Conosciuto anche come la tecnica del “respiro consapevole”, il rebirthing pratica una respirazione fluida, senza interruzione tra inspirazione ed espirazione, che altera lo stato di coscienza e aumenta l’energia vitale. Il termine “Rebirthing” letteralmente tradotto significa “nascere di nuovo”. Per i seguaci di tale pratica, il respiro di una persona adulta è strettamente influenzata dall’esperienza della nascita, un evento che risulta traumatico per la maggior parte degli individui. Durante il parto, il neonato è costretto a passare, attraverso un canale angusto, dalla penombra del nido caldo che ha conosciuto per nove mesi, al freddo del mondo esterno con le sue lampade accecanti. Improvvisamente i suoi polmoni si devono adattare ad un flusso di ossigeno 2-3 volte superiore a quello a cui erano abituati. Inconsciamente, molti di noi conservano un ricordo negativo di questi primi eventi, chiamati dai teorici del rebirthing ARCHETIPI NEGATIVI: si tratta di esperienze che, pur rimanendo a livello inconscio, impostano la visione che una persona ha della vita. Con il rebirthing si riesce a rivivere il trauma del parto: allora gli archetipi negativi affiorano alla coscienza e si esprimono con rabbia, tristezza, paura, e una volta superati si imposta una nuova visione della vita. Ci si libera dei condizionamenti che sono stati ricevuti in eredità con la nascita e da tutti i ricordi inconsci connessi e si riesce finalmente ad agire senza limitazione.
A chi esegue tale pratica viene chiesto di respirare con la parte alta del torace, a bocca aperta, senza pause tra inspirazione ed espirazione. In breve tempo questo tipo di respirazione crea una crisi spasmodica, sperimentando le stesse sensazioni provate alla nascita. In molti casi la persona grida, piange ed è presa dalla collera, ma superata la fase di crisi, si sperimenta una profonda felicità, un senso di pace, distensione e benessere.
Mario