“Katus la rossa”, così la chiamavano con ammirazione i giovani ungheresi della rivoluzione dei crisantemi del 1918, ed erano tutti innamorati di lei. Non era precisamente una proletaria questa bellissima nobildonna dai grandi occhi verdi. "Katus la rossa”, ma con disprezzo, la definivano le famiglie del mondo dell'aristocrazia feudale al quale lei apparteneva.
Katinka (Caterina) Andrassy era cresciuta in un'antica e ricchissima famiglia aristocratica che aveva giocato un ruolo importante nella politica ungherese fin dal XVII secolo. Gli Andrassy, considerati dei liberali, presumevano che chiunque sposasse un membro della propria famiglia diventasse un Andrassy e che le loro donne rimanessero delle Andrassy anche dopo sposate. Katus, come affettuosamente la chiamava suo marito, il conte Mihaly Karolyi, fu la prima donna della famiglia a non rispettare questa tradizione.
il conte Mihaly Karolyi (*)
Il distacco di Katus dalla sua famiglia non fu una stravaganza giovanile ma una scelta consapevole e coerente.
“Io convertii mia moglie al socialismo, ma fu lei che attirò la mia attenzione sulle sofferenze dei poveri durante la guerra e mi convinse cheera impossibile vivere due vite, l'una comoda e senza pensieri, l'altra ispirata ai principi socialisti”.
“Mio marito fu il solo, fra gli aristocratici, che già nel 1912 prevedesse quale tragedia si sarebbe abbattuta sull'Ungheria se questa nonavesse provveduto in tempo a mutare la propria struttura feudale. Il suo fine ultimo era la costituzione di una Federazione fra i paesidell'Europa orientale”.
Si esercitarono un influsso reciproco Katus e Mihaly e vissero una vita intensa, diversifica, ricca di esperienze: dall'esaltante periodo della prima Repubblica democratica 1919 nella quale Karolyi fu Presidente e promulgò la riforma agraria, comiciando con la distribuzione delle terre di sua proprietà ai contadini;
(distribuzione delle terre)
ai primi 27 anni di esilio, durante il regime fascista di Horty e l'occupazione nazista; al ritorno, nel '46, nell'Ungheria liberata, ma dovettero ripartire subito a causa della nomina di Karolyi ad ambasciatore ungherese a Parigi; al nuovo esilio (dal '49 fino alla fine dei loro giorni) quando all'interludio democratico dell'immediato dopoguerra seguì la seconda “dittatura del proletariato” con il marchio della purghe Staliniane.
Nel duro peregrinare per l'Europa ed anche nel Messico e negli Stati Uniti, i coniugi continuano, nonostante le loro condizioni di quasi povertà, il loro impegno politico a contatto con statisti, dirigenti politici del socialismo, sindacalisti, intellettuali ed artisti. Frequentano Léon Blum, Herriot, Longuet, Braque, Salvemini, Saverio Nitti.
Negli Stati Uniti “Chaplin ci raccontò che in un teatro di San Francisco avevano indetto un concorso a premi per la migliore interpretazione di Charlot: naturalmente mi presentai anch'io, disse, insieme ad una cinquantina di Charlot. Arrivai settimo: c'erano sei Charlot più somiglianti di me”
Karoly col giovane Chaplin sul set di "Luci della ribalta"
Katus, come accade spesso alle donne, si adattava più del marito ai lavori per sopravvivere ed era più versata nell'azione: fa la giornalista; guida l'ambulanza dei pompieri e si trova a spegnere gli incendi provocati dai bombardamenti nazisti su Londra; rischia la vita quando, da sola in Germania, va alla ricerca delle prove sulle responsabilità dei nazisti nell'incendio del Reichstag, sul riarmo della Germania e sui campi di concentramento.
È sempre Katus che accoglie i combattenti ungheresi delle Brigate Internazionali rifugiatisi in Francia dopo la vittoria dei fascisti di Franco. È lei che fonda, lavorandovi intensamente, un'Istituzione a Budapest per il reinserimento dei ragazzi in balia della delinquenza nel secondo dopoguerra.
