Le specialità di Falcone

IL MAXIPROCESSO 

Il Maxiprocesso è stato un processo contro Cosa Nostra svolto tra il 10 febbraio e il 16 dicembre del 1987 a Palermo.

Questo processo coinvolse 400 imputati e  per diversi capi d’accusa tra cui quello di associazione a delinquere di stampo mafioso e 200 avvocati, venne costruita apposta un’ aula bunker chiamata dai giornalisti “astronave verde”  contenente 30 gabbie per i detenuti, situata accanto al carcere Ucciardone, dotata di sistemi di protezione da resistere anche ad attacchi missilistici.

Il giorno del Maxiprocesso a Palermo c’era un vero e proprio assetto di guerra nei giorni del processo, camionette dell’esercito e forze dell’ordine ovunque e con i mitra spianati, a testimonianza che davvero si viveva la paura di attacchi distruttivi.

Nelle gabbie i più pericolosi nomi eccellenti di Cosa Nostra.

L’11 novembre del 1987 si arriva alla sentenza di 54 pagine con i nomi e le pene inflitte ai condannati, i giudici rimasero isolati dal mondo per 35 giorni proprio per scrivere questa sentenza che si concluse con la quasi totalità dei condannati.

Per la prima volta la Mafia Siciliana fu colpita al cuore della cupola, cioè dei comandanti.

Per la prima volta nel Maxiprocesso appare la definizione del reato di associazione mafiosa. 

30 anni fa prima di Falcone abbiamo capito che i magistrati erano tanti ma di magistrati coraggiosi pochi.

La Particolarità di Falcone e del Maxiprocesso è quella di aver riconosciuto il reato di associazione Mafiosa, cioè che i mafiosi si servono di un esercito di delinquenti che non agiscono da soli e per sé ma agli ordini della cupola.

Dunque per ordine di un boss, rapinano, estorcono il denaro (chiedono il Pizzo) ai commercianti, omicidi, ecc.. .

Purtroppo questo si sapeva, cioè molti magistrati conoscevano la verità, ma pochi hanno avuto il coraggio di Falcone, La Torre, Chinnici.

Il Maxiprocesso con il reato di associazione mafiosa è stato uno dei colpi mortali alla Mafia Siciliana



IL 41 BIS

Altra grande intuizione dei magistrati come Falcone è stato il regime del 41 BIS detto anche carcere duro.

Si era capito che i boss non solo guadagnano punti di onore a stare in galera, ma continuavano tranquillamente a dare ordini al loro esercito di associati, e avevano un certo numero di comodità, per questo motivo bisognava non solo condannare all’ergastolo i mafiosi di un certo livello ma isolarli continuamente dal resto del mondo.

Questo regime carcerario ha alzato il livello dell’aggressività dei mafiosi che dal carcere riuscivano persino ad influenzare i politici affinché il Parlamento alleggerisse il regime del carcere duro.

Anche il 41 BIS lo possiamo definire un’arma della giustizia contro la Mafia, infatti a seguito di un carcere così duro, si cominciarono a pentire e a collaborare numerosi boss Mafiosi.



La casa di Totò Riina è diventata oggi una Caserma dei carabinieri 

La Confisca dei beni 

La confisca è un ulteriore strumento a danno dei boss Mafiosi e consiste nel togliere tutto il patrimonio dei mafiosi e darlo in gestione alle cooperative giovanili, diventando questo un’ottimo esempio di come dal male possa nascere il bene.