COS'E' LA DANZAMOVIMENTOTERAPIA

a cura di Francesca Barbagli

DANZA E MOVIMENTO COME LINGUAGGI ESPRESSIVI

Curt Sachs, musicologo tedesco (1881-1959) definisce la danza la “madre di tutte le arti”. La danza è stata sempre presente nella storia dell’uomo basti pensare: ai miti che raccontano la storia della creazione del mondo (il dio Shiva crea il mondo nel corso di una danza sacra; nella Bibbia si riconosce “un tempo per danzare” e il re Davide “danza con tutte le forze davanti al signore”); alle danze rituali che creavano unità e condivisione in momenti significativi della vita sociale o servivano per propiziare natura e divinità. La danza inoltre esiste in qualche modo fin dal principio della vita e della materia (c’è una danza tra ovulo e spermatozoo, tra i pianeti e il sole, tra gli elettroni e il nucleo dell’atomo).

La danza ha permesso all’uomo di esprimere emozioni, di dare corpo all’aggregazione sociale, di simbolizzare l’intimo e il sovrannaturale: la danza ha comunicato e comunica ciò che è al di là della parola, e nasce dal bisogno di dire quello che non si riesce a spiegare1.

In Italia, dal 1997, l’Associazione professionale italiana danzamovimentoterapia (www-apid.it) promuove e tutela la qualità professionale, etica e scientifica della danzamovimentoterapia, e la definisce come una disciplina orientata a promuovere l'integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, la maturità affettiva e psico-sociale, la qualità della vita della persona, mediante le risorse del linguaggio del movimento corporeo e della danza e attraverso il processo creativo (art. 3 Codice etico).

Il movimento e la danza costituiscono infatti un’esperienza globale corporea, psichica e relazionale: possono contribuire alla promozione del proprio benessere per tutti coloro che sono interessati ad una crescita personale e relazionale; sono strumento d’arte, di espressione e sperimentazione attraverso il processo creativo stimolato dall’attività. Nel confronto con le matrici narrative ed etnocoreologiche della danza è possibile educare e prendersi cura.

La Danzamovimentoterapia ha un approccio olistico alla persona e può essere impiegata nelle diverse età della vita. LA danza in integrazione con tante tecniche espressive e di ascolto interiore (arte, danza etnica, narrazione, tecniche di rilassamento, meditazione in movimento, immaginazione attiva), all'interno di in un setting opportuno, ha il potere di muovere, canalizzare, trasformare il mondo dell’intelligenza affettiva, ed agevolare processi di integrazione ed autenticazione personale2.

Attraverso questa disciplina si può quindi costruire uno spazio e un tempo in cui incontrare sé stessi e gli altri; in cui aumentare la consapevolezza di sé ed esprimere le proprie emozioni attraverso il movimento; in cui sperimentare o potenziare abilità spesso ignorate o inutilizzate, in una quotidianità spesso frenetica che ci allontana da noi stessi e in una società che dà sempre meno spazio ed importanza alla creatività e alla fantasia (intese nel senso di capacità di esprimere e di relazionarsi con il mondo in maniera autentica e originale e dunque nel senso di flessibilità e capacità di adattamento).

Il ruolo del conduttore è quello di stimolare e accogliere, creare un clima assente da giudizi ed interpretazioni, per facilitare l’espressione autentica di ognuno e accompagnare nell’ esplorazione delle proprie possibilità creative.

