 1967 lui se ne andò, il gruppo si sciolse.

The Who è uno storico gruppo musicale rock britannico originario di Londra, considerato tra le maggiori band di tutti i tempi, con oltre 100 milioni di dischi venduti. Le prime apparizioni dal vivo degli Who risalgono al 1964, con quella che è considerata la storica formazione del gruppo: Pete Townshend (chitarrista e autore della maggior parte delle canzoni), Roger Daltrey (voce), John Entwistle (basso elettrico) e Keith Moon (batteria). Dopo un breve periodo da portabandiera del movimento Mod inglese, gli Who raggiunsero il successo nel 1965, con l’uscita dell'album My Generation, il cui omonimo brano si dimostrò essere un inno generazionale, nonché uno dei pezzi ancor oggi più conosciuti e rappresentativi della band. Gli Who raggiunsero il grande pubblico grazie anche alle trasmissioni di radio di oltremanica, che trasmettevano successi come I Can’t Explain e Substitute.  In A Quick One del 1966 si nota il progredire della ricerca musicale di Townshend verso la realizzazione di un’opera rock a carattere teatrale, che si concretizzerà poi in Tommy (1969). Nel 1970 gli Who pubblicarono Live at Leeds, giudicato tra i migliori album rock dal vivo, seguito da Who’s Next del 1971. Qui confluiscono le tracce che Pete Townshend aveva concepito per una nuova opera rock, Lifehouse, non portata poi a compimento. «Il suono è vibrante, coinvolgente stupendamente diretto da Mr. Baba-rock, chitarra solista degli Who, al secolo Pete Townshend, uno dei geni indiscussi del rock'n' roll inglese»[15]. Il brano iniziale, Baba O’Riley, (dedicato al compositore Terry Riley), esalta l’uso del sintetizzatore, mentre la ballata Behind Blue Eyes è caratterizzata dal connubio tra la parte iniziale acustica e l’esplosione finale con l’incessante rullare di Keith Moon. Il lavoro successivo, Quadrophenia (1973), appartiene nuovamente al genere di opera rock. È la storia di un adolescente, calata nel conflitto tra Mods e Rockers, fenomeno inglese dei primi Anni Sessanta. Dopo molte disavventure Jimmy lancia in mare la Vespa di Asso, oggetto cult per i Mod, e rinuncia all’identità collettiva per cercarne una sua personale.

The Yardbirds sono stati uno dei primi gruppi rock del Regno Unito. Iniziò la propria attività nel 1963 come "house band" del Crawdaddy, un locale di Richmond specializzato in rhythm & blues. La loro musica riuscì a conciliare il r&b importato dagli Stati Uniti con lo stile psichedelico che stava prendendo piede in quegli anni. Rappresentanti del British Blues, dopo grandi successi come For Your Love, Heart Full of Soul e Mr You’re a Better Man Than I, giunsero a un beat più duro e sperimentale, che in seguito porterà all’hard rock e all’heavy metal. Da ricordare i tre chitarristi che, dopo aver fatto parte del gruppo, divennero stelle della storia del rock: Eric Clapton (The Cream), Jeff Beck (Jeff Beck Group) e Jimmy Page (Led Zeppelin).  

The Zombies sono stati un gruppo rock britannico degli anni ’60 in grado di raggiungere più volte la vetta delle classifiche inglesi ed americane. Insieme al gruppo dei Tremeloes hanno caratterizzato parte della musica pop del periodo beat. Con il loro singolo, She's Not There, raggiunsero il primo posto nella classifica americana delle vendite. Sull’onda del successo si trasferiscono negli Stati Uniti dove però la band si scioglie dopo aver inciso nel 1967 l’album Odissey and Oracles, accolto dalla critica positivamente. Nel 1969 il loro leader e tastierista Rod Argent, forma un nuovo gruppo: Argent.

Them sono stati un gruppo rock irlandese degli anni Sessanta con cantante Van Morrison. Si unirono nel 1964 a Belfast e restarono insieme fino al 1972. «I Them sfondarono ogni porta anche in California, suonando per tre settimane consecutive al “Whisky a Go Go” di Los Angeles, insieme a  Captain Beefheart e ai Doors»[16] . Vengono ricordati anche per quello che fu il loro più grande successo: la canzone Gloria.  

 Note:

[1] S. D'Alesio e K. J. Stubbs , Rock Hit Parade, Roma, Lato Side Editori srl, 1982, p. 12.

[2] R. Cacciotto, G. Radice, Note di pop inglese, Milano, Gammalibri, 1982, p. 14.

[3] R. Bertoncelli, Pop Story, Roma, Arcana Editrice, 1973, p. 25.

[4] Tin Pan Alley (vicolo dei pentolini di latta), espressione usata agli inizi del Novecento dal giornalista Monroe H. Rosenfeld, per indicare quel quartiere di New York animato dalla presenza di songwriters e song pluggers che promuovevano la vendita degli spartiti musicali.  

[5] G. Rausa, Dizionario della musica rock – Volume primo: Europa, Milano, RCS Libri Spa, 2005, p. 49.

[6] S. D'Alesio e K. J. Stubbs , Rock Hit Parade, cit. , p. 32-33.

[7] F. Fabbri, La Popular music, in Storia della Musica, diretta da Alberto Basso, Volume IV, Torino, UTT, 2005, p. 363.

[8]  Ibidem, p.370.

[9] R. Cacciotto – G Radice, Note di pop inglese, cit., p. 115.

[10] G. Rausa, Dizionario della musica rock – Volume primo Europa, cit. p. 310.

[11] Mods e Rockers: le vicende delle due gang sono raccontate dagli Who nella loro opera rock Quadrophoenia.

[12] R. Cacciotto, G. Radice, Note di pop inglese, Milano, Gammalibri, 1979, p.175.

[13] C. Belz, La storia del rock, Milano, Arnoldo Mondadori Editore., 1975, p. 115.

[14] R. Cacciotto – G Radice, Note di pop inglese, cit., p. 189.

[15] S. D'Alesio e K. J. Stubbs , Rock Hit Parade, cit. , p. 107.

[16] R. Cacciotto – G Radice, Note di pop inglese, cit., p. 224.