E' sempre la stessa storia: sposta questo, spingi quest'altro, NO!, quello va girato!, aspetta: se te lo tengo fermo, riesci a colpirlo....
Il posto che hai non ti basta mai!
In un garage, poi, devi anche litigare con qualcosa di grosso, rigido, pesante, costoso e pieno di spigoli...
Allora, per forza, devi cedere... Cedere si, ma combattere!, prima di arrendersi, ed escogitare tutti i trucchi più vigliacchi per piegare le avversità a concederci guadagni la dove credono di spolparci le ossa.
Dopo questa arringa da condottiero Viet-Cong bisogna pur che tiri fuori un coniglio dal cappello....
Beh, ecco qui: il plastico... e come si dovrà sollevare (clicca sulla foto, per ingrandirla):
Piccola descrizione, partendo dall'alto: N.B.: ho avuto il DIVIETO ASSOLUTO di toccare il soffitto: è costituito da pannelli antifiamma per la prevenzione incendi, premesso questo veniamo alla descrizione dell'ambaradan:si vede bene solo il "traverso" angolare più distante, da cui discendono le funi, ma ce ne sono due e sono realizzati con montante angolare per scaffali di magazzino (tipo "pesante") che ha i pregi di avere tanti bei buchi tutti equidistanti già fatti, di essere robusto quanto basta e di non costare granchè. Sulla sinistra (non si vede neanche quello) c'è uno scaffale: ho sostituito due dei montanti originali (piuttosto esili) con il tipo più robusto, ne ho fissati altri due al muro di fronte (bastano due tasselli piccoli ciascuno perchè lo sforzo più grande è verticale e sono appoggiati al pavimento); infine li ho collegati trasversalmente con altri due montanti angolari uguali (di cui è visibile, appunto, il più distante).
I due longheroni di legno che si notano, sempre in alto, rasente il soffitto, collegano i due traversi al muro di fronte e concentrano lo sforzo longitudinale del sollevamento proprio contro il muro stesso dimezzando la parte flettibile (flettibile e non flessibile, cioè quella che si può flettere per conto suo e non quando voglio io) con dei traversi: in questo modo diminuiscono le possibilità che si pieghino durante il sollevamento; vediamo il tutto all'opera: YAHAHUUUUU !!! FUNZIONA !!! . . . non avevo dubbi . . .
Adesso vediamo qualche particolare:
1 2 3 4 5
1) attacco del gancio al telaio del plastico
2) il rinvio della fune in alto, traverso angolare
3) altri rinvii, ancorati al muro, che portano le funi al verricello
4) il verricello: come quelli montati sui rimorchi per le barche.
5) la visione d'assieme del sistema di sollevamento "dalla maniglia al soffitto"
Ma così non mi piaceva, c'era qualcosa che non andava ecos', pensa che ti ripensa, ho cambiato qualcosa, solo gli attacchi per i ganci al telaio sono rimasti gli stessi (anche se forse cambieranno in futuro anche loro), il sollevamento DOVEVA CAMBIARE, e così....:
Intanto motorizziamo il verricello così si fa meno fatica: ho recuperato (non chiedetemi da dove) un motorino trifase 380V 45W, l'ho ricablato per 220v e gli ho applicato un condensatore; in pratica posso usarlo nei due sensi di marcia e realizzare le due funzioni: "salpa" e "ammaina" (...oops: ecco tradite le mie origini rivierasche... ) poi, sul tamburo del verricello, usiamo un solo cavo anzichè quattro e mettiamo un bozzello (carrucola di rinvio) un po' migliore di quelli precedenti, il troppo entusiasmo fa compiere le scelte sbagliate, a volte...)
E adesso si ritorna a quattro cavi usandone due; nessun errore, in pratica si tratta di questo: al gancio di un attacco è collegato un capo di una fune; l'altro capo, dopo che la fune è passata dal rinvio in alto sul traverso, ha attraversato una volta il concentratore/separatore (vedremo cos'è), entra ed esce dal grillo che si vede qui, ripassa nel concentratore/separatore, attraversa l'altro rivio sul traverso e raggiunge infine il gancio sul lato opposto. SI tratta, in fondo, di una "U" rovesciata e ha un vantaggio: è auto-centrante, cioè un lato non sarò mai più lungo dell'altro perchè al centro è libera di scorrere sul "grillo".