Riguardo al collegamento tra emozioni e movimento la parola emozione (ex-moveo) è composta dal verbo moveo (muovere) e dal prefisso ex (movimento da): la stessa radice latina della parola sta a indicare la tendenza ad agire implicita in ogni emozione e rimanda all’idea di un profondo legame tra le azioni motorie e impulsi interiori che le determinano. Rudolf Laban riteneva necessario che ogni individuo imparasse a dominare il proprio movimento per trovare un equilibrio nel comportamento espressivo-motorio e per vivere con maggiore consapevolezza e armonia la relazione con sé stessi e con gli altri. Nella danzamovimentoterapia il movimento é abbandonato, selvaggio, libero, ma allo stesso tempo incanalato: con il movimento le tensioni possono essere scaricate quando sono di troppo, e le pulsioni possono essere incanalate e riutilizzate a fini creativi. Questa disciplina permette quindi di lavorare sulle proprie emozioni: saperle riconoscere, esprimerle e canalizzare nell’atto creativo. E' quindi possibile effettuare un lavoro di pedagogia degli affetti, facendo contattare le emozioni senza precipitarci dentro: rabbia, paura, tristezza, timidezza, invidia, aggressività, possono emergere, essere canalizzate e trasformate attraverso la didattica analogica del gioco in assertività, attenzione, concentrazione, felicità, empatia. Si può quindi stimolare l’intelligenza interpersonale cioè la capacità di leggersi interiormente, di leggere i propri stati d’animo e definirli, di conoscere il proprio stile affettivo, aumentando la propria autostima. Anche la capacità di relazionarsi è legata all’accettazione e alla sicurezza di sé, obiettivo enorme, molto difficile nell’adolescenza dove si è pervasi da un senso di inadeguatezza. L’affettività è infine motore delle scelte esistenziali: se non siamo in grado di capirci, non siamo nemmeno in grado di scegliere autonomamente, ma scegliamo per moda o per contrasto; se non sappiamo leggere le nostre emozioni non abbiamo la motivazione a compiere certe scelte (emozione e motivazione hanno la stessa radice in moveo).


1 Donata Zocca, Laboratorio danza. Attività di movimento creativo con i bambini, Edizioni Erikson, p.17.

2 Alba G.A. Naccari, Persona e movimento. Per una pedagogia dell’incarnazione, Armando Editore, 2006.

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TRA DANZA E TERAPIA

A proposito di terapia ci piace avere in mente la definizione di salute proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: uno stato di benessere fisico, psicologico e sociale, non caratterizzato dalla semplice assenza di malattia, ma piuttosto dall’equilibrio delle diverse componenti dell’individuo stesso. Inoltre nella Danzamovimentoterpia, Therapeuein ritrova così il suo antico significato del prendersi cura in senso ampio, accudire, supportare nel crescere. 3

Le Artiterapie (arte, danza, musica, teatro, ecc….), coinvolgendo globalmente l’individuo, possano interagire su questi diversi piani per ristabilire un equilibrio armonico. La danza è stata spesso usata per pratiche di guarigione rituali in molte società umane (tarantismo, argia, danzimanie medievali, sciamanesimo….), anche se in occidente il paradigma positivista che considerava mente e corpo come realtà distinte ed opposte ha contribuito a determinare il disconoscimento di tale funzione. Due sono stati i presupposti necessari alla nascita della danzamovimentoterapia come moderna disciplina:

- la considerazione unitaria di corpo e mente, nuovo paradigma interpretativo della persona umana, che dai primi decenni del ‘900 ha costituito l’avallo teorico all’uso del corpo in terapia (Freud, Adler, Jung, Shilder, la scuola della Gestalt, Reich, Lowen, tanto per citare alcuni nomi, cominciano a studiare le emozioni e le loro espressioni fisiche) e successivamente la scoperta della plasticità neuronale (capacità dell’encefalo umano di fare e disfare collegamenti sinaptici), che ha accomunato mente e corpo nel loro carattere evolutivo, come entità modificabili e plasmabili anche dall’esperienza e dall’ambiente. Si ritiene allora possibile lavorare sul corpo per agire contemporaneamente sul mondo interiore della persona.

- La rivoluzione all’interno della danza classica che porta alla nascita della danza moderna e contemporanea. Nelle accademie, la danza era una forma di espressione artistica con un ideale tecnico-estetico e un codice prestabilito di movimenti; dai primi decenni del XX secolo danzatori come Isadora Ducan, Ted Shawn e Ruth St. Denis, Martha Graham, Fraçoise del Sarte, Doris Humphrey, Merce Cunningham, José Limon , Mary Wigman, Rudolf Laban e tanti altri innovatori pongono l’accento, nelle loro coreografie, sull’impulso creativo dato dalla spinta interiore delle emozioni soggettive. Opponendosi all’accademismo classico hanno aperto tra le maglie della tecnica spazi di espressione emotiva individuale4.

