DANZAMOVIMENTOTERAPIA CON I BAMBINI

a cura di Francesca Barbagli

LA DANZA CHE AIUTA A CRESCERE

Quale danza? La DMT propone una visione della danza come mezzo attraverso il quale l’individuo diventa consapevole di sé stesso e sviluppa abilità creative, espressive e sociali1; come esperienza motoria che favorisce il controllo dell’impulsività e la collaborazione interpersonale in quanto cooperazione organizzata delle nostre facoltà mentali, emotive e corporee. Nella Danzamovimentoterapia (DMT) il movimento viene prima della tecnica e dell’abilità: non si è sollecitati a gareggiare, ma concentrazione e consapevolezza sono canalizzate nell’atto del muoversi insieme agli altri; i bambini imparano quindi cosa il loro corpo può fare, quale forza ed energia hanno, proprio perché mentre corrono, per esempio, sentono cosa significa correre 2.

Una visione globale. Il movimento e la danza stimolano un’esperienza globale corporea, psichica e relazionale; nelle attività di DMT l’intera persona è in scena sia del bambino che del conduttore e la danza fa uso contemporaneamente di più canali percettivi: quello cinestetico del movimento, quello uditivo attraverso l’ascolto della musica, quello visivo delle immagini indotte o evocate, quello percettivo attraverso la propriocezione e il contatto con l’altro. Tale approccio corrisponde agli obiettivi educativi dell’attività motoria a scuola: far crescere la personalità “dalla testa al calcagno”, influenzando nel contempo lo sviluppo intellettivo, motorio, sociale, affettivo, morale, spirituale. Il processo di apprendimento è infatti efficace se c’è un coinvolgimento globale che ha come obiettivi non solo la conoscenza, ma anche la crescita affettiva, relazionale ed espressiva, intesi come elementi cruciali per operare scelte responsabili e autonome in vista di obiettivi personali e professionali. Il modello della DMT considera l’esperienza umana come intrinsecamente relazionale: per comprendere a fondo il movimento e il comportamento di bambini e adolescenti è necessario quindi uno sguardo che tenga conto della realtà gruppale che costituisce anche a livello corporeo la loro storia biologica, culturale, familiare e sociale. E’ ormai una teoria affermata quella delle intelligenze multiple3 elaborata dallo psicologo Howard Gardner secondo cui ciascuno di noi è costituito da una combinazione irripetibile e sempre diversa tra varie tipologie di intelligenze: linguistica, spaziale, musicale, logico-matematica, corporeo-cinestetica, interpersonale (capacità di comprendere le altre persone), intrapersonale (capacità di guardarsi dentro), naturalistica (capacità di riconoscere gli oggetti della natura) ed esistenziale. L’intelligenza corporeo-cinestetica può essere tramite per tutte le altre, e ciò è di fondamentale importanza in un ambiente come la scuola dove l’apprendimento di tipo cognitivo è predominante e il cervello, spesso saturo, ha bisogno di dinamicizzare le nozioni.

L’importanza del movimento. I bambini fin dalla nascita sono provvisti di un complesso repertorio di schemi senso-motori (pianto, sguardo, sorriso, strillo di richiamo, vocalizzi, suzione, ...): il corpo è quindi il primo strumento del sentire, del comunicare e del relazionarsi, è il primo strumento di conoscenza del mondo e il linguaggio corporeo, che si esprime nella relazione con l’adulto significativo, costituirà la base della successiva competenza verbale. L’identità, come scrive Vincenzo Bellia, si sviluppa quindi facendo proprie gradualmente le diverse possibilità musco-articolari, tra processi di imitazione e differenziazione, tendenze che si alternano per tutta la vita e processi sempre presenti nel laboratorio di DMT4. Da tutto ciò emerge quanto il linguaggio corporeo sia fondamentale nello sviluppo umano: come sostiene Rudolf Laban il movimento “stato d’animo momentaneo” o “tratto costante” della persona, rivela comunque un particolare della nostra vita interiore. La posizione che un bambino occupa nello spazio di lavoro ad esempio può essere indicativa del suo stato d’animo, del suo livello di sicurezza di sé o di fiducia negli altri; ciò vale anche per le qualità di movimento che i bambini usano (rilassata o trattenuta, morbida o irregolare, raccolta o allargata, lenta o iperattiva, ecc…)5. Ricerche in campo neurofisiologico hanno dimostrato il collegamento tra livello motorio e quello cognitivo pertanto l’azione fisica sembra avere il potere di far lavorare l’encefalo: abbiamo quindi bisogno di agire per mantenere l’attenzione mentale6. Non bisogna poi dimenticare il collegamento tra movimento e benessere: la danza e il movimento hanno un valore proattivo danno la voglia di fare, esserci, essere attivi, scaricando le tensioni e rendendo più positivi verso i problemi. Infatti mentre facciamo movimento il nostro corpo rilascia gradualmente feromoni, ormoni che danno un senso di benessere e serenità e aumentano i livelli di endorfina un neurotrasmettitore che permette di contrastare forme di apatia, depressione, ansia, irrequietezza7. Tuttavia è un dato di fatto che i bambini di oggi si muovano poco: quando lo fanno sono spesso frenetici, incapaci di autocontrollo, iperattivi, presentano notevoli lacune nella capacità di rappresentazione spaziale8, sempre più bambini sono in sovrappeso e presentano carenze posturali. L’inattività fisica diminuisce i consumi energetici; non consente alle ossa di rafforzarsi come dovrebbero; può causare mal di schiena; porta alla scomparsa di un gran numero di collegamenti neuronali; aumenta il rischio di infortuni. I bambini meno abituati al movimento sono anche più labili psicologicamente e presentano più insicurezze9. I nostri bambini sono intelligentissimi per tutto ciò che riguarda il mondo elettronico e multimediale, ma soffrono della mancanza di spazi all’area aperta dove giocare, incontrare altri bambini, correre, sudare, gridare e sbucciarsi le ginocchia. Per uno sviluppo armonico al bambino serve vivere le esperienze fisicamente e non virtualmente, conoscere attraverso una reale esplorazione.

