discipline utilizzate

DANZE TRADIZIONALI

Che senso può avere l’utilizzo di musiche e danze così diverse dall’ambiente sociale e sonoro in cui i bambini/e sono quotidianamente immersi? Il recupero di tradizioni orali che fanno parte a della nostra memoria storica mi sembra un primo argomento di fondamentale importanza a favore dell’uso della musica tradizionale nelle scuole. In particolare sono le valenze educative e didattiche che voglio sottolineare: le danze tradizionali sono collettive (girotondi, schiere, catene…); la loro esecuzione richiede un controllo motorio individuale, ma coordinato alla musica e agli altri e quindi ciò che ciascuno fa acquista significato ed ha valore nella relazione; coinvolgono il corpo e le emozioni, il bisogno di conoscere delle regole e di adeguarsi ad esse, lo stare in gruppo, dove le energie di tutti sono indispensabili per conseguire l’obiettivo condiviso; implicano una didattica pratica, un fare e non solo un pensare. Con le danze tradizionali si può quindi metaforicamente educare alla pace e alla convivenza democratica.

DANZAMOVIMENTOTERAPIA

L’Associazione professionale italiana danzamovimentoterapia (L. 4/2013) promuove e tutela la qualità professionale, etica e scientifica della danzamovimentoterapia, e la definisce come una disciplina orientata a promuovere l'integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, la maturità affettiva e psico-sociale, la qualità della vita della persona, mediante le risorse del linguaggio del movimento corporeo e della danza e attraverso il processo creativo (art. 3 Codice etico).

Nel laboratorio la dimensione ludica stimola l’attività creatrice data dalla possibilità di dare risposte personali alle consegne date: l’emozione profonda di aver dato forma a qualcosa che era dentro di sé, favorisce il processo di individuazione, la costruzione e il rafforzamento dell’identità personale. La dimensione del gioco consente una didattica analogica: si sperimentano tentativi, soluzioni adattive; è promossa quindi la capacità di insight, cioè di riorganizzare gli elementi a propria disposizione secondo criteri nuovi, utili allo scopo.

Le Artiterapie e la danzamovimentoterapia nello specifico, disciplinata dalla legge 4 del 2013 (professioni non organizzate in ordini e collegi) è ormai impiegata nei contesti più vari: in ambito terapeutico e riabilitativo; in abito educativo, nell'intermediazione socio-culturale e nella formazione; nell’ambito della prevenzione del disagio; nell'ambito della promozione del benessere; in ambito artistico.

NEUROPSICOMOTRICITA’

Il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva è un operatore sanitario della riabilitazione che realizza interventi educativi diretti alla prevenzione per tutti i bambini/e e interventi sanitari diretti alla valutazione funzionale e all’abilitazione dei bambini/e che presentano disturbi di sviluppo causati da malattie neuropsichiatriche infantili. In particolare in ambito educativo, si tratta di una pratica psicomotoria finalizzata a promuovere e sostenere lo sviluppo globale del bambino/a tramite il piacere di agire ed interagire attraverso l’espressività motoria spontanea e l’espressività plastico-grafica in situazioni di gioco condiviso. La psicomotricità educativa e preventiva non mira ad ottenere risultati in termini di prestazioni motorie o apprendimenti cognitivi, ma dà al bambino/a la possibilità di comunicare ed esprimersi attraverso il linguaggio del corpo promuovere in lui l’acquisizione di fiducia e consapevolezza delle proprie capacità. La metodologia neuropsicomotoria, basata sulla conoscenza del funzionamento dei bambini nelle varie fasi del loro sviluppo, mira ad aiutarli ad organizzare un “buon gioco” (organizzando lo spazio, il tempo, i materiali ludici e ponendosi in una relazione di ascolto empatico con il gruppo) nella convinzione che proprio il gioco sia il contesto specifico in cui, in età evolutiva.

PSICOMOTRICITA’ FUNZIONALE

La psicomotricità funzionale è una scienza e metodologia educativa nata dalla psicocinetica grazie al Prof. Jean Le Boulch. E’ da intendersi come una pedagogia del movimento che non è rivolta al sintomo o alla difficoltà specifica e che mira all’armonico sviluppo dell’individuo nel rispetto dell’irriducibilità e originalità di ogni essere umano.

Il movimento, primo e solo indicatore della vita psichica del bambino/a anteriore alla comparsa del linguaggio, e le emozioni sono i principali organizzatori e motori dello sviluppo della persona.

L’attività motoria è di fondamentale importanza per la crescita dei bambini: le esperienze vissute hanno un ruolo essenziale per lo sviluppo cognitivo del bambino che, fino all’età di 11 anni, è in grado di compiere operazioni mentali solo se sono di fronte a materiale concreto, cioè visibile e manipolabile (stadio operatorio concreto). Attraverso opportune esperienze psicomotorie si giunge a una migliore utilizzazione del tono muscolare con conseguenze positive anche sulle funzioni mentali, come la migliore attenzione specifica o veglia, necessaria per l’azione di percezione discriminativa. Il primo obiettivo della psicomotricità funzionale è quello di creare un sano interesse per l’ambiente, favorire nella persona il piacere, l’autostima, l’intenzionalità, la motivazione, per aprirsi e mettersi in relazione agli altri. L’adeguata acquisizione delle funzioni psicomotorie all’età della prima scolarizzazione, si configura come fattore di protezione dalle difficoltà e dai disturbi di apprendimento e dal conseguente disagio scolastico infantile. In psicomotricità funzionale il gioco rappresenta l'ambito privilegiato per imparare e crescere (dal punto di vista motorio, cognitivo, emotivo e relazionale) senza che venga meno un aspetto fondamentale: il divertimento.