Ecco il "concentratore/separatore" : si tratta di due coppie di rullini (quelle usate per tenere in riga i nastri delle saracinesche) montati in modo da avere due "fessure" ortogonali tra loro: nella foto a sinistra si vede l'ingresso lato verricello, nella foto a destra c'è l'uscita, lato rinvii sui traversi, la foto al centro mostra il percorso delle funi tra le due coppi di rullini. Lo scopo da raggiungere era quello di assicurare ad ogni singola fune un percorso corretto qualunque direzione dovesse seguire: in pratica le due coppie di rulli si comportano come i rulli guida-cavo dei verricelli frontali montati sui fuori-strada (quelli SERI, non i Super-SUV da ostentazione in centro-città "e guai se piove: lo lasciamo in garage").
A questo punto, per completare l'opera e avere un ragionevole margine di sicurezza (almeno il 2000 %, si: DUEMILA %) bisogna tirare due somme e aggiungere qualche fune, questa volta fissa.
le due somme da tirare sono semplici ragionamenti: abbiamo un motore da 45W, sottoalimentato (da 380 a 220 si perde sempre qualcosa) che riesce comunque a sollevare tutto: il motivo non è misterioso, risiede nella parte cubica che fa corpo con il motore, si tratta di un riduttore di velocità a doppia vite senza fine con un rapporto totale di riduzione di 100:1; in più: tra motore e riduttore esiste anchee una frizione elettrica che, in questo nostro caso, viene tenuta alimentata, quindi in presa, ad ogni movimento del motore. Se facciamo tutti i calcoli tenendo conto anche del rapporto di riduzione della catena di trasmissione e degli ingranaggi del verricello (i denti ve li conto un'altra volta) scopriamo che di miracoloso non c'è nulla, anzi: viste le due viti senza fine, possiamo tener fermo il tutto all'altezza che desideriamo semplicemente fermando il motore: anche se la frizione "stacca" e scollega meccanicamente il motore dal riduttore di velocità, non succede nulla: il plastico, con tutto il suo peso, resta sospeso dove si è fermato.
Ma voi, vi fidereste a lasciare le cose così senza nessuna precauzione aggiuntiva, parcheggiando sotto al plastico la macchina nuova, appena ritirata dal concessionario ?
Io no
e allora ecco che aggiungiamo, per ciascun attacco dei ganci di sollevamento, una fune "fissa" che tiene fermo il "suo" angolo al traverso di sostegno, come nelle foto qui sotto:
qui a sinistra vediamo un gancio-moschettone che realizza il collegamento tra la fune di sollevamento e l'attacco al telaio, poi vediamo anche un gancio-tenditore: questo è collegato alla fune che, nella foto a destra, è fissa sul traverso di sostegno. Quando il plastico viene sollevato per "riporlo", una volta che arriva all'altezza giustasi ferma il sollevamento e si agganciano i "ganci-tenditori", poi si fa scendere leggermente il tutto, fino a che le funi mobili e le funi fisse sono tese allo stesso modo, in questo modo il peso è ripartito in modo equo su TUTTE le funi. Adesso si, che sono tranquillo: posso lasciare la mia macchina nuova sotto al plastico senza alcun timore: non cadrà !
E posso dirvi che ho avuto ragione: per una settimana ho lasciato l'auto sotto al plastico usando i mezzi pubblici per recarmi in ufficio e, quando ho riaperto la porta... ho trovato tutto come avevo lasciato.
Adesso che abbiamo anche "fatto posto ai trasporti su gomma" possiamo anche tornare a vedere i lavori più prettamente ferroviari: Un ponte... infernale oppure qui per tornare all'indice dei del progresso dei lavori