Crescita, consapevolezza, trasformazioni. La danza è stata spesso utilizzata in un rituali che aiutavano l’uomo a integrare le sue crescite, i suoi passaggi, la sua molteplicità. Per ogni bambino è importante essere consapevole di sé come essere che cresce. Crescere è movimento, cambiamento e trasformazione trovando risorse per affrontare le difficoltà. Attraverso la DMT il bambino ipotonico, che forse non ha avuto abbastanza stimoli nel suo ambiente culturale, potrà imparare che il suo corpo è portatore di vitalità e potenziali cambiamenti. Il bambino iperattivo, che forse non è stato abbastanza contenuto, che non conosce i suoi limiti corporei e che sfida continuamente se stesso e gli altri, potrà scoprire la possibilità di controllare i propri impulsi e le proprie agitazioni, giocando con attività di movimento che lo metteranno nella situazione in cui è richiesto il controllo del corpo (l’improvvisa immobilità, le forme, il peso, ecc…); potrà così incanalare l’aggressività senza esserne spaventato10.

Pedagogia degli affetti. Secondo Daniel Goleman11, ciò che contraddistingue l’essere umano è la presenza di due menti, la mente razionale e quella emozionale: è l’ integrazione di esse che ci guida nella realtà. La DMT permette di lavorare sulle proprie emozioni, saperle riconoscere, esprimerle e canalizzare nell’atto creativo. La parola emozione (ex-moveo) è composta dal verbo moveo (muovere) e dal prefisso ex (movimento da): la stessa radice latina della parola sta a indicare la tendenza ad agire implicita in ogni emozione. Ma nella DMT ci si può anche com-muovere nel senso di “muovere con”. Infatti il dialogo motorio che si realizza tra i partecipanti diventa un dialogo anche emozionale, che ricorda il dialogo tonico-emozionale che i bambini hanno nei primi mesi di vita con l’adulto significativo. Gli psicofisiologi hanno dimostrato la possibilità umana di dialogo tonico-muscolare senza contatto diretto (nel vedere qualcun’altro che si muove si verifica un certo aumento del nostro tono muscolare) e la scoperta da parte dei neurofisiologi12 dei neuroni specchio (che si attivano sia quando si compie un'azione, sia quando la si osserva mentre è compiuta da altri), sembra aver svelato la chiave biologica dell’empatia e dell’intersoggettività. Con la DMT è quindi possibile far contattare le emozioni senza precipitarci dentro, ma canalizzandole: collera, paura, timidezza, invidia, aggressività possono emergere ed essere trasformate e orientate a fini creativi; prevaricazione e gregarismo possono essere canalizzati in atteggiamenti socialmente utili. Insegnando a contattare, modulare ed esprimere le proprie emozioni, la DMT permette di sviluppare la capacità di leggersi interiormente, di leggere i propri stati d’animo e definirli, di conoscere il proprio stile affettivo e di stimolare le competenze affettive e relazionali lavorando sullo sviluppo dell’empatia. La capacità di relazionarsi è infatti legata all’accettazione e alla sicurezza di sé e l’affettività è motore della motivazione e delle scelte esistenziali (emozione e motivazione hanno la stessa radice in moveo): se non siamo in grado di capirci, non siamo nemmeno in grado di scegliere autonomamente, ma scegliamo per moda o per contrasto. Andare a scuola di emozioni significa quindi divenire consapevole dei propri sentimenti nel momento in cui essi si presentano, saper controllare quelli più negativi, sviluppare un ottimismo realistico, essere perseveranti nonostante le frustrazioni, entrare in sintonia emozionale con gli altri, aumentare, quindi, la propria capacità di essere empatici, cooperare e stabilire legami sociali.

