La via dei simboli, Antonino Saggio
"Un edifico non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina"
Il testo riflette sulla ciclicità dell'architettura moderna, tracciando un filo che va dall’architettura di William Morris e del movimento Arts and Crafts fino alle opere contemporanee come il Museo Guggenheim di Gehry a Bilbao. L'autore sottolinea come, dopo un lungo periodo di astrazione e di disinteresse verso il monumentale, l'architettura moderna stia riscoprendo la dimensione simbolica e monumentale, ma in una nuova forma che riflette le esigenze civiche e collettive della società.
Riassunto del ragionamento:
Dall’astrazione al simbolismo:
L'architettura moderna, pur partendo da una disavventura con i "monumenti" – intesi come simboli del potere e della gerarchia statale – ha finalmente recuperato l'idea di un'architettura simbolica, ma con un orientamento diverso. L'arte del monumento non è più legata alla magnificazione del potere (come nel caso dei regimi totalitari del Novecento), ma diventa espressione di una collettività, di un popolo, che vuole rappresentare se stesso attraverso l'architettura.Il ritorno al simbolismo attraverso Utzon e Gehry:
Il grande cambio si vede nell’opera di Jørn Utzon con la sua Opera House di Sydney (1956). Utzon, pur giovane, riesce a rendere il suo progetto simbolo di una nazione e di un continente, un'opera che rappresenta un "monumento" senza però attingere agli stilemi classici o alle espressioni di potere.
Gehry, con il Museo Guggenheim di Bilbao (1997), si inserisce in questa tradizione ma evolve ulteriormente il concetto di monumento. La sua architettura diventa simbolo di una rinascita civica collettiva, piuttosto che dell'affermazione di un individuo o di un potere centralizzato. Gehry sceglie una zona dismessa della città e la trasforma in un'area viva e percorribile da tutti, dove l'edificio interagisce con il contesto urbano, creando uno spazio pubblico che è tanto funzionale quanto rappresentativo.Ciclicità dell’architettura moderna:
L'architettura moderna, attraverso il ciclo che inizia con la critica al monumento e culmina con le opere di Gehry, ritorna al simbolico, ma in un modo che risponde alle esigenze di una società più inclusiva e globale. Il nuovo "monumento" non è più un'espressione della potenza di uno Stato, ma un simbolo di una collettività che guarda al futuro.