Nell’ultimo dopoguerra, danzatrici come Marian Chace, Francisca Boas, Mary Stark Whitehouse, Trudy Scoop sono state le prime pioniere di un utilizzo terapeutico della danza ponendo attenzione al legame tra mondo emotivo interno, movimento spontaneo e capacità relazionale nelle loro sperimentazioni in istituti psichiatrici.

Le artiterapie possono quindi essere intese come l’insieme dei trattamenti che utilizzano come principale strumento il ricorso all’espressione artistica allo scopo di promuovere la salute, favorire la guarigione, migliorare la qualità della vita. L'attenzione, più che sul prodotto artistico finale, si concentra sul processo creativo in sé: ciò che è importante è soprattutto l’esprimersi e il creare; l’atto di produrre un’ impronta creativa, infatti, permette all’individuo di accedere agli aspetti più intimi e nascosti di sé, di contattare ed esprimere le emozioni più recondite e spesso inaspettate, e di sperimentare e potenziare abilità spesso ignorate o inutilizzate. In questo senso il processo creativo, al di là del contenuto e del risultato finale, è già terapeutico in sé.


3 Alba Giovanna Anna Naccari, Le vie della danza. Pedagogia narrativa, danze etniche e danzamovimentoterapia, Morlacchi Editore, Perugia, 2004.

4 Claudia Macaluso e Silvia Zerbeloni, La Danzaterapia, Xenia tascabili, 1999.

La danzamovimentoterapia è quindi una disciplina che attinge all’arte del movimento, come mezzo espressivo, comunicativo e simbolico dell’essere umano, al sapere pedagogico, a quello psicodinamico e alla ricerca antropologica e dispone di propri modelli teorico-operativi, è quindi una pratica utile per favorire e sostenere la crescita della persona nella sua globalità, la salute mentale e lo sviluppo psicologico dell’individuo. Far ritrovare alla persona il piacere funzionale del proprio corpo; migliorare la propria immagine corporea e la stima di sé; affinare le funzioni psicomotorie; favorire l’espressione delle emozioni attraverso la loro simbolizzazione corporea; entrare in connessione con la dimensione simbolica della malattia5: la danza diventa uno spazio transizionale dove esprimere conflitti ed emozioni profonde, inesprimibili verbalmente per le loro caratteristiche (senso di colpa, dipendenze, solitudine) o perché la capacità verbale risulta menomata o impedita (psicosi, autismo, disturbi della comunicazione).

In particolare per immagine corporea si intende il quadro mentale che ci facciamo del nostro corpo, come ci si vede, come ci si giudica, come si vorrebbe essere; non è il corpo così come lo vediamo quando ci mettiamo davanti allo specchio, ma come noi lo sentiamo e come esso si modifica anche senza cambiamenti fisici visibili. Tale percezione orienta i nostri progetti, la natura delle nostre interazioni, il nostro benessere quotidiano ma anche la tendenza ad avere disturbi di natura psicologica. Molti autori hanno mostrato che la coscienza del proprio corpo viene costruita nel corso di un processo di crescita, nella dialettica con l’altro e il mondo esterno: è legata al contatto con sé stessi e con gli altri; alle esperienze di movimento; alle sensazioni piacevoli o spiacevoli provenienti dal proprio corpo; alla risoluzione o frustrazione dei bisogni; all’approvazione e disapprovazione dell’ambiente familiare e sociale.

La danzamovimentoterapia può aiutare nell’importante processo di costruzione di una sana immagine corporea: flessibile, realistica, tridimensionale per avere un approccio a sé meno giudicante. Può inoltre sostenere lo sviluppo del sé corporeo, cioè la totalità di ciò che è esperito cinesteticamente, emozionalmente, cognitivamente dall’individuo (quindi l’integrazione di sensazioni, emozioni e pensiero) in relazione agli altri, aumentando la consapevolezza di sentimenti e stati mentali associati alle interazioni di movimento che si verificano nel corso del laboratorio. Se con la danzamovimentoterapia si vivono esperienze positive di sé corporeo esse si fisseranno nella propria memoria corporea e saranno disponibili successivamente come alternative.


