Trattativa Stato-Mafia
La Trattativa Stato-Mafia è la negoziazione tra rappresentanti dello Stato e delle istituzioni e gli uomini di Cosa Nostra, con il fine ultimo di interrompere la stagione stragista da parte dello Stato e trarre determinati benefici su alcuni istituti giuridici da parte di Cosa Nostra: carceri dure, la legge sui collaboratori di giustizia, la revisione dei processi.
MISURE LEGISLATIVE CONTROVERSE DEL GOVERNO BERLUSCONI
Ci sono state alcune iniziative del governo Berlusconi che hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla loro possibile influenza sulla criminalità organizzata in Italia.
Nella seconda metà del 1993, dopo l’arresto di Riina, Bernardo Provenzano decide di appoggiare Forza Italia e Silvio Berlusconi, tramite l’aiuto del senatore Marcello Dell’Utri, dato che Forza Italia aveva dato delle garanzie riguardanti i problemi di Cosa Nostra, ovvero: codice penale sull’associazione mafiosa, pressione giudiziaria, 41-bis, confisca dei beni e la normativa sui collaboratori di giustizia.
Il pentito Cucuzza ha riferito ai PM di aver saputo tramite una terza persona che Dell’Utri aveva assicurato che entro il gennaio del 1995 ci sarebbero state delle misure legislative favorevoli alla Mafia.
Una delle questioni più controverse durante il governo Berlusconi è stata la legge sull'intercettazione, varata nel 2006, che ha introdotto limitazioni all'uso di intercettazioni telefoniche e ha reso più difficile l'uso di prove raccolte tramite intercettazioni nelle indagini giudiziarie.
La legge ha sollevato preoccupazioni tra gli osservatori che hanno reso più difficile per la magistratura investigare e perseguire i crimini della Mafia.
Un'altra questione riguarda la legge sulle prescrizioni, approvata nel 2003, che ha esteso i termini di prescrizione dei reati. Questa legge ha sollevato preoccupazioni perché potrebbe aver aiutato i membri della Mafia a evitare la giustizia per i loro crimini.
Infine, ci sono state preoccupazioni riguardo alla politica di Berlusconi di alleanze politiche con partiti regionali che erano stati accusati di avere legami con la mafia, in particolare la coalizione con la Lega Nord in Sicilia.
Tuttavia, è importante sottolineare che queste preoccupazioni sono state sollevate da alcuni osservatori e che non ci sono prove conclusive che il governo Berlusconi abbia adottato misure legislative specificamente favorevoli alla Mafia.
AVVENIMENTI PRINCIPALI DELLA TRATTATIVA STATO-MAFIA
23 maggio 1992: attentato di Capaci, in cui viene ucciso il giudice Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta.
19 luglio 1992: attentato di via D'Amelio a Palermo, in cui viene ucciso il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta.
16 marzo 1993: viene arrestato Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo e presunto intermediario tra la mafia e la politica.
22 marzo 1993: inizia il processo di primo grado contro i presunti responsabili dell'attentato di via D'Amelio.
30 luglio 1993: viene arrestato il boss mafioso Salvatore Riina.
30 gennaio 1996: sentenza di primo grado del processo sulla trattativa Stato-Mafia, che vede imputati alcuni funzionari pubblici e mafiosi accusati di aver concordato un patto tra mafia e istituzioni per porre fine alla stagione degli attentati.
29 settembre 1998: sentenza di secondo grado del processo sulla trattativa Stato-Mafia.
2002: inizia il processo d'appello contro i presunti responsabili dell'attentato di via D'Amelio.
2003: sentenza di secondo grado del processo d'appello contro i presunti responsabili dell'attentato di via D'Amelio.
2015: inizia il maxi-processo sulla trattativa Stato-Mafia, che vede imputati politici, funzionari pubblici e mafiosi accusati di aver concordato un patto tra mafia e istituzioni negli anni '90.
Il processo sulla trattativa Stato-mafia è un processo penale iniziato il 27 maggio 2013 e al 2023 ancora in corso relativo alla vicenda della trattativa avvenuta tra le istituzioni e Cosa Nostra durante le bombe del 1992-1993
Classe V° B WCM