Cosa significa cadere? O meglio, cosa significa imparare a cadere? Sembra una domanda un po’ retorica, eppure lo sbaglio più frequente è quello di dare per scontato che fare qualche capriola sia sufficiente per gestire il proprio combattimento o la propria pratica marziale.
Intanto occorre tener presente una cosa: il pavimento fa male! Proprio per questo la cosa migliore non è scontrarsi con esso ma farselo “alleato”. E la domanda più importante è “come faccio a farmelo amico?”. Il concetto è semplice ma va capito a fondo.
Esistono una miriade di tecniche più o meno efficaci di cadere in vari modi diversi e la cosa migliore da fare per cominciare è imparare al meglio ognuna di esse. Le varie scuole di arti marziali differiscono fra di loro per quanto riguarda il cadere, il proiettare o l’essere proiettati e se andiamo a vedere da più vicino ognuna di loro dice cose pressoché vere. Il momento della verifica avviene però nel combattimento o, quanto meno, nella pratica reale di certe tecniche. In quel momento l’inevitabile si fa strada da solo! Se io non ho nella mia memoria muscolare certi principi non sarò in grado di gestire la situazione.
Ma quali sono questi principi? Il primo fra tutti, secondo me, è quello di non cadere “sul pavimento” ma “col pavimento”. Ossia non tentare di evitare o frenare la caduta bensì cercare il suolo come se la caduta fosse voluta e cercata da noi stessi. Subire la caduta provoca uno stato di ansia che automaticamente contrae tutti i muscoli del corpo irrigidendoli, e quindi, come si suol dire, una cosa rigida si spezza!!! Invece affrontare la paura di cadere permette al corpo di restare versatile ed elastico così da poter assorbire senza eccessivi problemi il colpo. Il secondo principio è più tecnico. Ogni cosa che sbatte tende a rompersi, indi per cui, si può verificare la riuscita della propria tecnica di caduta dal rumore che si fa nell’eseguirla. Chi è informato sui vari stili di combattimento sa che alcune scuole usano invece la tecnica di sbattere un arto (di solito il braccio) per attutire il colpo della caduta.
Occorre però fare una precisazione: finchè si tratta di cadere su supporti vari come i tatami, creati per recar minor danno ai praticanti di sport da combattimento, questo discorso può anche reggere, ma quando l’epilogo della caduta è l’asfalto il concetto va, quanto meno, rivisitato.
Esistono delle cadute che ci costringono a sopportare degli urti, ma questo avviene perché in certe situazioni non c’è il tempo materiale per attuare una tecnica che ti permetta di assorbire l’urto. Prendere invece lo sbattere come la via di salvezza spesso non porta ad un epilogo felice.
La pratica reale, per chi vuole fare un discorso completo, è importantissima perché in fin dei conti non esiste neanche “IL” modo per cadere bensì il modo per abituare il corpo ad adattarsi a tutte le circostanze che si potrebbero verificare in un combattimento. Il controllo del proprio corpo è il frutto di un lavoro duraturo e della “digestione” di questo lavoro.
Infatti non è possibile pretendere che nel momento del bisogno io abbia il tempo per cercare una strategia efficace di caduta. Essa altro non è che un automatismo che scatta automaticamente per salvarti l’osso del collo!!! Il proprio corpo sa cosa fare senza chiedere il permesso alla razionalità.
Non sono concetti difficili ma richiedono una certa attenzione.
Questo porta quindi anche al fatto che saper cadere veramente non è facile. Proprio per questo le tecniche di proiezione sono così temute dalla maggior parte dei praticanti di sport da combattimento. Una tecnica di proiezione non agisce solo sul corpo ma anche sulle paure dell’uomo in generale, per il fatto che se sei vittima di una di queste tecniche puoi facilmente essere in balia dell’avversario aspettando solo che tutto finisca bene!!!!!!!!
Sandro