5 A.G.A. Naccari, Pedagogia al limite. Corpo, movimento, danza nella relazione d'aiuto, Anicia, 2019.

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AMBITI DI APPLICAZIONE

Le Artiterapie e la Danzamovimentoterapia nello specifico viene usata nei contesti più vari: in ambito terapeutico e riabilitativo (per la cura dei disturbi psichiatrici, delle tossicodipendenze, dell’handicap psichico, motorio e sensoriale, di patologie somatiche, ...); in abito educativo, nell'intermediazione socio-culturale e nella formazione;nell’ambito della prevenzione del disagio; nell'ambito della promozione del benessere; in ambito artistico.

La Danzamovimentoterapia si è sviluppate in origine come strumento di sostegno nelle cure psichiatriche di persone con gravi disturbi psichici (psicosi, autismo,...): fu evidente come molte di queste persone riuscivano ad esprimersi meglio con il corpo o con i gesti, modellando la creta, ballando, o raffigurando nei disegni le proprie angosce, piuttosto che attraverso le parole, per cui il ricorso all’espressione artistica poteva aiutarle a superare le gravi difficoltà di comunicazione. Tali risultati portarono ad estendere l’uso di queste tecniche anche a pazienti con disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disturbi del comportamento alimentare, nei quali si riscontra un aumento dell’autostima e un miglioramento delle capacità di socializzazione; nell'ambito della riabilitazione di soggetti con danni neurologici e con disabilità fisica per convivere con la disabilità e sviluppare maggiore autonomia personale; nell'ambito del sostegno ai malati terminali di AIDS e ai malati oncologici, favorendo la possibilità di scaricare lo stress e le tensioni e alleviare quel senso di torpore che spesso fa dimenticare di avere un corpo; molteplici sono le applicazioni anche nel campo delle tossicodipendenze.

La Danzamovimentoterapia è utilizzata anche con persone non portatrici di disagi specifici. Bambini, adolescenti, adulti, anziani, quindi in tutte le fasi della vita, sia come forma di educazione alla sensibilità, alla creatività, all’autoconsapevolezza di sé, alla crescita in generale; sia in situazioni di “crisi” (lutti, separazioni, insuccessi a scuola o nel lavoro, ...) quando c'è bisogno di ristabilire un equilibrio con se stessi e con il mondo esterno, in questo caso le Artiterapie possono aiutare queste persone a contattare, esprimere ed elaborare le proprie emozioni, ad affrontare i propri conflitti, e a ritrovare la fiducia in sé.

L'ambito dell'intermediazione socio-culturale così come quello della formazione del personale (in ambiti vari) sono altri settori in via di sviluppo: le tecniche a mediazione corporea permettono un'immediatezza maggiore nella sperimentazione e riflessione sulle abilità necessarie al lavoro in gruppo e alla relazione con l'altro (rispetto, empatia, assertività, mediazione dei conflitti, ecc...).

Infine in ambito artistico e dell’espressione di sé la danzamovimentoterapia può essere impiegata per lavorare sull’autenticità del proprio movimento e come metodologia per stimolare la creatività di chiunque ami esprimersi col linguaggio motorio.

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I MODELLI

Vari sono gli approcci di DMT sviluppatisi in Italia, citiamo quelli a cui ci ispiriamo (si rimanda al libro di Mancuso e Zerbelloni in bibliografia e al sito dell’Apid per gli altri).

Nel modello simbolico antropologico l’assunto teorico si basa sul rapporto che si innesca tra il simbolo esterno (ad esempio contenuto in una danza tradizionale proposta) e il vissuto attivato internamente: si crea un processo di apprendimento-appropriazione del simbolo infatti “la cultura attiva dinamiche inconsce ancestrali, e gli archetipi inconsci possono, attraverso complessi processi, creare simboli culturali che gli corrispondono; ma quello che più conta è che nell’esporsi alla totipotenza del simbolo “esterno”, sul piano individuale, ognuno attiva personalmente ed originariamente un aspetto importante per lui in quel particolare momento della sua vita e del processo di individuazione. Questa circolarità dialettica può realizzarsi anche per il tramite della danza”6.