1R.Laban coreografo ungherese e danzatore contemporaneo.

2D. Zocca, M. Garofano e D. Vecchio, Laboratorio danza, attività di movimento creativo con i bambini, Edizioni Erikson, 2004, p.30.

3H. Gardner, Intelligenze multiple, Anabasi, 1994 e A.G.A. Naccari La mediazione corporea per un'educazione olistica: simboli in movimento tra pedagogia e terapia, Guerini, 2012.

4V. Bellia, Se la cura è una danza, …p.198 e Danzare le origini. Elementi di danzamovimentoterapia espressiva, Magi, 2001, pp.107-112J.

5E. Forghieri e A. Giacon, Piccoli Alberi, Piccole Albere Laboratorio di scrittura creativa e danzamovimentoterapia, Effatà Editrice, 2005, p.12.

6Liss, Apprendere solo con la mente, in C. Gallo eM. Martelli, A scuola con il corpo. Atti del Convegno Nazionale Sansepolcro 4 e 5/4/08, p.82.

7Il piacere base della vita, in C. Gallo e M. Martelli, A scuola con il corpo…, p.130 e A.G.A. Naccari, appunti lezioni tirocinio Scuola di artiterapie, 2008.

8D. Zocca, M. Garofano e D. Vecchio, Laboratorio danza…, p.128.

9N. Biasca, L’esperienza svizzera, in C. Gallo e M. Martelli, A scuola con il corpo…pp.181 e 184.

10D. Zocca, M. Garofano e D. Vecchio, Laboratorio danza,…p.34.

11D. Goleman, L’intelligenza emotiva, Rizzoli, 1996.

12Rizzolatti G. e Sinigaglia C., So quel che fai, Raffaello Cortina, 2006.

FINALITA’

*Migliorare le competenze motorie.*Entrare in contatto e nutrire i bisogni caratteristici dei bambini quali egocentrismo, esibizionismo, opposizione e contenimento.*Favorire lattivazione di un processo: l’attenzione non è centrata sul prodotto artistico, ma sul percorso attivato e sull’acquisizione di abilità in un contesto ludico enon valutativo.

*Promuovere il benessere psichico, fisico e sociale sollecitando le risorse insite in ogni bambino, consapevoli che educare, come ci suggerisce l’etimo originario, è “tirare fuori” le potenzialità, le capacità, le possibilità espressive di ognuno, valorizzando le differenze in termini di risorse.

*Educare alla creatività come risorsa adattiva e di sviluppo della propria personalità; sperimentarsi nell’esperienza espressiva e artistica, utilizzando differenti materiali per esprimere sé stessi; sviluppare il piacere del movimento come espressione di sé e delle proprie emozioni, sostenendo così lo sviluppo della personalità;

*Strutturare il laboratorio come un momento e un luogo che consenta di acquisire fiducia in sé stessi, nelle proprie capacità, nelle proprie potenzialità.

*Strutturare il laboratorio come un momento e un luogo dove maturare atteggiamenti di autonomia, dove facilitare le relazioni sociali promuovendo capacità relazionali quali socialità, collaborazione, solidarietà; la capacità di esprimere bisogni, gestire i conflitti, affermarsi e rispettarsi.

*Proporre attività fisicamente piacevoli per stimolare la motivazione alla partecipazione e all’interazione.

*Migliorare la capacità di rispettare gli altri, le regole e lavorare sui tempi di attenzione.

METODOLOGIA

Le attività proposte sono inserite nella cornice teorica e metodologica della danzamovimentoterapia ispirandosi ai modelli di DMT espressivo-relazionale di Vincenzo Bellia, espressivo-psicodinamica di Cinzia Saccorotti, simbolico antropologico di Alba Naccari e al metodo di Maria Fux.

La conduzione è caratterizzata da una metodologia di tipo attivo-partecipante (pedagogia attiva), basata su un procedimento di scoperta personale, facilitato e non imposto al bambino/a dalla guida dell'insegnante e dove l'essere in gruppo permette di sperimentare la partecipazione, il coinvolgimento e il rispecchiamento.

Si valorizzano e integrano tutti gli elementi che entrano in gioco durante lo svolgersi di un incontro: le proposte di lavoro pensate dalla conduttrice, le caratteristiche individuali dei bambini, il clima del gruppo, le emozioni e le sensazioni emergenti, le riflessioni espresse, le dinamiche relazionali presenti, la qualità delle risposte. Ciò significa accogliere con attenzione e disponibilità all’ascolto tutto ciò che accade durante l’attività.