Gli articoli di Katus erano molto apprezzati, ecco qualche riga di un suo articolo sul New Stateman (1951) :
“Sulla terrazza dell'ambasciata inglese a Mosca torreggia l'alta figura di Bernard Show, circondata da volti incuriositi e attenti. L'arca di Noènon aveva certo a bordo una più varia e bizzarra collezione di creature. Anche i capi comunisti, che di regola non mettono mai piede inquesti luoghi eleganti hanno messo da parte pregiudizi per incontrare il grande commediografo e sorseggiano Martini secchi e cocktailsofferti loro su tersi vassoi d'argento... Shaw sembra divenuto insolitamente serio: - 'Qui in Russia mi sono convinto che il nuovo sistema è in grado di far uscire il genere umano dalla crisi attuale e di salvarlo dall'anarchia e dalla rovina'. - Quante cose sono cambiate daallora! La maggior parte dei bolscevichi presenti a quel banchetto sono morti, quasi tutti fucilati, e quale crudele delusione hanno subìtocoloro che avevano appoggiato con tanto entusiasmo Stalin!”.
Katus e Mihaly ebbero un figlio, Adam, che morì giovane, da pilota nell'aviazione inglese. Tuttavia il loro fu un matrimonio felice. “Mia zia Fanny”, dichiarò Karolyi, “aveva sposato un uomo molto più anziano di lei, e il loro matrimonio non era stato felice. A quel tempo avevo fermamente deciso di non sposare una donna tanto più giovane di me. Per mia fortuna venni meno a quella decisione”.
Il conte Karolyi nacque nel marzo 1875 e morì a Vence in Francia nel marzo 1955. Di Katinka Andrassy non è dato sapere né la data di nascita né quella di morte, di lei scrive l'intellettuale comunista ungherese Gyula Hày nato nel maggio 1900: "Era dolce agognare la propria fortuna nella persona di una donna così bella e raggiante di giovinezza: aveva solo un paio d'anni più di me".
Sull'enciclopedia a mia disposizione di Katinka Andrassy non si parla, mentre su Wikypedia c'è solo la voce 'Mihaly Karolyi' ma con un errore:
“Dopo esser stato un convinto interventista, in seguito al prolungarsi della Prima guerra mondiale fu tra i più critici della guerra in Parlamento”.
Invece Karolyi era sempre stato un antimilitarista contrario alla guerra: “Scoprii ben presto quale penosa differenza esistesse fra le vittime della guerra, i giovani delle trincee e coloro che, al sicuro nelle proprie case o nei circoli, predicavano la guerra a oltranza”.
Tuttavia da galantuomo dell'ottocento quale egli era (e qui mi ricorda Sandro Pertini) decise di arruolarsi:
“Sebbene fossi esonerato dal servizio militare per motivi di salute e di età, e perché appartenevo alla categoria privilegiata dei proprietari di beni inalienabili … Avevo il diritto di arruolarmi, io che ero antimilitarista e contrario a questa guerra?... Da un punto di vista morale sarebbe stato bello agire secondo i propri principi, e più coraggioso lasciarsi considerare vigliacco; ma a quel tempo non ero preparato ad accettare tutte le conseguenze che l'antimilitarismo comporta”.
Sarà Katus a pubblicare nel 1956 la prima edizione Inglese del bel libro “Memorie di un patriota” di Mihaly Karolyi e poi nel 1958 (con un'interessante prefazione firmata Catherine Andrassy) un'ormai rara edizione italiana per Feltrinelli dalla quale ho preso le informazioni, le citazioni e le foto riportate in questa nota.
(*) Cito Karolyi anche in UN OMAGGIO AGLI INGENUI: IL CASO ANTONIO PALLAVICINI
e nel primo punto di IL MIO VIAGGIO IN BICICLETTA LUNGO IL DANUBIO