Il modello di danzaterapia espressivo-relazionale e quello espressivo-psicodinamico pongono l’accento da una parte sull’esperienza unica e personale dell’atto creativo proprio per la possibilità di fornire risposte personali alle consegne e agli stimoli usati dal conduttore (oggetti, musica, indicazioni relazionali); dall’altra sulla dimensione relazionale del gruppo favorendo la partecipazione di ognuno al processo creativo collettivo che ha quindi luogo nel qui ed ora delle dinamiche interpersonali e di gruppo: “il flusso della danza nasce da campi multipersonali e si svolge negli spazi della relazione”7. Infatti si è continuamente immersi in un dialogo motorio con e senza contatto fisico che stimola un rispecchiamento emozionale tra i componenti del gruppo: l’esperienza emozionale dell’altro in qualche modo “ci entra dentro” e la via alla scoperta di sé passa anche attraverso l’altro.8

Il metodo di maria Fux che si fonda sul concetto chiave di stimolo, inteso come elemento facilitatore dell'esperienza creativa, come oggetto transizionale. Attraverso il suono, le parole, gli oggetti e le immagini, il conduttore guida i singoli partecipanti alla creazione di una coreografia di gruppo. 9


6Alba Giovanna Anna Naccari, Le vie della danza. Pedagogia narrativa, danze etniche e danzamovimentoterapia, Morlacchi Editore, Perugia, 2004, p.83.

7 V. Bellia, Se la cura è una danza, La metodologia espressivo-relazionale nella danzaterapia, FrancoAngeli, 2007, p.55.

8 V. Bellia Danzare le origini… Elementi di danzamovimentoterapia espressiva, Magi, 2000, p.107 e D. Napolitani, Individualità e gruppalità, Boringhieri, Torino, 1987.

9 Maria Fux, Cos'è la danzaterapia? Il metodo Maria Fux, Intervista con Betina M. Bensignor, Ed. Del Cerro, 2006.

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POTENZIALITA' EDUCATIVE

La DMT ha molteplici potenzialità educative10 qui brevemente elencate.

Il PROCESSO CREATIVO, stimolato dalla possibilità di fornire risposte personali ai compiti assegnati nella danza, è utilizzato al tempo stesso come risorsa e fine dell’attività; c’è quindi una maggiore enfasi sul processo piuttosto che sul prodotto, sull’esperienza unica e personale dell’atto creativo che aiuta il processo di individuazione e che costituisce un’ istanza trasformatrice.

L’importanza del GRUPPO: come scriveva Marian Chace, una pioniera della DMT, “un corpo è un corpo tra altri corpi”. Il processo creativo ha quindi luogo nel qui ed ora delle dinamiche interpersonali e di gruppo e “il flusso della danza nasce da campi multipersonali e si svolge negli spazi della relazione”11. Si crea quindi un ambiente in cui i rispecchiamenti tra i partecipanti e tra loro e il conduttore, stimolando le capacità relazionali: osservarsi, provare su di sé il movimento dell’altro e interagire è regalarsi attenzione e darsi reciproca importanza.

Il RISPECCHIAMENTO EMOZIONALE che si crea tra i componenti del gruppo: il dialogo motorio in cui si è continuamente immersi permette di percepire il corpo dell’altro anche senza contatto fisico e l’esperienza emozionale dell’altro in qualche modo “ci entra dentro”. Nelle attività proposte ci si può trovare anche in contatto fisico e la DMT diventa così una risorsa utile anche per educare all’affettività: si insegna che il corpo di ognuno di noi è qualcosa di prezioso e che il contatto fisico diventa piacevole se fatto secondo certe regole e in modo rispettoso.

La dimensione del GIOCO che consente una didattica analogica: si crea un ambiente di lavoro protetto dove il gruppo utilizza il gioco per sperimentare tentativi, soluzioni adattive, modalità altre dentro e fuori di sé; è promossa quindi la capacità di insight, cioè di riorganizzare gli elementi a propria disposizione secondo criteri nuovi, utili allo scopo. La palestra di movimento diventa quindi palestra di vita (l'importanza del gioco è sottolineata da molti autori nella storia della pedagogia e della psicologia: Quintiliano, Fröbel, Piaget, Winnicott).