I giochi proposti verranno ripetuti più volte perché ripetere porta il bambino a scoprire nuovi modi e nuovi mondi confermando a sé stessi gli apprendimenti. In ogni inconrto sono previsti:-il rito di saluto iniziale;-il riscaldamento e/o la danza gioco o tradizionale per entrare nel linguaggio del movimento e apprendere nuovi schemi di movimento;-le attività di movimento creativo dove le consegne della conduttrice costituiranno vincoli per stimolare l’esplorazione e l’interazione;

-un momento finale per concludere e uscire dall’attività: un’attività di rilassamento o la ripetizione della danza tradizionale come momento integrativo; oppure il momento del disegno-pittura-attività di manipolazione per lasciare una traccia dell’esperienza motoria, stimolando la pluralità dei linguaggi; alle volte, anche attraverso il disegno realizzato, i bambini potranno essere stimolati in una sorta di breve verbalizzazione.

TECNICHE

Alcuni esempi di attività proposte che si differenzieranno in base all’età ed al programma:

-danze tradizionali che favoriscono lo sviluppo del senso ritmico, il coordinamento motorio e ritmico corporeo; favoriscono la relazione con l’altro e col gruppo, in quanto collettive (girotondi, schiere, catene…) la loro esecuzione richiede un controllo motorio individuale, ma coordinato alla musica e agli altri; il rispetto delle regole le energie di tutti sono indispensabili per conseguire l’obiettivo condiviso;

-attività espressivo/creative, giochi di relazionali, expression primitive, attività psicomotorie, invenzione coreografica, tutte accompagnate dalla musica;

-massaggio, rilassamento, visualizzazioni guidate;

-Stimolazione plurisensoriale con: materiali (palline, teli, cerchi, palloncini…) utilizzati come oggetti transizionali, mediatori della relazione, amplificatori delle sensazioni e del movimento;

-Utilizzo di semplici strumenti musicali;

-Si utilizzeranno immagini per facilitare la comunicazione non verbale, il movimento e la memorizzazione; brevi storie potranno costituire lo sfondo integratore degli incontri;

-Pittura con tempere, acquerelli, matite, manipolazione di plastilina e creata.

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DANZAMOVIMENTOTERAPIA CON GLI ADOLESCENTI

L’adolescenza è un periodo di grosse trasformazioni: un corpo in divenire e la conseguente difficoltà ad accettare la propria immagine e quindi sé stessi; il bisogno di conoscenza e la ricerca di identità; una labilità affettiva che può portare demotivazione e difficoltà a concentrarsi anche in ciò che piace. Il benessere psico-fisico è sempre più legato al conflitto tra fisiologia umana e pressioni sociali e mass mediatiche: sembra necessario un corpo giovane, bello, sano e magro poiché nella nostra cultura la magrezza è giunta a simbolizzare competenza, successo, autocontrollo e attrazione sessuale, mentre l’obesità è divenuta il simbolo della pigrizia, dell’autoindulgenza e della mancanza di volontà. Pertanto l’adolescenza con i suoi cambiamenti fisici è, soprattutto per le ragazze, un primo momento di vulnerabilità che può condurre ai disturbi del comportamento alimentare13.

L’attività motoria può sostenere il difficile rapporto tra disagio adolescenziale, corporeità, socializzazione e integrazione, coinvolgendo gli studenti in un ambiente scolastico attraente perché emozionalmente significativo, favorendo così il raggiungimento del successo scolastico14. La DMT è quindi un’attività adatta a sostenere la crescita della persona soprattutto in quei momenti di passaggio come il periodo preadolescenziale e adolescenziale. Facilitando le importanti connessioni tra pensieri, emozioni, sensazioni, movimenti e affetti, permette di conoscersi meglio e di riconoscersi nel corso di questi mutamenti, offrendo elementi preziosi alla strutturazione dell’immagine corporea (vedi sopra "tra danza e terapia") e al consolidamento del sé. Infine se si tiene presente, come si è visto, che il movimento è il primo e principale linguaggio di comunicazione, con la DMT si può favorire l’interazione con gli altri, anche in quei momenti delicati della crescita che potrebbero causare isolamento. Eseguire insieme una danza, osservare il movimento degli altri, rispecchiarlo, usare il contatto per conoscere e comunicare con una persona diversa da sé, aiuta bambini e adolescenti a tessere una relazione comunicativa sia verso l’interno, in un dialogo con sé stesso, sia verso l’esterno, in un dialogo con gli altri.

13P. Ranieri, Il corpo e l’adolescenza, in C. Gallo e M. Martelli, A scuola con il corpo…pp.154-164.

14A. Mancaniello, Corpo, sport e apprendimento nella scuola, in C. Gallo e M. Martelli, A scuola con il corpo…p.178.

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BIBLIOGRAFIA

Vedi la BIBLIOGRAFIA nella pagina Cos'è la DMT.

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a cura di Francesca Barbagli