Percorro lesto la Tiburtina: l'obiettivo vero stamattina è pedalare lungo la Strada del Vino Cesanese, che incomincia quando la Sublacense lascia Subiaco per salire ad Affile.
La vendemmia è già finita e, nell'assolata giornata autunnale, sembra sentirsi l'odore del mosto.
Evito di entrare nel paese che ha rinnovato un suo vecchio legame con la destra fascista erigendo un monumento a un criminale di guerra: quel Rodolfo Graziani che fece strage di civili e pulizia etnica in Africa. Corro allora verso il Cesanese di Piglio che è sicuramente più buono di quello di Affile e non emana odor di fascisti. Ma prima bisogna raggiungere gli Altipiani di Arcinazzo, la salita è lunga ma piacevole ed il sole la fa splendere fra colline e monti. Incontro una piccola stele dedicata al nostro compagno Adio che qui, in sella alla sua amata bicicletta, ci ha salutato per sempre.
Alla fine della salita gli scavi della Villa di Traiano stanno lì a testimoniare un'antica vocazione di villeggiatura di questo territorio. Poi vasti prati profumati si aprono alla vista fra il monte Altuino e il monte Scalambra.
Si vola, ed è ancora più bello nel silenzio autunnale, mentre si pedala nella leggera discesa che ti fa attraversare i prati ai 40 orari. Superate le abitazioni e le ville resta qualche chilometro di salita fra gli abeti, prima di lanciarsi in discesa verso “Piglio città del Vino” come recita un segnale bene in evidenza per le persone distratte.
Per chi arriva dagli Altipiani, Piglio si presenta con i suoi tetti inanimati ma dentro il paese è un pullulare di gente in festa: proprio oggi - 6 ottobre - inizia la Sagra del vino Cesanese.
Lascio la Città del Vino, veloce in discesa. Dopo 10 km un segnale indica che la Via del Cesanese è terminata, ma la strada che percorro fra Olevano e Genazzano mi fa ancora attraversare terre famose per i loro vini, e mi fa incontrare a S. Vito due ottime cantine: “Il Merlo” dove mi capitò una volta di degustare una sublime Malvasia e “Mastropietro” che produce due vini eccellenti, con ottimo rapporto qualità-prezzo: il bianco “Uva pane” e il rosso “Terre rosse“.
Le tasche della maglia del ciclista non possono contenere bottiglie, ma con poche pedalate raggiungo quel territorio che fu area di confine fra gli Equi e i Latini, la Valle del Giovenzano, poi un'ultima salita mi conduce a Cerreto Laziale dove, alla “Antica falegnameria”, mi aspetta Riccardo che è arrivato in macchina. Qui Rita e Domenico offrono non solo i vini locali, ma anche gli oli, le marmellate, i piatti della zona, a cominciare dalle tipiche ed eccellenti “Pizzarelle”, servite in un ambiente accogliente, piacevole, di sobria eleganza. Sobrio anche il prezzo. A fine pasto pure mio figlio, che è astemio, è ovviamente sobrio. Io non tanto.