La danza come gioco è SPAZIO TRANSIZIONALE che favorisce l’espressione delle emozioni attraverso la loro simbolizzazione a livello corporeo, spazio dove esprimere conflitti e vissuti profondi, indicibili verbalmente per le loro caratteristiche (senso di colpa, dipendenza, solitudine) o perché la capacità verbale risulta menomata o impedita (psicosi, autismo, disturbi della comunicazione).

Danza e movimento hanno come mezzo di lavoro il corpo e l’esperienza fisica consente una PEDAGOGIA ATTIVA dove l’apprendimento parte dall’esperienza diretta esplorando, imparando, maneggiando e usando.

Nella DMT si lavora anche sull’IDENTITÀ e sul SENSO DI APPARTENENZA al gruppo che è un bisogno insopprimibile; oggi la comunità ha meno a che fare con un territorio, ma piuttosto col sentirsi all’interno di una rete di rapporti. E’ di fondamentale importanza, in un’epoca di individualismo sfrenato, favorire il bisogno di appartenenza e riflettere sulle regole della convivenza.


10 A.G.A. Naccari, La Mediazione corprea per un'educazione Olistica, Guerini, 2012.

11 V. Bellia, Se la cura è una danza, La metodologia espressivo-relazionale nella danzaterapia, FrancoAngeli, 2007, p.55.

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BIBLIOGRAFIA

-GENERALI

MACALUSO Claudia e ZERBELONI Silvia,

1999, La Danzaterapia, Xenia tascabili.

AAVV a cura di Adorisio A. e Garcìa M.E.,

2004, Danzamovimentoterapia. Modelli e pratiche nell'esperienza italiana, Edizioni scientifiche Magi.

-METODOLOGIA SIMBOLICO-ANTROPOLOGICA

NACCARI Alba Giovanna Anna,

2004 Le vie della danza. Pedagogia narrativa, danze etniche e danzamovimentoterapia, Morlacchi Editore, Perugia.

2006 Persona e movimento. Per una pedagogia dell’incarnazione, Armando Editore.

2012 La mediazione corporea per un'educazione olistica: simboli in movimento tra pedagogia e terapia, Guerini.

2019 Pedagogia al limite. Corpo, movimento, danza nella relazione d'aiuto, Anicia.

2021 Danzare. L'albero della vita. Un approccio pedagogico e interculturale alla teoria e alla pratica dei centri di energia vitale, Anicia.

-METODOLOGIA ESPRESSIVO-RELAZIONALE

BELLIA Vincenzo,

2000 Danzare le origini. Elementi di danzamovimentoterapia espressiva, Magi, Roma;

2001 Dove danzavano gli sciamani. Il setting nei gruppi di danzamovimentoterapia, FrancoAngeli, Milano;

2007 Se la cura è una danza. La metodologia espressivo-relazionale nella danzaterapia, FrancoAngeli, Milano.

-METODOLOGIA MARIA FUX

FUX Maria,

1999 "Frammenti di vita nella danzaterapia" , Ed. Del Cerro

2005 "Dopo la caduta....continuo con la danzaterapia!" , Ed. Del Cerro

2006 "Cos'è la danzaterapia? Il metodo Maria Fux" , Intervista con Betina M. Bensignor, Ed. Del Cerro

-METODOLOGIA ESPRESSIVO-PSICODINAMICA

SACCOROTTI Cinzia,

2004 La complessità e l’autonomia del processo terapeutico in danzamovimentoterapia, in in Danzamovimentoterapia Modelli e pratiche nell'esperienza italiana, a cura di Adorisio A. e Garcìa M.E., Edizioni scientifiche Magi, Roma.

-ESPERIENZE SCOLASTICHE

ZOCCA Donata,

2004 Laboratorio danza. Attività di movimento creativo con i bambini, Edizioni Erikson.

GAMBIRASIO Lidia,

2007 Danzando s’impara. Colore, poesia e fiaba attraverso la danzamovimentoterapia, Edizioni Erikson.

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a cura di Francesca Barbagli